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Repubblica
delle Banane
Diario
di regime
Andy
Warhol, Banane
24
ottobre 2002
Bruno Vespa, l'agguato
Bruno Vespa organizza un teleagguato
ad Antonio Di Pietro. Lo invita
nel suo salotto tv di Porta a porta e lo dà in pasto
agli altri ospiti, scelti accuratamente tra i fan più
sfegatati di Silvio, primo fra tutti il presidente dei senatori
di Forza Italia Renato Schifani
da Palermo (a cui è stata assegnata una delle scorte
tolte ai magistrati antimafia). Imparata la lezione di
Elio Vito, Schifani e i suoi sodali parlano a raffica,
interrompono gli interlocutori, attaccano Mani pulite e i
magistrati «comunisti», accusati di aver «massacrato»
un'intera classe politica usando «prove false».
Scaricano, commenta Gian Carlo Caselli,
«una quantità industriale di fango e di menzogne».
«Vespa ha dimostrato di essere il sottosegretario alla
propaganda di Berlusconi», dichiara il senatore Nando
dalla Chiesa. Che ricorda il particolare conflitto
d'interessi che coinvolge il giornalista: è schieratissimo
autore della casa editrice di Berlusconi, che da anni lo paga
con sostanziosi anticipi per i suoi libri; nello stesso tempo
vorrebbe sembrare l'imparziale gestore del telesalotto di
Porta a porta, quello dove Berlusconi arriva con le sue cartine,
in campagna elettorale, a spiegare le grandi opere che farà
in Italia dopo la vittoria. Il frastornato presidente dell'Associazione
nazionale magistrati, Gennaro,
presente in trasmissione, nei giorni seguenti non può
far altro che constatare e denunciare l'esistenza di «un
piano per delegittimare i magistrati». Infatti, dopo
il programma, scattano le anticipazioni del nuovo libro di
Vespa, "La scossa", in cui Berlusconi gli dichiara
che Mani pulite è stata una guerra civile condotta
dalla «sinistra giudiziaria» per uccidere le forze
democratiche italiane.
12 novembre
Il senatore va (quasi)
in galera
La scena sarebbe buffa, se non fosse drammatica. I carabinieri
vanno ad arrestare un signore di Napoli accusato di frode:
avrebbe rubato fondi dell'Unione europea. La procura della
Repubblica napoletana, dopo mesi di indagini, è convinta
di aver raccolto elementi d'accusa che impongono l'arresto.
Il giudice li esamina e decide: sì, è necessario
proprio arrestare. Il signore accusato di truffa, che si chiama
Salvatore Marano, va su tutte le furie: ma come vi
permettete? Io il 13 maggio scorso sono stato eletto nelle
liste di Berlusconi, io sono un senatore della Repubblica.
I carabinieri verificano: è vero. Salutano e se ne
vanno. Subito scoppia una scandalo: perché un indagato
per truffa si è messo al sicuro facendosi eleggere
senatore? Ma no: tale Pasquale Giuliano,
responsabile campano giustizia di Forza Italia, s'indigna
e protesta perché i magistrati si sono permessi di
(quasi) arrestare un senatore!
28 ottobre
Arriva il paciere
Sulla giustizia interviene Francesco
Rutelli: «Basta con le risse». I magistrati
sono ogni giorno attaccati da Berlusconi e dai suoi uomini,
sono accusati di «complotto» contro la democrazia,
di aver fatto Mani pulite come una «guerra civile»
per azzerare le «forze democratiche e occidentali».
Ogni giorno la legalità è offesa, dileggiata,
colpita, ferita. Giace a terra in una pozza di sangue, mentre
chi l'ha colpita, in Parlamento e alla tv, ridacchia soddisfatto
e annuncia pubblicamente che in futuro bisognerà fare
di più. E il leader del centrosinistra arriva e dice:
«Basta con le risse».
Forse è anche per questo, per questa opposizione debole
e confusa, che l'Italia Paese in cui tutte le reti
televisive e gran parte della stampa sono ormai nelle mani
di Berlusconi è arrivata al regimetto delle
banane.
26 ottobre
Rientro dei capitali: un regalo alla Fininvest
Il Parlamento vota, in fretta e furia, la fiducia sul decreto
sull'introduzione anche in Italia dell'euro. Dentro, c'è
la sorpresa: le norme che favoriscono il rientro dei capitali
illegalmente trasferiti all'estero. Un aiuto al riciclaggio
del danaro sporco. Un regalo agli evasori fiscali. Anzi, un
premio: chi ha rispettato le leggi e tenuto i suoi soldi,
poniamo 1 miliardo, in Italia, ha pagato 500 milioni di tasse;
chi il suo miliardo lo ha nascosto all'estero non solo non
ha subito l'inflazione, ma oggi sulla base di questo decreto
paga di tasse solo 25 milioni. Perfino il Verde Marco
Boato, che ai tempi della Bicamerale non era troppo
distante dalle posizioni di Berlusconi sulla Giustizia, oggi
dichiara: «Questa operazione è uno scandalo di
proporzioni gigantesche, è un'autentica vergogna nazionale,
è un'immane offesa allo Stato di diritto». Sorpresa
nella sorpresa, la sanatoria non vale soltanto per il passato,
ma garantisce anche uno scudo fiscale per i prossimi cinque
anni: chi paga (poco) oggi, per il prossimo quinquennio può
evadere allegramente il fisco, tanto è sicuro che nessuno
lo controllerà. Insomma, vale la pena di inventarsi
un rientro di capitali, anche se non li si è mai esportati.
Ma perché tanta fretta, perché il governo ha posto addirittura
la fiducia? Questa sanatoria potrebbe essere utilizzata anche
dalla Fininvest di Berlusconi per riportare a bilancio i soldi
del suo comparto estero segreto, quello sotto inchiesta a
Milano...
24 ottobre
L'onorevole Carlucci, ancora
Mattina di fuoco per la deputata Gabriella
Carlucci, quella che ha ben chiaro il suo programma.
A bordo della sua auto, una fiammante Porsche Carrera argento,
mentre parla al cellulare si distrae e in via del Tritone
tampona un jumbo tram. Invece di fermarsi, scappa a tutta
velocità, imboccando una corsia preferenziale vietata
alle auto private: ma per di più l'imbocca contromano.
