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Repubblica delle Banane

Diario del regime


Andy Warhol, Banane



12 giugno 2003
L'Europa boccia Tremonti

Il ministro Giulio Tremonti, davanti agli europarlamentari a Bruxelles, lo chiama "New Deal". Ma il progetto delle Grandi opere italiane, con il suo ricorso alle finanze pubbliche mascherato da finanziamenti privati garantiti dalla Bei (Banca europea degli investimenti), fa paura all'Europa. Il presidente della Bundesbank e membro del consiglio della Banca centrale europea, Ernst Welteke, dichiara: "Il programma finirý solo con l'aumentare il deficit pubblico italiano e ne abbiamo giý abbastanza".


12 giugno 2003
B. di nuovo indagato

Nell'inchiesta dei pm milanesi De Pasquale e Robledo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset Ë indagato anche Silvio Berlusconi.

12 giugno 2003
Via l'avvocatura dello Stato

L'avvocato dello Stato Domenico Salvemini, parte civile nel processo Sme, aveva chiesto 1 milione di euro a Previti, per i danni subiti in quella vicenda dallo Stato. Ora un decreto legge del governo Berlusconi risolve il problema: utilizzo di avvocati privati (con conseguente aumento dei costi per lo Stato, chiamato a pagare ricche parcelle), ma soprattutto eliminazione dell'avvocatura dello Stato, che potrý costituirsi solo nelle cause civili e non in quelle penali. CosÏ l'avvocato dello Stato non potrý fare le sue richieste di risarcimento nel processo bis con imputato Berlusconi.


29 maggio 2003
B. si prende anche il Corriere

Dopo un assedio
durato mesi, Ferruccio de Bortoli lascia la direzione del Corriere della sera. A Silvio Berlusconi non andava giù che il primo giornale italiano – pur onnivoro nei commenti (un giorno Panebianco, l’altro Biagi) e, in definitiva, più spesso filogovernativo – nella cronaca giudiziaria restasse però attaccato ai fatti, raccontati con precisione e puntualità. Si chiama giornalismo: i processi a Previti e Berlusconi, per esempio, erano presentati con le cose davvero successe in aula, non con le battute propagandistiche di avvocati, politici e addetti stampa. Fuori si discute di oncologia giudiziaria e magistrati politicizzati, dentro di miliardi che passano dai conti Fininvest a quelli di Previti fino a quelli dei giudici romani: transiti impietosamente dimostrati da documenti bancari, che nessuna chiacchiera finora è riuscita a smontare.
Si poteva continuare così? Poteva Silvio Berlusconi arrivare al semestre di presidenza dell’Unione europea con un simile impiccio? Non soltanto con un processo (a questo provvederà apposita legge), ma anche con un grande giornale, non pregiudizialmente schierato, che lo racconta autorevolmente ai suoi lettori? E si poteva continuare con le argomentazioni antiberlusconiane di un liberale vero come Giovanni Sartori? Con le vignette di Giannelli? No, non si poteva. E allora, ecco il lungo pressing per cambiare il direttore che ha finora garantito la qualità giornalistica dell’informazione, anche giudiziaria, sul presidente del Consiglio e i suoi amici. Ricevendo in cambio una valanga di lettere, proteste e querele da Previti, da Pecorella, da Ghedini... Ed ecco le fortissime pressioni per far saltare il corrispondente da Bruxelles, sgradito a Tremonti e ai berlusconiani.
Che fosse in corso un durissimo braccio di ferro per il controllo del Corriere era chiaro da tempo. Ed ecco infine la soluzione: la sostituzione di de Bortoli con Stefano Folli. Per la prima volta, il direttore viene scelto non a Milano, ma a Roma. Non negli ambienti imprenditoriali e finanziari, ma in quelli della politica, nel triangolo Quirinale-Presidenti delle Camere-Sottosegreteria alla presidenza del Consiglio (ovvero Gianni Letta). Gli azionisti Rcs avevano giý abbanonato de Bortoli. Cesare Romiti ha bisogno del governo per far ottenere gli appalti delle Grandi opere alla sua Impregilo. Tronchetti Provera sa che la sua Telecom dipende in tutto dal governo. Lucchini sta cercando di salvare la sua baracca. Ma, questa volta, lasciano la trincea anche i banchieri, Profumo di Unicredit, Bazoli e Passera di Intesa. Del resto, anche loro hanno bisogno del governo: sono alle prese con la crisi Fiat, un buco enorme che fa tremare le loro banche. La testa di de Bortoli cade. Scartata comunque una soluzione smaccatamente filoberlusconiana, la direzione del Corriere va a Stefano Folli. A Ferruccio de Bortoli "una posizione di vertice nel comparto Rcs Libri". A Fassino e D'Alema non piace il titolo dell'Unitý: ´Si sono presi anche il Corriereª. Pretendono "moderazione". Ma non da Berlusconi, da Furio Colombo.


