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I
sondaggi Rai
ora li fa Berlusconi
Hdc-Datamedia farà i sondaggi
per la tv pubblica. Ma è il sondaggificio di Berlusconi.
Generosamente finanziato da Efibanca. Storia di Luigi Crespi,
dal Pci alla corte di Marcello Dell¹Utri. E di alcuni imbarazzanti
documenti commerciali...
Datamedia ha vinto la gara d'appalto: per i prossimi
tre anni fornirà i sondaggi elettorali alla Rai. Luigi
Crespi, il sondaggista di Berlusconi, sarà così
anche il sondaggista della tv pubblica. I concorrenti hanno
sempre rimproverato a Datamedia di essere, prima che una società
di rilevazioni demoscopiche, uno strumento per creare consenso:
a Berlusconi e Forza Italia, sempre premiate con numeri mirabolanti.
Come la Diakron di Gianni Pilo
nel 1994, oggi Datamedia sembra, più che un¹indipendente azienda
di sondaggi, una macchina da guerra per produrre e aumentare
consenso attorno a Berlusconi.
Lo shopping
Nel 2000, Datamedia, piccolo sondaggificio di casa Berlusconi,
comincia a cambiare pelle. Si trasferisce in una nuova, lussuosa
sede nel centro di Milano e inizia un ricco shopping: acquista
quote di agenzie e aziende, creando un vero e proprio gruppo
nel settore comunicazione e pubblicità, sotto la sigla Hdc.
Sono entrate a far parte della famiglia Datamedia-Hdc la web
agency Light planet, l'agenzia di pubbliche relazioni Metafora
di Sergio Vicario, la società
di direct marketing Datacontact, la casa di produzione Alto
Verbano di Renato Pozzetto, l¹agenzia
di pubblicità Show up e la centrale media Dataplanning. Poi
Crespi ha comprato la Cirm di Nicola
Piepoli e ha tentato di comprare anche la Directa di
Giorgio Calò. Infine ha
rilevato il 20 per cento del quotidiano di comunicazione ".com".
Crespi, da TvBank al successo
Il creatore di questo piccolo miracolo italiano è Luigi Crespi,
oggi massiccio presidente di Hdc Datamedia Group. Da giovane
era schierato a sinistra, era un funzionario del Pci. Poi
divenne socialista e restò affascinato da Bettino Craxi. Nell¹ambiente
delle ricerche di mercato entrò negli anni Ottanta, quando
aprì una piccola sede nella scintillante Milano da bere e
cominciò a rilevare gli ascolti delle tv locali: per conto
di TvBank, l¹associazione delle 600 piccole antenne che affollavano
l¹etere, cercando faticosamente di ritagliarsi uno spazio
tra i giganti Rai e Fininvest. TvBank, l¹Auditel delle antenne
locali, in quegli anni era per Datamedia l¹unico lavoro di
peso. Ma non godeva, nel settore, di grande considerazione:
gli ascolti di Telepicchio o di Retepallino erano praticamente
indimostrabili, e stupiva la precisione con cui quella piccola
struttura milanese riusciva invece a fornire, regione per
regione, provincia per provincia, il numero degli spettatori
giornalieri. Qualcuno, nel settore delle tv, diceva apertamente
che i dati erano un po¹ arrangiati, e che si poteva intervenire
presso Datamedia per renderli migliori: ma sono solo cattiverie,
pettegolezzi indimostrabili. Datamedia, però, intanto cresce.
Dopo il 1993 si butta sui sondaggi politici. All¹inizio compiace
un po¹ la Lega, allora allo stato nascente. Poi se la inimica
per sempre: Umberto Bossi la
attacca senza troppe perifrasi, com¹è suo stile, in una trasmissione
televisiva di Antenna 3, il 21 dicembre 1996. "Quel signore
che era lì", dice riferendosi a Crespi, "quello che dava i
dati fasulli e ripreso anche da Gianfranco
Funari un tempo, perché falsificava sistematicamente
tutti i dati lavorando spesso per Berlusconi...".
Con toni più morbidi, anche gli operatori del settore non
risparmiano critiche a Crespi: "Per me Datamedia non esiste",
dichiarò Nicola Piepoli
del Cirm, "non appartiene all¹associazione italiana degli
istituti di ricerca e neppure a uno degli organismi di controllo
internazionali che radunano i ricercatori nel campo del marketing
politico. Poi ognuno è libero di farsi fare i sondaggi da
chi ritiene più affidabile. Io dico solo che i sondaggi sono
esplorazione dell¹opinione di oggi, non previsioni su quello
che potrà avvenire domani...".
Datamedia tenta di entrare nell¹associazione che riunisce
le aziende del settore, la Assirm. Ma è respinta: alla votazione
degli associati non raccoglie neppure un voto. L¹esclusione
però non pare averla danneggiata: l¹azienda di Crespi è cresciuta
in visibilità, dimensioni, fatturato. Oggi occupa la prestigiosa
sede che fu dell¹Olivetti. A
un collega sondaggista che lo criticava per i suoi dati troppo
favorevoli a Berlusconi, Crespi ha risposto: "Io non sono
uomo di Berlusconi. Semmai di Marcello
Dell¹Utri". Tra gli operatori del settore, del resto,
circola da tempo una leggenda: Datamedia sarebbe cresciuta,
dopo il tramonto della Diakron di Gianni Pilo, con capitali
riconducibili ad ambienti Fininvest e a Berlusconi. Ma fin
qui potrebbe essere solo folklore. La domanda di sostanza
che i sondaggisti si pongono è più radicale: Datamedia è davvero
un¹azienda indipendente, o è un braccio del partito-azienda
di Berlusconi?