Piomba in piazza del Parlamento, cerca posto nel parcheggio
riservato, non lo trova, abbandona l'auto in curva e sparisce
nell'edificio della Camera. Poi spiega: «Avevo fretta,
dovevo arrivare in Aula».
24 ottobre
Lunardi, l'appello
Per uno scontro frontale tra due camion, va a fuoco il tunnel
del Gottardo. Il ministro Lunardi,
specialista in tunnel, dopo la sciagura dichiara: «Non
criminalizziamo i trafori».
21 ottobre
L'assoluzione e l'onore
La Corte di cassazione assolve Silvio
Berlusconi dall'accusa di corruzione, per le tangenti
pagate alla Guardia di finanza. E Berlusconi chiede con una
lettera al Corriere che, dopo tanti attacchi, gli sia restituito
l'onore. Ma, intanto, Berlusconi è ancora indagato
o imputato in altri processi. Ed è stato condannato
a 2 anni e 4 mesi (anche se poi la pena è stata prescritta)
per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino
Craxi, passati attraverso la società estera
All Iberian. Nel processo per le tangenti alla Guardia di
finanza è stato assolto, ma non lo sono stati però
i suoi coimputati, il direttore dei servizi fiscali Fininvest
Salvatore Sciascia e il suo avvocato
Massimo Maria Berruti, né gli
uomini della Guardia di finanza coinvolti nella vicenda. Dunque
la corruzione c'è stata, le tangenti per addomesticare
i controlli fiscali alla Mondadori, a Videotime e a Mediolanum
sono state pagate. Se davvero di quelle mazzette non sa niente,
Berlusconi è stato ingannato e tradito dai suoi collaboratori.
Perché allora non ha cacciato Berruti, ma anzi lo ha fatto
diventare deputato?
18 ottobre
Lunardi, le strade, i tunnel
I conflitti d'interesse sono come le ciliege: uno tira l'altro.
Quello del presidente del Consiglio, noto in tutta Europa,
tira il conflitto del ministro delle Infrastrutture, Pietro
Lunardi: il ministro è infatti titolare di un'impresa
di progettazione, la Rocksoil, che lavora per il ministero.
E il conflitto di Lunardi ora tira quello dell'appena nominato
commissario dell'Anas, Vincenzo Pozzi:
Pozzi ha concesso alla Rocksoil di Lunardi appalti per miliardi.
L'Anas, l'ente nazionale per le strade, gestisce ogni anno
lavori per circa 3-4 mila miliardi. Dopo le dimissioni del
suo presidente, Giuseppe D'Angiolino, Lunardi la riporta sotto
il diretto controllo del suo ministero, per affrontare la
stagione di grandi opere promessa da Silvio Berlusconi. Arriva
Pozzi, fino a ieri amministratore delegato della Rav (Raccordo
autostradale Valle d'Aosta). Ebbene, Pozzi ha affidato alla
Rocksoil di Lunardi l'incarico di progettare il raccordo autostradale
valdostano e le gallerie della Rav: consulenze per almeno
7 miliardi. Siamo così di fronte a un conflitto d'interessi
circolare: Pozzi dà incarichi professionali miliardari
al Lunardi-progettista, Lunardi-progettista diventa ministro,
il Lunardi-ministro nomina Pozzi presidente dell'Anas.
17 ottobre
Taormina bifronte
L'ultima (dopo rogatorie, falso in bilancio, rientro dei capitali,
taglio delle scorte...) riguarda l'avvocato-sottosegretario
all'Interno Carlo Taormina. Con
l'assegnazione delle deleghe di governo, gli sono state affidate
le competenze in materia di lotta a racket e usura, e di sostegno
alle vittime della criminalità. Così si verificherà
la seguente situazione: l'avvocato Taormina, difensore di
mafiosi, in quanto sottosegretario deciderà anche come
assegnare i fondi alle vittime dei suoi clienti. Un lavoro
a ciclo continuo. Non solo: il sottosegretario Taormina si
dovrà occupare dei commercianti che subiscono il pizzo,
magari lo stesso pizzo estorto da qualcuno dei suoi difesi.
Situazione imbarazzante. Tanto che è stata divulgata
in modo da non farla capire. Il 15 ottobre un comunicato stampa
del ministero dell'Interno ha diffuso la notizia che a Taormina
era affidata la delega «alla libertà civile e
all'immigrazione». Sulla Gazzetta ufficiale del 17 ottobre,
però, ecco spuntare un «altresì»:
«Il sottosegretario di Stato Onorevole Carlo Taormina
è altresì delegato per le materie relative al
coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, e al
coordinamento delle iniziative di solidarietà per le
vittime dei reati di tipo mafioso, di competenza dei rispettivi
commissari». Che cosa farà ora Taormina, difensore
del boss del contrabbando Francesco
Prudentino, quando dovrà occuparsi delle vittime
dei contrabbandieri, tra cui magari poliziotti, carabinieri
o finanzieri uccisi in Puglia dalle cosche? E che peso ha
avuto il sottosegretario-avvocato nella delegittimazione di
Tano Grasso e nel suo allontanamento di fatto dall'incarico
di commissario antiracket?