9 maggio 2003
L'uomo dall'assegno in bocca

Berlusconi finalmente confessa le tangenti: «Giravo gli uffici comunali con l'assegno in bocca», ha detto venerdì 9 maggio intervenendo al Forum sulla pubblica amministrazione.

8 maggio 2003
Censura al lavoro

Ispezione contro alcuni giornalisti del Tg3, dopo che il telegiornale manda in onda (come le tv di tutto il mondo) il servizio sulla contestazione di un giovane milanese, Piero Ricca, contro Berlusconi, all'uscita del processo il 5 maggio: ´Buffone (o "puffone") fatti processare, o farai la fine di Ceausescu o Don Rodrigoª, aveva gridato Ricca, provocando la stizzita e inferocita reazione di Berlusconi ("Identificatelo, carabinieri, identificatelo!"). Intanto in Parlamento viene approvata (per sbaglio, garantisce la maggioranza) una legge che prevede il carcere per i giornalisti.
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7 maggio 2003
Legge salvaberlusconi

Al Senato si discute la reintroduzione dell'immunitý parlamentare. La maggioranza vuole approvare il cosiddetto lodo Maccanico, gentilmente offerto da un esponente dell'opposizione: niente processi alle alte cariche dello Stato. Ma l'unica alta carica dello Stato che ha processi in corso Ë il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Nuova legge su misura, dunque, per bloccare il dibattimento di Milano per corruzione (secondo l'accusa, Berlusconi avrebbe pagato i giudici, su mandato di Craxi, per ottenere le sentenze Sme sfavorevoli a Carlo De Benedetti).
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6 maggio 2003
Legge salvamafia

Arriva in aula alla Camera il disegno di legge Pepe-Saponara che permette la revisione dei processi, anche quelli con sentenza definitiva, ma emessa prima dell'approvazione del cosiddetto giusto processo. I boss mafiosi all'ergastolo possono cosÏ sperare di ricominciare da capo i loro processi.


21 marzo 2003
Le guerre del Signor B.

Gli Stati Uniti infrangono la legalitý internazionale e attaccano l'Iraq del dittatore Saddam. In Italia, Berlusconi resta in una posizione ambigua: entusiasticamente schierato con ´l'amicoª Bush e favorevole alla guerra; ma preoccupato per i sondaggi che dicono che gli italiani sono per la pace. È la disfatta per la politica estera dell'Italia: a fianco degli Usa, ma senza peso, come fosse l'Albania... Fedele agli Stati Uniti in guerra, ma «non belligerante»: come quelle signore che spiegavano di essere "abbastanza vergini". Poco convincente, comunque, il signor B.: non ha saputo spiegare le sue ragioni neppure a un ragazzo di 14 anni, suo figlio (vedi l'intervista di Veronica Lario sull'ultimo numero di Micromega). E i parà partiti per l'Iraq dalle basi italiane? Non saranno impegnati in operazioni di guerra, giura il governo Berlusconi: andranno in Iraq a giocare a baseball? Un risultato però è certo: il signor B. ha contribuito a rompere l'Europa. Pensate che effetto avrebbe fatto un fronte per la pace Francia-Germania-Italia (i paesi fondatori dell'Unione europea). Ma l'Italia dall'Europa è già uscita: con il licenziamento del ministro Ruggiero, con l'opposizione al mandato di cattura europeo, con il rifiuto delle rogatorie, con la depenalizzazione del falso in bilancio, con la non volontà di risolvere l'incredibile conflitto d'interessi del suo presidente del Consiglio. Il signor B. continua intanto le guerre che gli stanno pi˜ a cuore, quelle contro i magistrati italiani. E che cosa succederà nei prossimi mesi, quando l'Italia avrà la presidenza dell'Unione europea, se Berlusconi sarà condannato a Milano per corruzione?