Arrivano i soldi
La domanda sull'origine dei soldi di Crespi oggi trova una
risposta, almeno parziale: il generoso finanziatore di Hdc
è Efibanca, la banca d'affari
della Popolare di Lodi, già a suo tempi generosa con
Berlusconi e la Fininvest. Nell'autunno 2001, infatti, arriva
il partner finanziario che ha dato ossigeno a Crespi: Efibanca
ha rilevato l'11 per cento di Hdc, sborsando 11
miliardi di vecchie lire. Dunque ha dato al gruppo
l'incredibile valutazione di 100 miliardi, ben 27 volte (come
ha scritto l'Espresso) il margine operativo lordo ottenuto
nel 2001, anno in cui Hdc ha fatturato 96,2 miliardi di lire.
Non solo, Efibanca ha anche prestato alla Hdc
25 miliardi, sotto forma di obbligazioni da convertire
in azioni al momento della quotazione in Borsa, oggi programmata
per il 2004. Un bel rischio, in questi tempi di crisi borsistica.
I poster di Silvio li paga Datamedia
Una
prova dei rapporti diretti tra Datamedia e Forza Italia è
stata scoperta dal settimanale "Diario"
nell'autunno 2001. Il settimanale ha scovato una comunicazione
emessa da Marketing place srl, la società di Milano che curava
la pianificazione dei manifesti elettorali di Forza Italia:
"Oggetto: Campagna affissione Forza Italia dal 12/03/2001.
Con la presente Vi confermiamo la prenotazione del lancio
per l¹affissione in oggetto, come da dettaglio impianti per
località allegato. Dati per l¹emissione del modulo d¹ordine:
inviare a Marketing place, via Mascheroni 15 per il controllo,
intestato Hdc Datamedia spa,
vicolo San Giovanni sul Muro 1, Milano". Un altro foglio intestato
Marketing place aggiunge: "In allegato alla presente Vogliate
trovare il prospetto inviatoci dalla Hdc Datamedia spa, relativo
alle date di pagamento delle campagne Forza Italia". Il prospetto
citato allinea una serie di date e cifre: periodo, importo,
scadenza, pagamento. Sette tranche per le affissioni dell¹anno
2000, ciascuna per importi che vanno da 1,7 a 2,5 miliardi.
Totale: 15 miliardi. La data indicata per il primo pagamento
è l¹8 marzo 2001, l¹ultimo è per il 15 aprile. Nota finale:
"E via di seguito per le campagne del 2001". Questo è il prospetto
che nella comunicazione di Marketing place risulta "inviato
da Datamedia": dunque l¹azienda presieduta da Crespi risulterebbe
essere la reale organizzatrice della campagna d¹affissioni
di Forza Italia.
Ciò è compatibile con il suo ruolo di rilevatore di propensioni
e intenzioni di voto? E, ora, di rilevatore pagato dalla tv
pubblica?
Silvio Berlusconi, ospite di
Bruno Vespa a Porta a porta,
ha cercato di ridicolizzare un sondaggio elettorale Explorer
pubblicato dal quotidiano "La Stampa", con la motivazione
che a realizzarlo sarebbe stato un sociologo "comunista",
Stefano Draghi. Ma se è vero che Datamedia organizza
la campagna elettorale di Forza Italia, che credibilità possono
avere i suoi sondaggi?
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Catalogo dei parlamentari
Deputati e senatori (appena eletti) condannati, riciclati,
candeggiati. Storie da non far sapere all'Economist
Repubblica delle Banane
Cronache di regime
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Vita, opere e miracoli
di Silvio
Nato davanti a una sede del Pci. Cresciuto all'ombra della
Banca Rasini (che Sindona definì «la banca della
mafia»). Palazzinaro con «buoni agganci»
nell'amministrazione. Poi la tv. I soldi. E la politica
Lodore dei soldi
Le origini (oscure) di un promettente imprenditore. Società
svizzere. Sconosciute casalinghe. Commercialisti e prestanomi.
Poi, una bizantina architettura di holding
Sullorlo del fallimento
Debiti per 4 mila miliardi. Così la Fininvest ha rischiato
il naufragio. Poi, la quotazione in Borsa. Ovvero: come diventare
ricchi con i «comunisti» al governo.
La Fininvest ombra
Il sistema di società estere di Berlusconi. Nella Fininvest
Group B sono transitati più di mille miliardi neri.
Usati per ogni genere di operazioni. Illegali
Lipotesi B
La drammatica transizione italiana. Che cosa c'entra Silvio
Berlusconi con le stragi del 1992 (Falcome e Borsellino) e
con quelle del 1993 a Firenze, Roma e Milano?
Milano, la seconda
generazione
La strana storia di due imprenditori nella capitale lombarda.
Molto amici di Vittorio Mangano, lo «stalliere».
Molto vicini a Marcello Dell'Utri
Forza mafia
Il partito di Berlusconi e i suoi uomini in Sicilia e il Calabria.
Le amicizie pericolose di Forza Italia nelle regioni di Musotto,
Miccichè, Giudice, D'Ali, Matacena...
Nessuno mi può
giudicare
Il curriculum giudiziario completo del Cavaliere. Da un'inchiesta
per riciclaggio del 1983 a oggi. Tutte le indagini, tutti
i processi, tutte le sentenze
Dicono di lui
La stampa internazionale su Silvio Berlusconi
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