16 ottobre 2001
Promosso e punito
Dieci anni fa aveva chiesto di essere trasferito. Negli ultimi
anni gli avevano sottoposto numerose offerte, che lui ha sempre
rifiutato. Il 16 ottobre un fax di poche righe gli ha comunicato
che doveva fare subito le valige. è la curiosa storia
di Domenico Salvemini, avvocato
generale dello Stato nel distretto giudiziario di Milano,
promosso "con effetto immediato" a capo dell'Avvocatura generale
di Brescia. Uno scatto apprezzabile, senonché lo stimato
giurista milanese non aveva mai chiesto di essere allontanato
da Milano. Le perplessità su questa vicenda nascono
dal fatto che Salvemini è "parte civile pubblica" -
cioè rappresenta gli interessi dello Stato - in processi
delicati, quelli del filone "toghe sporche" che vedono implicati
fra gli altri Silvio Berlusconi
e Cesare Previti: il caso Sme
(nato dalle rivelazioni di Stefania Ariosto) e il Lodo Mondadori
(l'arbitrato che consentì a Berlusconi di impadronirsi
della casa editrice). Processi complessi, che costeranno molta
fatica al successore di Salvemini, probabilmente costretto
a studiarsi da zero migliaia di carte. Secondo problema: in
seguito a una sentenza di Cassazione del 2000, l'avvocatura
dello Stato dipende dalla presidenza del Consiglio. Cioè
da Berlusconi: che - per chi volesse ancora tenere il conto
dei conflitti di interesse che lo riguardano - veste allo
stesso tempo i panni di imputato e controllore della
parte civile pubblica. Il caso è stato sollevato alla
Camera dai Ds Luciano Violante
e Anna Finocchiaro. Il ministro
dei rapporti con il Parlamento, Carlo
Giovanardi (Ccd), ha risposto il 18 ottobre. Secondo
Giovanardi, "il presidente del Consiglio non c'entra assolutamente
nulla", la promozione è avvenuta seguendo l'iter di
legge e non ci sarà "alcuna conseguenza sui processi
in atto a Milano". Il ministro ha anche assicurato che Salvemini
potrà affiancare il suo sostituto nei processi aperti
e che non ci sarà alcun ritardo. Procedura regolare,
dunque: proposta dell'Avvocato generale dello stato, decreto
del capo dello Stato, controfirma del presidente del Consiglio,
parere favorevole di un organo di autogoverno simile al Csm.
Resta solo una domanda: perché nessuno si è
occupato di interpellare l'interessato, rispolverando una
domanda di trasferimento (a Milano) vecchia di dieci anni?
(mp)
15 ottobre
L'Italia contro l'Occidente
Il settimanale statunitense Business
Week scrive: «Dopo gli attacchi dell'11 settembre
contro gli Usa, Stati e governi in America ed Europa si sono
precipitati a dare nuovo impulso alla cooperazione internazionale
nel campo delle inchieste penali, a condividere informazioni
sui conti correnti usati dalle reti terroristiche e a rendere
più severe le leggi contro il riciclaggio e gli altri
reati finanziari. Eppure, con grande costernazione delle sue
autorità giudiziarie, c'è un Paese che sta marciando
in direzione opposta: l'Italia. E a guidare la carica è
niente di meno che il suo presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi. Il 3 ottobre il governo di Berlusconi
ha approvato una legge che renderà più difficile
per i magistrati italiani investigare su flussi finanziari
internazionali sospetti. Un altro provvedimento, approvato
il mese scorso, depenalizzerà parzialmente il falso
in bilancio, abbreviando i termini per la prescrizione, e
riducendo sensibilmente le pene per i colpevoli. (...) Non
è un segreto che la legge beneficerà anche e
in maniera diretta Berlusconi, provocando il deragliamento
dei processi avviati contro di lui per frode fiscale, falso
in bilancio e corruzione».
10 ottobre
Le bugie hanno le gambe corte
Viaggio di Berlusconi a Bruxelles. Uno degli obiettivi: far
dimenticare la brutta figura di Berlino. Berlusconi incontra
i membri della Commissione europea e il suo presidente Romano
Prodi. Poi confida ai giornalisti: «Ho fatto
un'esposizione sommaria della Finanziaria e ho trovato un'ottima
accoglienza sia di Prodi che di Solbes». è una
notizia, visto che il giudizio dell'Europa sul budget italiano
sarà il punto cruciale di un confronto aspro e sotterraneo
sul Patto di Stabilità. Peccato che i giornalisti facciano
qualche verifica. Prodi: «Non ne abbiamo parlato affatto».
Solbes, responsabile delle politiche
economiche dell'Unione: «Non ho espresso alcun giudizio
sulla Finanziaria italiana, che valuterò insieme al
programma di stabilità». A fine giornata, Berlusconi
è costretto a correggersi: «Io ho illustrato
l'azione di governo, Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in
silenzio». Non era rimasto in silenzio invece
Neil Kinnock, vicepresidente inglese della Commissione,
che aveva rivolto a Berlusconi una raffica di domande sulla
sua concezione dei rapporti con l'Islam e sul suo conflitto
d'interessi. Alla conferenza stampa finale, poi, il clima
è perfino peggiore. La stampa straniera, a differenza
di quella italiana, a Berlusconi rivolge domande: «Perché
volete fare un monumento a Mussolini a Salò?».
«Ci dice che cosa pensa veramente dell'Islam?».
«Ha sentito le voci che circolano a Bruxelles secondo
le quali si dovrebbe dimettere perché indegno di guidare un
grande Paese?». «Presidente Prodi, ha spiegato
a Berlusconi che le sue dichiarazioni sono state un danno
all'Europa?». «è vero che un solo aeroporto
italiano ha il radar di terra in funzione?». Berlusconi
si difende: «Sull'Islam mi attribuite frasi mai dette.
Riferitevi ai miei discorsi, non alle favole». «Sulle
rogatorie si è messo in moto un club delle menzogne,
non è vero che la legge favorirà pedofili e
mafiosi». La conferenza stampa finisce tra brusii di
disapprovazione e perfino un fischio.
7 ottobre
Bush attacca, Silvio è
snobbato all'estero
Il presidente degli Stati Uniti George
W. Bush attacca l'Afghanistan senza avvisare di persona
il premier italiano, come aveva fatto invece con gli altri
alleati europei, né ha messo l'Italia in prima fila nei ringraziamenti.
Riceve Berlusconi a Washington solo dopo una lunga attesa.
In Europa, a Berlusconi non va meglio. La troika europea Francia,
Germania, Inghilterra riunisce prima dell'incontro di tutti
i Paesi dell'Unione, escludendo l'Italia. Prima ancora, l'Italia
di Berlusconi aveva dovuto subire altre umiliazioni internazionali:
il presidente della Camera francese si era rifiutato di incontrare
il collega italiano Marcello Pera;
il ministro degli Esteri belga aveva dato zero in condotta
al nostro governo; alcuni governi avevano criticato il comportamento
e gli abusi delle polizie italiane al G8 di Genova; la magistratura
svizzera si era indignata per le accuse di mandare «carte
false» in risposta alle rogatorie dei magistrati italiani;
molti giornali stranieri, anche decisamente conservatori,
criticano duramente le scelte dell'esecutivo italiano.