26 febbraio 2003
Teleregime

Dopo mesi di polemiche, si dimettono i due membri del consiglio d'amministrazione della Rai rimasti in carica, Baldassarre e Albertoni, detti "cda Smart" o "i giapponesi". Silvio Berlusconi, padrone della tv privata, decide da casa sua i nuovi assetti della tv pubblica. Telefonate, riunioni, consultazioni. Se non è regime questo... Intanto la Rai precipita negli ascolti e nella raccolta pubblicitaria. E mai l'occupazione dei partiti era arrivata a tanto. Maurizio Costanzo su una rete Mediaset anticipa i nomi dei nuovi membri del cda Rai, che sono cosÏ "bruciati". I presidenti di Camera e Senato sono costretti a promettere di scegliere il nuovo cda senza intromissioni dei partiti.


31 gennaio 2003
Telegolpe

La reazione di Silvio Berlusconi alla sentenza della Corte di cassazione che mantiene a Milano i processi a lui e a Previti è di sapore golpista. Nel mezzo: una videocassetta prodotta in casa (Mediaset) e trasmessa praticamente a reti unificate, senza alcun intervento giornalistico. E nei contenuti: l'appello al popolo e l'attacco alla magistratura (tutta, ora, non più solo alle procure, ai tribunali: anche alla Suprema corte di cassazione) è una rottura dell'ordine costituzionale, della divisione dei poteri. Berlusconi non vuole riconoscere l'autorità dei giudici in caso di condanna e pretende un tribunale speciale, composto dai suoi «pari». L'opposizione risponde con debolezza: invece di fare quello che è il suo mestiere in ogni momento, e cioè chiedere l'allontanamento di Berlusconi, si è subito affrettata, con Rutelli, a dire che non chiederà le dimissioni di un premier condannato.


16 gennaio 2003
Celle e manette


Strana Italia. Diventa reato che fa scattare le manette il maltrattamento di animali; ma da tempo non è più reato realmente perseguibile il falso in bilancio. Fa passi avanti in Parlamento l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli, con poteri d'indagine sui magistrati che hanno fatto Mani pulite (con inevitabile incostituzionalità dell'intromissione del potere politico sul potere giudiziario); contemporaneamente, il solito senatore Cirami con una raffica di emendamenti impedisce il varo della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle stragi naziste in Italia tra il 1943 e il 1945 (in 695 località, con oltre 15 mila vittime civili).
Intanto in Parlamento si discute sull'indulto per far uscire dal carcere una parte dei detenuti. Enzo Fragalà, An, avvocato siciliano, propone che del provvedimento possano godere anche i detenuti per mafia. Criticato dal suo partito, ritira l'emendamento e si dimette da capogruppo di An nella commissione Giustizia. Un paio di giorni dopo, ci riprova un altro avvocato dei mafiosi, Nino Mormino, di Forza Italia (Nell'estate 2002 i boss avevano scritto una lettera d'avvertimento ai loro avvocati-politici). L'emendamento passa, con i voti anche dei Ds, mentre la Margherita non è presente («Ci avevano detto che la seduta era rinviata»). Anna Finocchiaro subito dopo dichiara: «È stato un errore, escluderemo dall'indulto tutti i mafiosi».