3 ottobre
Rogatorie, colpo di spugna/2
Il Parlamento approva, tra scontri verbali e anche fisici,
la nuova legge che regola le rogatorie, cioè le richieste
di assistenza giudiziaria all'estero. Il centrodestra eredita
la riforma lasciata incompiuta dall'Ulivo e a suon di emendamenti
stravolge e snatura l'ottimo accordo di collaborazione siglato
tra Italia e Svizzera. Invece di rendere più facili
e veloci gli scambi, li rende più difficili. Ora sarà
praticamente impossibile l'impiego nei processi italiani di
documenti che provengono dall'estero. Saranno infatti inutilizzabili,
anche nei processi già in corso, in primo grado, in
appello e in Cassazione, tutti i documenti che non siano arrivati
per via ufficiale e con tutti i timbri al posto giusto. Inutilizzabili
tutte le fonti di prova raccolte all'estero con criteri diversi
da quelli delle leggi italiane. Si risolveranno così
le sorti processuali di Berlusconi e di alcuni suoi amici:
saranno carta straccia i documenti bancari raccolti in Svizzera
che provano i passaggi di denaro dalla Fininvest a Previti
e da Previti ai giudici romani, per comprare alcune sentenze.
E saranno carta straccia i documenti determinanti in altri
7 mila processi, tra cui 1.278 per corruzione, 810 per mafia,
1.045 per droga, 398 per riciclaggio, 279 per traffico d'armi,
36 per pedofilia. A Milano sono stati arrestati alcuni arabi
con l'accusa di far parte della galassia islamista di Bin
Laden: anche per loro le prove d'accusa raccolte all'estero
saranno carta straccia. Il capo dello Stato
Carlo Azeglio Ciampi firma la legge.
26 settembre
La crociata di Silvio
Viaggio di Berlusconi a Berlino. Incontra il cancelliere tedesco
Gerhard Schoeder e il leader russo Vladimir
Putin, anch'egli in visita in Germania. Si lascia andare
a qualche dichiarazione sull'Islam e sullo «scontro
di civiltà» che sarebbe iniziato. «Noi
dobbiamo essere consapevoli della superiorità della
nostra civiltà, che ha dato luogo al benessere e al
rispetto dei diritti umani e religiosi. Cosa che non c'è
nei Paesi dell'Islam». E poi: «Bobbiamo evitare
di mettere le due civiltà, quella islamica e qualla
nostra, sullo stesso piano. La libertà non è
patrimonio della civiltà islamica». E ancora:
«La nostra civiltà deve estendere a chi è
rimasto indietro di almeno 1.400 anni nella storia i benefici
e le conquiste che l'Occidente conosce». Ne nasce un
caso internazionale: protestano i Paesi arabi, si indignano
gli alleati occidentali. Una gaffe mondiale, una figuraccia
planetaria. Berlusconi si rifiuta comunque di rettificare,
sostiene di essere vittima di una congiura: «Hanno frainteso
le mie parole». Perfino Bush in ogni suo discorso ribadisce
che la guerra non è contro l'Islam, ma contro i terroristi.
Berlusconi invece, mal consigliato da don
Gianni Baget Bozzo, si lancia in controproducenti crociate
ideologiche, senza neppure rendersi conto che attaccare tutto
l'Islam significa spingere verso Bin
Laden tutto il mondo islamico.
18 settembre
Tagli alle scorte
Il ministero dell'Interno decide di ridurre gli agenti di
polizia impegnati nei servizi di scorta. Decisione in sé è
corretta: è giusto utilizzare meglio possibile le forze
di polizia. Peccato che venga usata per punire alcuni magistrati,
far loro sentire che sono lasciati soli, dare un segnale all'esterno
che il vento è cambiato. Così la scorta è
tolta ai magistrati della procura di Palermo che in Sicilia
contrastano Cosa nostra e che hanno indagato anche su Marcello
Dell'Utri e Giulio Andreotti. A Milano è tolta a
Ilda Boccassini, la magistrata che in Sicilia ha scoperto
gli assassini di Giovanni Falcone e che a Milano rappresenta
l'accusa contro Silvio Berlusconi e Cesare Previti in alcuni
delicati processi. Il procuratore generale della Repubblica
di Milano Francesco Saverio Borrelli
per protesta rinuncia anch'egli alla scorta e dichiara: «Sembra
indiscutibile che certe decisioni assunte debbano collocarsi
nel quadro di un'ostilità contro i magistrati che continuano
il lavoro di Mani pulite e che tengono alta nei confronti
di tutti, senza timori e senza guardare in faccia nessuno,
la bandiera della legalità».
11 settembre
L'attacco
Oggi è cambiato non solo lo skyline di Manhattan, è
cambiato il mondo e la nostra storia. Una federazione di terroristi
riuniti attorno a Osama Bin Laden
ha attaccato New York e Washington. Ma l'attacco è
alla democrazia. Alla democrazia americana, alla nostra fragile
democrazia italiana. Anche in Italia sono attivi gruppi del
network islamista e un rapporto del Tesoro statunitense dirà
che Milano è per Bin Laden il maggior centro europeo.
Peccato che il Cavalier Silvio Banana
non perda occasione per dire la cosa sbagliata e per fare
la cosa dannosa. Da oggi in poi, mentre l'attenzione dei cittadini
è (giustamente) concentrata sulla guerra che inizia,
in Italia il governo e la sua maggioranza parlamentare cominciano
una girandola di dichiarazioni agghiaccianti e di decisioni
cattive: dopo la depenalizzazione del falso in bilancio, arrivano
la legge che azzera le rogatorie internazionali, la sospensione
delle scorte ai magistrati a rischio, la legge-premio agli
esportatori di capitali... Aveva promesso meno tasse e pensioni
più alte, invece Berlusconi nei primi cento giorni
del suo governo risolve i problemi giudiziari suoi e dei suoi
amici. Del resto, ogni guerra ha i suoi pescecani, i suoi
profittatori, chi si arricchisce con il contrabbando o la
borsa nera. Nell'Italia delle Banane le cose sono appena un
po' più raffinate.