7 gennaio 2003
«Berlusconi incontrò Bontate»

Silvio Berlusconi incontrò nella sua villa di Arcore il capo di Cosa nostra Stefano Bontate. Lo dichiara il collaboratore di giustizia Antonino Giuffé, durante il suo interrogatorio al processo di Palermo contro Marcello Dell'Utri, imputato di mafia. Venticinque anni fa – racconta Giuffré – «con la scusa di andare a trovare» il fattore di Arcore, il boss Vittorio Mangano assunto da Berlusconi, Bontate, allora capo della Commissione di Cosa nostra, si recò da Palermo a Milano per incontrare, in villa, l'imprenditore emergente Silvio Berlusconi. Giuffré racconta anche i rapporti tra Cosa nostra e Forza Italia: «Forza Italia non l' abbiamo fatta salire noi. Il popolo era stufo della Dc, degli uomini politici, u ' nni putiva ' cchiù e non ne può
più. Allora ha visto in Forza Italia un'ancora... E noi, furbi, abbiamo cercato di prendere al balzo la palla , è giusto? Tutti Forza Italia. E siamo qua». «Forza Italia era vista allora come la nuova Dc, come l'ancora di salvezza di noi mafiosi (...) in cambio di favori, dell' eliminazione dell'ergastolo, del 41 bis, della confisca dei beni...». E Dell'Utri? «Uno serio e affidabile» (per Cosa nostra), uno «vicino a Cosa Nostra». Dichiarazioni pesanti, pesantissime, sconvolgenti, sul capo del governo, il suo partito, il suo braccio destro. Eppure i quotidiani e le tv, che pure fino al giorno prima hanno raccontato Giuffré come testimone attendibile, tengono bassa la notizia
, non la ritengono (tranne l'Unità) degna della prima pagina.



8 dicembre 2002
Moderati all'italiana

Si chiude a Roma il primo congresso della Udc, il nuovo partito che riunisce i democristiani del centrodestra. Molti commenti positivi per la «moderazione» della nuova formazione di Casini e Follini. Entusiasti molti anche a sinistra (tra cui gli ineffabili del Riformista). Moderati? Sono moderati gli applauditissimi Cirino Pomicino, Prandini, Bernini, Santuz (tutti pregiudicati per tangenti), è moderato Mannino (inquisito per mafia), è moderato Andreotti (sotto processo per mafia, condannato per omicidio)?


26 novembre
Mi avvalgo

Silvio Berlusconi ha fatto scena muta, martedì 26 novembre, davanti ai giudici del tribunale di Palermo che lo dovevano interrogare, in trasferta a palazzo Chigi, nel processo per mafia con imputato Marcello Dell'Utri. Berlusconi era stato indicato come testimone dalla difesa Dell'Utri ma, in quanto ex indagato, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Ha così perso l'occasione per dissipare, una volta per tutte, le ombre sul suo passato.
Come giunse il capomafia Vittorio Mangano nella villa di Arcore? Perché quelle casalinghe, quei disoccupati, quei disabili colpiti da ictus, a fare da prestanome nelle sue società? Da dove arrivavano tutti quei soldi di provenienza ignota, 99 miliardi di lire dell'epoca (pari a 500 miliardi di oggi), affluiti nelle holding Fininvest negli anni Settanta? E quei 14 miliardi in contanti? Mai saputo niente dei rapporti tra la Fininvest siciliana e un nipote di Buscetta? La Fininvest pagò il pizzo per le antenne in Sicilia? Trattò con Cosa nostra dopo gli incendi dei magazzini Standa a Catania?


3 novembre
Il Presidente Palazzinaro

«Mi sono intrattenuto con i miei amici architetti», dice Silvio, e annuncia di avere trovato la soluzione per il terremoto in Molise: San Giuliano Due (come Milano Due) da costruire accanto al vecchio paese, da lasciar lì o abbattere, che importa? Da non credere. Il Presidente Palazzinaro risolve i problemi urbanistici con i suoi amici, a casa sua, la sera (povere istituzioni). E sprofonda nel ridicolo. Peccato che nessuna tv lo faccia notare.