........................................................
Con la scusa della guerra, in Italia...
L'attenzione dell'opinione pubblica è tutta rivolta,
naturalmente e giustamente, alla guerra. Intanto, in Italia,
passano cose indegne:
- come la relazione di maggioranza sul
G8 di Genova, che dice che non è successo niente
(ma allora perché il governo ha già cacciato
tre superpoliziotti?)
- come la buffa legge sul conflitto
d'interessi (che non risolve nulla)
- come la riduzione delle scorte,
misura in sé giusta, ma usata per punire magistrati
scomodi, far loro sentire che sono lasciati soli. Così
la scorta è stata tolta a Ilda
Boccassini, magistrata che ha scoperto gli assassini
di Giovanni Falcone e che ha indagato su Silvio Berlusconi
e Cesare Previti. Ha dichiarato a questo proposito il procuratore
generale della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli:
«Sembra indiscutibile che certe
decisioni assunte debbano collocarsi nel quadro di un'ostilità
contro i magistrati che continuano il lavoro di Mani pulite
e che tengono alta nei confronti di tutti, senza timori e
senza quardare in faccia nessuno, la bandiera della legalità».
- Con la scusa della guerra, Berlusconi potrà non mantenere
le promesse elettorali (meno
tasse per tutti, pensioni più giuste...) e varare una
Legge finanziaria di guerra (da 34 mila miliardi).
Con molti soldi dati ai militari e ai servizi segreti, che
molto probabilmente saranno tutti centralizzati sotto il controllo
diretto del presidente del Consiglio.
Ci sono due riforme in discussione in Parlamento che sono
particolarmente significative del clima che stiamo vivendo
in Italia: la riforma del falso in bilancio
e la riforma delle rogatorie giudiziarie
internazionali. Significative perché sono riforme che
vanno controcorrente rispetto alle richieste degli Stati Uniti
e dell'Europa dopo l'attacco dell'11 settembre. Sono riforme
che rendono più difficile combattere il terrorismo
internazionale in Italia.
Per battere i terroristi, bisogna prosciugare i loro conti.
Ora lo dice Bush, ma lo sa, e non da ora, anche
Bernard Bertossa, il procuratore generale di Ginevra
che conosce bene i meccanismi del riciclaggio internazionale
del denaro sporco (ha condotto, tra l'altro, l'indagine sul
Russiagate). Intervistato da Radio France Info su come combattere
i flussi finanziari che alimentano il terrorismo, Bertossa
ha risposto di essere pessimista:
«Stento a vedere il signor Berlusconi
o la famiglia reale dell'Arabia Saudita trasformarsi di colpo
in nemici del denaro sporco. Lei capisce che cosa voglio dire.
Se oggi un giudice francese o svizzero cerca di sapere se
bin Laden è titolare di un conto in una banca di Riad,
non avrà risposta. Su questo piano resto piuttosto
pessimista».
Bisognerebbe proseguire il ragionamento anche sull'altro nome
fatto, come esempio, da Bertossa: se un giudice italiano o
spagnolo volesse cercare di capire chi si muove dietro l'intreccio
di una complicata serie di società off-shore, non troverà
grande aiuto dal governo italiano, che sta anzi varando norme
per rendere ancora più difficile risalire ai reali
operatori, dunque più difficile anche la caccia al
denaro sporco. Le nuove norme in discussione in Parlamento
sul falso in bilancio rendono
le società meno controllabili, meno trasparenti. Tutte
le società: anche quelle fatte con soldi mafiosi, anche
quelle in cui scorrono i soldi dei terroristi. Le nuove norme
sulle rogatorie internazionali,
anch'esse in discussione in Parlamento, rendono praticamente
impossibile usare nei processi italiani informazioni che provengono
dall'estero. In tutti i processi: non solo quelli che coinvolgono
il signor Berlusconi e i suoi amici, ma anche quelli relativi
a trafficanti di droga internazionali, o terroristi di bin
Laden.
è l'ennesimo conflitto d'interessi di Berlusconi: per
salvare se stesso, rende più difficile la lotta alla
mafia e al terrorismo. Adesso, sotto la pressione delle richieste
americane ed europee, dovrà arrabattarsi per trovare
una soluzione: potrebbe essere una doppia velocità,
leggi morbide per sé, più dure per i terroristi.
Ma la legge non doveva essere uguale per tutti?
I Paesi europei, sotto la pressione americana, varano il
mandato di cattura europeo, che permette di arrestare
in qualsiasi Paese del continente un terrorista ricercato.
L'Italia intanto lavora in direzione esattamente opposta:
le nuove norme sulle rogatorie,
una volta definitive, renderebbero più difficile la
collaborazione tra le magistrature dei diversi Paesi e potrebbero
addirittura azzerare anche gran parte dei processi in corso
istruiti con rogatorie: perché molti scambi di atti
sono avvenuti via fax o con contatti diretti tra i giudici,
quindi secondo le nuove regole non sono validi.
Il procuratore generale della Repubblica a Milano,
Francesco Saverio Borrelli, il 21 settembre si è
recato al Quirinale. Nessuna indiscrezione è trapelata
sul suo incontro con il capo dello Stato Carlo
Azeglio Ciampi, ma sembra che l'argomento trattato
sia stato proprio le riforme che stanno togliendo strumenti
di lavoro ai magistrati, dal falso in bilancio alle rogatorie.
Il successore di Borrelli, il procuratore della Repubblica
Gerardo D'Ambrosio, benché messo sotto inchiesta
disciplinare dal ministro della Giustizia
Roberto Castelli, il giorno dopo quell'incontro al
Quirinale ha dichiarato:
«Non posso tacere: io servo lo
Stato e in gioco c' è l'interesse di tutti. Soprattutto
oggi, con l'emergenza terrorismo, non è possibile mettere
a rischio la collaborazione internazionale per tutelare interessi
particolari. Allora dico che per il bene del Paese sarebbe
meglio decidere che durante l'espletamento del mandato parlamentare
i procedimenti relativi a parlamentari siano sospesi».
Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) ha approvato
un parere fortemente negativo sul disegno di legge di ratifica
della convenzione italo svizzera sulle rogatorie:
«Il testo approvato dal Senato il 3 agosto 2001 aggiunge
disposizioni confliggenti con quelle contenute nell'accordo
italo svizzero del 1998, con i principi del diritto internazionale
generale e con altri fondamentali principi del nostro ordinamento,
destinati ad avere significative ricadute sui processi in
corso».
Secondo il magistrato Armando Spataro,
membro del Csm:
«il Senato ha approvato il testo
(disegno di legge Dell'Utri, Jannuzzi, Guzzanti e altri) il
3 agosto e la Camera ci riuscirà entro settembre: proprio
come si addice a leggi di questo tipo. Non possiamo dimenticare,
comunque, che la mancata approvazione della legge di ratifica
durante la vecchia legislatura è, secondo me, tutta
da addebitare alla vecchia maggioranza di governo e alla logica
di compromesso e del "do ut des" che l'ha guidata nelle scelte
legislative in tema di giustizia. Specie negi ultimi due anni.
Paghiamo e pagheremo anche questo. Ci sono pochi commenti
da fare, c' è molta frustrazione nell'animo e nella
testa».
Un
poker
contro la legalità
1. Rogatorie.
La nuova legge che Berlusconi vorrebbe rende inutilizzabili
i documenti processuali che provengono dall'estero, mette
in pericolo molti processi in corso, è utile ad alcuni
imputati eccellenti amici di Berlusconi, ma rende più
difficile il contrasto alla mafia e al terrorismo internazionale.
2. Falso in bilancio.
La
nuova
legge
che
Berlusconi
vorrebbe
rende più difficile indagare sul falso in bilancio
e condannare i responsabili. Salva
Berlusconi e qualche suo amico da alcune condanne, ma rende
più difficile il contrasto alla mafia e al terrorismo
internazionale.
3. Conflitto d'interessi.
La nuova legge che Berlusconi vorrebbe non
risolve affatto il conflitto d'interessi di Berlusconi, poiché
non separa le sue proprietà dalla sua persona; non
prevede alcuna sanzione e non prevede alcun blocco dei provvedimenti
del governo che favorissero le società del premier.
4. Scorte.
Con l'obiettivo (giusto) di utilizzare meglio le forze di
polizia, il ministero dell'Interno ha tolto la scorta ad alcuni
magistrati (come Ilda Boccassini) che hanno condotto importanti
e pericolose indagini antimafia e hanno indagato su Silvio
Berlusconi e alcuni suoi amici. Come ha dichiarato il procuratore
generale Francesco Saverio Borrelli: «Sembra indiscutibile
che certe decisioni assunte debbano collocarsi nel quadro
di un'ostilità contro i magistrati che continuano il
lavoro di Mani pulite e che tengono alta nei confronti di
tutti, senza timori e senza guardare in faccia nessuno, la
bandiera della legalità».
...........................................................................................
22 agosto 2001
Convivere con la mafia
Pietro Lunardi, ministro delle
Infrastrutture, dichiara alla Versiliana: «Mafia e Camorra
ci sono sempre state e sempre ci saranno. Purtroppo ci sono
e dovremo convivere con questa realtà. Questo problema
non ci deve impedire di fare le infrastrutture. Noi andiamo
avanti a fare le opere che dobbiamo fare, e questi problemi
di Camorra, che ci saranno, per carità, ognuno se li
risolverà come vuole». Protesta Pina
Grassi, la vedova di Libero Grassi,
un imprenditore palermitano che non voleva «convivere
con la mafia» e per questo è stato ucciso. In
tv, Enzo Biagi chiede a Lunardi
di precisare le sue dichiarazioni. Il ministro, che per strade
e tunnel ha una vera ossessione, risponde: «Siamo costretti
a convivere con la mafia come con altre realtà, per
esempio i 7 mila morti sulle strade». Cosa nostra come
la nebbia in Val Padana.
10 agosto 2001
L'Economist e le banane
italiane
«La scorsa settimana la Camera italiana ha approvato
una legge che riguarda il falso in bilancio. è una
legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una
Repubblica delle Banane». The Economist, 10 agosto
2001
(Vedi il testo integrale dell'articolo
dell'Economist)
8 agosto 2001
Conflitto d'interessi, legge truffa
Filtrano le prime indiscrezioni sul disegno di legge che
Silvio Berlusconi ha fatto confezionare per risolvere
il suo conflitto d'interessi. Niente vendita obbligatoria
delle aziende. Niente blind trust per la Fininvest e le imprese
del Cavaliere. Invece che imporre scelte al Berlusconi imprenditore,
la nuova legge suggerisce qualche limitazione al comportamento
del governo. Dal cilindro di palazzo Chigi esce una Authority
composta da tre membri, nominati dai presidenti di Camera
e Senato. Il suo compito: controllare gli atti del governo
(i decreti legge, i decreti ministeriali, i regolamenti, ma
non i disegni di legge di iniziativa governativa - come quello
sul falso in bilancio) e controllare che non favoriscano le
aziende di Berlusconi. In questo caso, l'Authority può
aprire un'istruttoria, e alla fine sottoporre i suoi risultati
a un voto del Parlamento. In ogni caso, le decisioni del governo
non sarebbero bloccate, né
dall'Authority, né dal Parlamento. Una presa in giro.