11 ottobre
Le corna di Silvio

Il presidente del Consiglio nonché ministro degli Esteri ad interim della Repubblica italiana, uscendo da una riunione internazionale, ha fatto curiose dichiarazioni sui presunti rapporti tra sua moglie (chiamata «povera donna») e il professor Massimo Cacciari. Se l¹avesse fatto un qualunque cittadino della Repubblica, sarebbe stato additato, in questo Paese che a certe cose ancora ci tiene, come cornuto confesso. Invece l¹ha fatto Silvio Berlusconi, ed è stato salutato come geniale comunicatore, capace di disinnescare una dilagante diceria raccontandola egli stesso. Già il vezzo di convocare ministri e uomini delle istituzioni nelle sue case e ville private aveva dimostrato un¹attitudine sudamericana all¹uso del potere e una predisposizione naturale a confondere faccende private e affari di Stato. Ora l¹uso personale e bizzarro di appuntamenti politici internazionali riporta il premier dal Sudamerica all¹Italia, in un clima da Strapaese che ha radici antiche. Ma è la reazione di una parte della stampa a confermare l¹eterno, automatico, pavloviano servilismo italiano per il potere. Silvio, con le sue barzellette e i suoi volgari accenni alla moglie, è un «geniale comunicatore», proprio come Giulio Andreotti, con le sue battute e i suoi libri insipidi era «spiritoso e brillante». Come Gianni De Michelis era un simpatico e vivace ballerino. Come Francesco Cossiga, con le sue mattane ciclotimiche, è un politico interpellato su ogni cosa. Come Vittorio Sgarbi, che insulta a ruota libera contando sull¹immunità parlamentare, è una idolo da salotto. «Ma come parli?», chiederebbe a tutti loro Nanni Moretti. E chiuderebbe la comunicazione.


ottobre 2002
O ci sei, o ti fai


Il governo lancia una nuova campagna sulla droga.


La nuova campagna governativa contro la droga. Sopra sulla destra, e sotto al centro, il viceministro del Tesoro Gianfranco Micciché, implicato in un'indagine per droga.

28 settembre

Previti, l'interrogatorio


Dopo mille difficoltà frapposte ai giudici che lo stanno processando a Milano con l'accusa di aver corrotto alcuni magistrati romani, Cesare Previti si presenta finalmente in tribunale e risponde alle domande del pubblico ministero Ilda Boccassini. Cambia versione: i miliardi che ha preso dalla famiglia Rovelli non sono più soldi che doveva distribuire ad altri, ma sono sue parcelle professionali. Parcelle anche i miliardi avuti dalla Fininvest, dice. Non spiega però per quali prestazioni, di cui non può mostrare né mandato né giustificativi. Ammette di essere un grande evasore fiscale, dunque, che ha nascosto miliardi e miliardi all'estero. Non spiega come mai la stessa cifra avuta dai conti Fininvest sia poi finita, esatta all'ultimo dollaro, sul conto del giudice Renato Squillante, accusato di aver veduto sentenze a Berlusconi. Attacca in maniera volgare la teste Stefania Ariosto, parlando di falli che lei conoscerebbe assai bene; eppure Boccassini non utilizza neppure gli elementi d'accusa portati da Ariosto, perché ormai sono le carte bancarie a provare i passaggi di denaro da Berlusconi a Previti e da Previti ai giudici romani. Di quelle carte mette in dubbio l'autenticità: potrebbero essere false (ecco a che cosa doveva servire la legge sulle rogatorie). Snobba gli accenni di un avvocato della parte civile alla possibile falsificazione dei bilanci Fininvest che non contengono indicazioni delle uscite miliardarie verse Previti (ecco a che cosa è servita la legge sul falso in bilancio). Parla con leggerezza dei suoi miliardi rientrati dall'estero (ecco a che cosa è servita la legge sul rientro dei capitali). Si vanta di aver avuto a servizio due giuristi, Carlo Mezzanotte e Romano Vaccarella, oggi giudici della Corte costituzionale (che dovrà pronunciarsi sul processo di Milano). Fa capire di non riconoscere l'imparzialità dei giudici (ecco a che cosa servirà la legge sul legittimo sospetto).