2 agosto 2001
ROGATORIE PIU' DIFFICILI
Mentra la Camera approva la legge-colpo di spugna sul falso
in bilancio che salva Berlusconi da alcuni dei suoi processi,
al Senato passa, in prima lettura, un accordo
italo-svizzero sull'assistenza giudiziaria che renderà
più difficili le rogatorie
all'estero dei magistrati italiani. In concreto, tanto per
cominciare, documenti provenienti dalla Svizzera non potranno
essere utilizzati in alcuni processi in cui sono imputati
Berlusconi e i suoi amici.
luglio-agosto 2001
CONFLITTO D'INTERESSI: COSI' FAN TUTTI
C' è quello di Berlusconi, anzi, quelli
di Berlusconi (conflitti d'interessi economici, per le sue
molte aziende che possono essere favorite da atti del governo;
conflitto d'interessi mediatico: per le sue molte televisioni
e giornali che condizionano l'opinione pubblica; conflitto
d'interessi giudiziario: per i molti processi in cui è
imputato, su cui può intervenire cambiando le leggi
- come ha fatto sul falso in bilancio). Ma i conflitti d'interesse
ora si moltiplicano e si diffondono. Pietro
Lunardi è ministro delle Infrastrutture, ma
anche titolare di un'impresa di progettazione delle grandi
opere che il ministero deciderà. Carlo
Taormina è sottosegretario all'Interno, ma anche
avvocato che difende mafiosi e stragisti, e vorrebbe difendere
anche i poliziotti messi sotto accusa (per le violenze di
Genova) dal suo ministero. Così fan tutti: molti conflitti,
nessun conflitto.
luglio-agosto 2001
IL MANGANELLO DEL GOVERNO BERLUSCONI
Indro Montanelli, qualche giorno
prima delle elezioni di maggio, dichiarò: «Berlusconi
governerà nell'unico modo che conosce: con il manganello,
la menzogna e la corruzione». Noi di Società
civile pensammo: esagera; menzogna e corruzione sì,
ma il manganello...!
Sbagliavamo noi e aveva ragione lui. Ora Montanelli, uomo
vecchio e di destra, è morto e l'opposizione a Berlusconi
ha perso una voce che tanti più giovani e di sinistra
non sanno e non vogliono far sentire. E il manganello
si è, alfine, materializzato: a Genova i pochi violenti
sono stati lasciati agire indisturbati, i tantissimi pacifici
sono stati attaccati, picchiati, torturati, sequestrati. Per
alcuni giorni sono state di fatto sospese le garanzie costituzionali
e i diritti dei cittadini. Una situazione cilena. Da Garage
Olimpo, ha scritto il senatore Nando dalla Chiesa,
presente a Genova. Il "garantismo"
di Berlusconi e soci (ieri proclamato in difesa di tangentisti
e mafiosi) ora ha lasciato il posto alla sospensione dei diritti,
alle violenze commesse in divisa, agli arresti senza garanzia
alcuna, ai cittadini sequestrati e trasformati in desaparecidos.
Sì, aveva ragione Montanelli: Berlusconi sta governando
con la menzogna, la corruzione e il manganello.
A Genova era stata preparata
una strategia preventiva: il
Sisde (il servizio segreto civile)
aveva fornito informazioni sui gruppi violenti e la scelta
era quella di compiere fermi prima del G8, per ridurre al
minimo l'operatività sul campo dei nuclei più
estremisti. Invece sul campo la strategia è cambiata,
con la presenza a Genova di Gianfranco
Fini: è stata lasciata briglia sciolta ai Black
blokers e le polizie (non solo la ps, ma anche carabinieri
e guardia di finanza) si sono scatenate contro la maggioranza
dei manifestanti, cercando di dimostrare che il
Genoa social forum era un'accozzaglia
di comunisti violenti. è partita una manovra punitiva,
da resa dei conti.
Violentissima, cilena.
La polizia, i carabinieri,
che noi di Società civile abbiamo sempre sostenuto
perché almeno a partire dagli anni Ottanta sono stati
parte del movimento per la legalità, contro la corruzione
e la mafia, oggi (sotto il comando dei nuovi padroni della
destra italiana) hanno purtroppo mostrato un altro volto:
vendicativo, violento, di stile fascista. Sono comportamenti
di minoranza, che hanno sorpreso per primi i tanti poliziotti
e carabinieri che con abnegazione servono lo Stato e i cittadini.
Coloro che saranno riconosciuti colpevoli andranno severamente
e rapidamente puniti, per restituire fiducia ai cittadini
e onore ai tanti colleghi corretti. A Genova si è spezzata
la linea di fiducia tra polizie e cittadini, costruita con
anni di lotta alla mafia, alla corruzione, al terrorismo,
che sono costati anche morti morti. E ora? è da
ricostruire il rapporto tra cittadini e polizie. Sarà
possibile solo ancorando di nuovo il lavoro delle polizie
alle istituzioni, e non ai partiti.
Sono state chieste le dimissioni del ministro dell'Interno
Claudio Scajola. Ma Scajola nei
giorni del G8 era sparito, volatilizzato, si era già
auto-dimesso: il vero ministro dell'Interno era Gianfranco
Fini, piazzato nelle centrali operative di polizia
e carabinieri.
Il ministro della Giustizia Roberto
Castelli dice: «Io c'ero, a Bolzaneto (la caserma
di Genova che è diventata un nostrano Garage
Olimpo, ndr), e non ho visto le violenze. Ho visto
agenti sereni e civili». Ma dove guardava?
Il ministro degli Esteri Renato Ruggiero
dichiara che in Italia le persone non scompaiono. E
i dimostranti di Genova di cui non si hanno notizie? «Sono
giovani, saranno al mare».
La stessa frase che il generale Videla
pronunciò, in Argentina, a proposito dei desaparecidos.
Scarsi o nulli i risultati del G8 (quello degli otto
dentro la zona rossa). Due esiti sono però da segnalare.
Uno: a Berlusconi è piaciuto molto Putin
(sarà per i problemi di corruzione che hanno in comune
e per l'immunità giudiziaria che Putin ha subito concesso
al suo predecessore Boris Eltsin?).
Due: è nato un nuovo asse Italia-Usa, nel senso che
Berlusconi ha mostrato di voler sostenere i progetti di Bush
(scudo spaziale e non solo). Così indebolisce il fronte
europeo, rende in prospettiva l'Unione europea più
debole di fronte all'ingombrante alleato d'oltreoceano.
24 luglio 2001
TRAPPOLA BLU
Sapete da dove è nato il buco nei conti dello Stato?
Dalla superspesa sanitaria dei "governatori" regionali
di destra (prima di tutti Roberto Formigoni).