12 agosto 2002
L'epurazione secondo An


Ugo Martinat, di An, sottosegretario alle Infrastrutture, dichiara al quotidiano Il Secolo: «Appena entrato nella mia stanza al ministero, un funzionario molto zelante mi ha amabilmente rimproverato perché portavo alla giacca il distintivo di Alleanza nazionale. "Sa", mi ha detto con voce gentile e ferma, "ora lei rappresenta non un partito, ma le istituzioni, lo Stato"... Subito dopo ho chiamato il direttore del personale e gli ho detto di non farmi più trovare tra i piedi quel solerte funzionario. Morale, non l'ho più visto. Credo non faccia più il responsabile delle pubbliche relazioni».

11 agosto 2002
Minacce leghiste


Il sindaco di Erba, Enrico Ghioni, dell'Ulivo, ha fatto rimuovere una stele con il sole delle Alpi e la scritta "Piazza Padania" posta dai leghisti nella piazza della stazione, già Piazza Roma. Reazione di Mario Borghezio: «Il sindaco di Erba ringrazi Iddio che la Padania non è la Corsica, dove, se un sindaco filofrancese osasse attuare uno sgarbo del genere al sentimento della popolazione locale, finirebbe sicuramente di vivere».

27 luglio
Cocaina al ministero


Arrestato uno spacciatore palermitano, Alessandro Martello, attivista di Forza Italia in Sicilia, che «era solito introdurre cocaina al ministero del Tesoro». Secondo alcune intercettazioni, destinatario era il viceministro del Tesoro Gianfranco Micciché, che si era portato da Palermo a Roma il suo pusher personale. Povero Micciché: come forzitaliota è proibizionista antidroga, come privato è consumatore abituale di cocaina; e come viceministro ha responsabilità politica su quella Guardia di finanza che lo indaga per droga, dopo che i carabinieri, primi titolari delle indagini sul caso, erano stati definiti da Micciché «corpo deviato dello Stato»...
Nei mesi precedenti, la voce di Micchiché era stata registrata dalla polizia giudiziaria che stava indagando sulle attività criminali del figlio minore di Totò Riina. Il suo prestanome, un imprenditore di nome Fecarotta, intercettato, si era rivolto ripetutamente a Micciché, che al telefono chiamava confidenzialmente «Gianfrancuccio». Era seguita polemica: non già per il fatto che un viceministro parlasse al telefono con il prestanome del figlio di Riina (poi entrambi arrestati, Fecarotta e Riina jr), ma perché si era osato intercettare un viceministro...


28 luglio
Assalto padano al tesoro


Bossi e Tremonti cercano di mettere le mani per legge sulle ricchissime Fondazioni bancarie, imponendo che i loro consigli siano per ben due terzi composti da membri politici nominati dagli enti locali. Per ora il Consiglio di Stato ha bloccato l'appetito lottizzatore berlusconian-bossiano. Domani si vedrà.

25 luglio

Tv, anomalia italiana


Il presidente della Repubblica Ciampi invia il suo primo messaggio alle Camere. Argomento: l'informazione. Berlusconi, che è il vero problema dell'informazione in Italia, fa finta di niente e dice che è d'accordo. Quasi deserto il dibattito parlamentare.

25 luglio
Caro Ciampi,
io resto agli Esteri


Berlusconi fa uno show davanti agli ambasciatori italiani e si rivolge al presidente della Repubblica con uno scortese tu: «Nonostante i tuoi continui inviti sono felice di restare alla Farnesina».

25 luglio 2002

Più soldi ai partiti


Approvata una legge che aumenta i soldi dello Stato alle forze politiche. Infranta così la volontà popolare che si era espressa nel referendum contro il finanziamento pubblico ai partiti.

25 luglio 2002
Mafiosi, state tranquilli...


Sulla prima pagina del Giornale, quotidiano di Berlusconi, compare un articolo del ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli: «41 bis, nessuno sarà condannato al carcere duro a vita». Una rassicurazione ai mafiosi che stanno chiedendo ai partiti di mantenere i patti e migliorare (almeno) la loro situazione carceraria.


26 luglio 2002

Depistaggi Br

Finti volantini Br al ministro Alemanno e a sindacalisti. Qualche professionista della disinformazione è al lavoro. Qualcuno sta lavorando per preparare creare un clima di tensione e un autunno caldo.

19 maggio 2002
Il teatro censurato

Se in futuro si vorrà trovare una data per l'inizio del regime berlusconiano, la data potrebbe essere questa. Censurata la scenografia delle Rane di Aristofane, con la regia di Luca Ronconi, al teatro greco di Siracusa: perché rappresentava in caricatura gli uomini del potere, cioè Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi. È l'intervento del ministro siciliano di Forza Italia Gianfranco Micciché a provocare la censura. Prima di una cena ufficiale, Micciché ha detto a Ronconi che il teatro pubblico non può permettersi di attaccare il governo, perché è il governo a pagare il teatro (scambiando così lo Stato, che è di tutti i cittadini, con il governo, anzi con i partiti di governo).


maggio 2002
I sondaggi Rai?
Ora li fa Berlusconi


L'appalto per realizzare i sondaggi elettorali sulle reti Rai è stato assegnato a un consorzio che fa capo a Luigi Crespi e alla sua società Datamedia. È la società che negli ultimi appuntamenti elettorali è stata usata da Berlusconi non tanto e non solo per rilevare le intenzioni di voto, quanto invece come strumento per creare consenso durante le campagne elettorali. Operatori del settore dicono che Datamedia sia cresciuta negli ultimi anni grazie a capitali di Berlusconi, che sarebbe dunque il reale proprietario del gruppo. Certo nell'ultima tornata elettorale la costosissima campagna d'affissione di Forza Italia è stata pagata da una società del gruppo Datamedia. Ora Crespi ha vinto l'appalto Rai. I sondaggi politici per la tv pubblica per i prossimi tre anni li farà direttamente Berlusconi.


maggio 2002
I poliziotti picchiano.
Il governo attacca i giudici


Ministri del governo Berlusconi reagiscono rabbiosamente contro i magistrati di Napoli che hanno chiesto gli arresti domiciliari di alcuni poliziotti di Napoli, accusati di violenze nei confronti di manifestanti no global (secondo l'accusa, erano andati a prendere i manifestanti addirittura negli ospedali). La giusta solidarietà alla polizia, che fa un lavoro duro e ingrato, si trasforma in un violento attacco alla magistratura, in un tentativo di mettere la polizia contro i magistrati. Sullo sfondo, la proposta di legge Mormino: togliere al pm la direzione della polizia giudiziaria. Sarebbe la fine delle inchieste sui politici... (archivio: Ora è duro essere sbirri. Dopo Napoli, dopo il G8 di Genova, parlano i poliziotti)



aprile 2002
Biagi fa una tv «criminosa»


«Licenziate Biagi, Santoro, Luttazzi...». Con un'arroganza da padrone del vapore e della tv (privata e pubblica) Silvio Berlusconi in trasferta, forse galvanizzato dal clima bulgaro, stila la sua prima lista di proscrizione, indicando ai servitori che ha messo a comandare la Rai i primi professionisti da licenziare: i giornalisti Enzo Biagi e Michele Santoro, il comico Daniele Luttazzi (peraltro già licenziato: ecluso dalla tv pubblica dal giorno in cui si è macchiato del crimine di aver invitato nel suo programma Marco Travaglio).
I tre, secondo Berlusconi, hanno usato la tv in modo «criminoso». E Berlusconi ora controlla cinque reti su sei e sei telegiornali su sette. Se questo non è regime... Sembra di essere in Kazakistan! (a proposito, guardate che cosa succede laggiù, a proposito di tv e Berlusconi...) Ma quando i due consiglieri Rai indicati dal centrosinistra (Donzelli e Zanda) se ne andranno, invece di assistere impotenti alla completa occupazione della tv pubblica?


aprile
Uomo di Previti alla Consulta

Eletti, dopo un lungo braccio di ferro tra centrosinistra e centrodestra, i due nuovi giudici della Corte costituzionale. Sono Romano Vaccarella e Ugo De Siervo. Vaccarella è uomo di Cesare Previti e avvocato (l'ennesimo) di Silvio Berlusconi (lo ha assisitito nella causa contro Marco Travaglio e Daniele Luttazzi). Reagisce con rabbia l'ex candidato del centrodestra Filippo Mancuso, sibilando a Previti: «La tua fama di bandito è meritata. Ma è al di sotto della realtà». E poi, rivolto al centrosinistra: «Castagnetti e Violante, potevate avere almeno il coraggio di far votare direttamente Previti».


Il primo scarcerato

Si chiama Giovanni Pozzi, era incarcerato a Varese con l'accusa di essere il riciclatore dei miliardi della Ndrangheta e dei Caruana-Cuntrera. È stato scarcerato per effetto della nuova legge sulle rogatorie: le prove arrivate dalle banche svizzere sono carta straccia, dunque, si aprano le porte della cella. Ma non avevano detto, Schifani, Frattini, La Loggia, che nessuno sarebbe uscito dal carcere per effetto delle nuove regole sulle rogatorie?




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La sconfitta
Un commento
di Salvatore Bragantini

Una scelta di campo
Riflessioni e valutazioni sui risultati delle elezioni politiche del 13 maggio.

Catalogo dei parlamentari
Deputati e senatori (appena eletti) condannati, riciclati, candeggiati. Storie da non far sapere all'Economist

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Vita, opere e miracoli
di Silvio

Nato davanti a una sede del Pci. Cresciuto all'ombra della Banca Rasini (che Sindona definì «la banca della mafia»). Palazzinaro con «buoni agganci» nell'amministrazione. Poi la tv. I soldi. E la politica.

L'odore dei soldi
Le origini (oscure) di un promettente imprenditore. Società svizzere. Sconosciute casalinghe. Commercialisti e prestanomi. Poi, una bizantina architettura di holding.

Sull'orlo del fallimento
Debiti per 4 mila miliardi. Così la Fininvest ha rischiato il naufragio. Poi, la quotazione in Borsa. Ovvero: come diventare ricchi con i «comunisti» al governo.

La Fininvest ombra
Il sistema di società estere di Berlusconi. Nella Fininvest Group B sono transitati più di mille miliardi neri. Usati per ogni genere di operazioni. Illegali.

L'ipotesi B
La drammatica transizione italiana. Che cosa c'entra Silvio Berlusconi con le stragi del 1992 (Falcome e Borsellino) e con quelle del 1993 a Firenze, Roma e Milano?

Milano, la seconda generazione
La strana storia di due imprenditori nella capitale lombarda. Molto amici di Vittorio Mangano, lo «stalliere». Molto vicini a Marcello Dell'Utri.

Forza mafia
Il partito di Berlusconi e i suoi uomini in Sicilia e il Calabria. Le amicizie pericolose di Forza Italia nelle regioni di Musotto, Miccich è, Giudice, D'Ali, Matacena...

Nessuno mi può giudicare
Il curriculum giudiziario completo del Cavaliere. Da un'inchiesta per riciclaggio del 1983 a oggi. Tutte le indagini, tutti i processi, tutte le sentenze.

Dicono di lui
La stampa internazionale su Silvio Berlusconi.

 
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