Ma anche dalla trappola Blu. Ricordate l'asta per le licenze
dei telefonini Umts? Il governo di centrosinistra contava
di guadagnarci almeno 50 mila miliardi. Invece scattò
il trappolone: Blu (presidente Giancarlo
Elia Valori, tra gli azionisti la Mediaset di Silvio
Berlusconi) si ritirò a sorpresa e alla fine
l'incasso fu di soli 23 mila miliardi. Ora è aperta
un'inchiesta giudiziaria e oggi, 24 luglio, è previsto
il primo interrogatorio, quello di Valori.
19 luglio 2001
Falso in bilancio, colpo di spugna/1
Si diceva: andrà al governo e prima o poi farà
delle leggi per salvarsi dai processi. Sbagliato: non prima
o poi, ma subito. Silvio Berlusconi
non aspetta neppure qualche mese, così, per simulare
decenza. Le commissioni Finanza e Giustizia della Camera hanno
approvato, con l'opposizione del centrosinistra, una riforma
del falso in bilancio ( è il reato che gli viene contestato
nei tre processi più rischiosi tra quelli che Berlusconi
ha in corso): da "reato di pericolo" diventa "reato
di danno", se non arreca danno patrimoniale a soci e
creditori ha pene ridotte (massimo 1 anno e 6 mesi), se riguarda
una società non quotata si procede soltanto per querela
di parte, non potranno più essere disposte intercettazioni
telefoniche, i termini per la prescrizione sono accorciati,
le informazioni omesse o false dovranno essere "rilevanti"
(?).
Niccolò Ghedini, uno degli avvocati di Berlusconi
che Silvio ha fatto eleggere deputati, ha fatto passare, in
più, una clausola d'oro: sono affidate al governo (cio
è a Berlusconi) le norme transitorie per i procedimenti
penali in corso (cio è i processi in cui è imputato
Berlusconi). Giustizia fai-da-te.
Luglio 2001
LA BANDA DEL BUCO
Ma quant' è il buco nei conti dello Stato? Il ministro
dell'economia Giulio Tremonti
ogni giorno ne dice una diversa: c' è la versione mini,
per i documenti ufficiali; c' è la versione midi, per
la stampa (almeno a giorni alterni); e c' è la versione
maxi, per la propaganda. Perfino le autorità dell'Unione
europea (con plauso del "Financial times") hanno
tirato le orecchie al responsabile italiano dell'Economia:
ma come, dobbiamo venire a sapere le cifre dei conti italiani
dalla tv?
17 luglio 2001
GIURARE IL FALSO PER SILVIO
Condannati due stretti collaboratori di
Silvio Berlusconi: Marinella
Brambilla, ex segretaria del Berlusconi imprenditore
e attuale segretaria del Berlusconi presidente del Consiglio;
e Niccolò Querci, ex segretario
di Marcello Dell'Utri, poi collaboratore
di Berlusconi e oggi vicepresidente di Rti-Mediaset. Sono
stati condannati a due anni e mezzo di reclusione (il doppio
della pena chiesta dal pubblico ministero) per falsa testimonianza:
per aver mentito, sotto giuramento, ai fini di occultare un
"grave indizio" della "responsabilità
personale" di Berlusconi nel pagamento di tangenti alla
Guardia di finanza. Hanno giurato il falso, secondo la sentenza,
quando hanno sostenuto che Berlusconi non incontrò
Massimo Maria Berruti a Palazzo
Chigi, nel 1994, per accordarsi con lui sulle mosse da fare
nei confronti dei finanzieri, ex colleghi di Berruti, da convincere
a non fare il nome di Berlusconi a proposito delle tangenti
Mondadori.
Luglio 2001
AVVOCATI, è CARNEVALE!
Due sentenze fanno reagire il mondo politico. Corrado
Carnevale, il giudice ammazzasentenze tanto amico di
Andreotti, è condannato a sei anni, in appello, per
concorso esterno in associazione mafiosa. I neofascisti Delfo
Zorzi, Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni sono condannati
all'ergastolo per la strage di Piazza Fontana (12 dicembre
1969, 32 anni fa). Scattano subito i commenti di
Gaetano Pecorella (avvocato di Zorzi, deputato di Forza
Italia, presidente della commissione Giustizia della Camera):
"è una sentenza politica". E di Carlo
Taormina (avvocato di Maggi, deputato di Forza Italia,
sottosegretario all'Interno): "Con la penna rossa si
sta riscrivendo la storia d'Italia".
Per fortuna ci pensa il ministro della Giustizia, il leghista
Roberto Castelli, a tirare le orecchie ai due (che
i tanto vituperati leghisti siano alla prova dei fatti la
parte migliore della coalizione di destra?): "All'interno
del governo dovrà esserci una riflessione approfondita:
molte delle persone che fanno queste dichiarazioni sono avvocati,
quindi in qualche modo sono coinvolte in queste vicende".
Il conflitto d'interessi, nella Repubblica delle Banane, dilaga,
si diffonde, diventa un titolo di merito.
Al di là degli strepiti dei due avvocati-politici,
restano due fatti (inquietanti): il presidente della prima
sezione della suprema Corte di cassazione, che negli anni
ha cancellato decine e decine di condanne nei processi di
mafia, di stragi ed eversione, è riconosciuto colpevole
di essere stato in combutta con Cosa nostra; e la madre di
tutte le stragi italiane è addebitata ai neofascisti,
ma con una regia di Stato. Bel Paese, l'Italia...
Giovedì 21 giugno 2001
GIUSTIZIA, è ARRIVATA LA SIGNORA
VESPA
Ministro, lo sappiamo, è l'ingegner
Roberto Castelli, leghista, esperto di acustica (ha
un'azienda si occupa, appunto di isolamento acustico). Come
sottosegretario ha però a disposizione un tecnico che
di giustizia se ne intende, Iole Santelli,
che, a scanso d'equivoci, proviene dalla sudio di Cesare
Previti. Se non basta, c' è il consiglio di
gabinetto, dove è stata chiamata Augusta
Iannini, fino a oggi magistrato a Roma. Chi è
Iannini? è la moglie di Bruno
Vespa, ma questi sono fatti suoi. Sono invece fatti
nostri le vicende in cui Iannini è coinvolta. è
stata indagata a Perugia (sede competente a giudicare sui
magistrati di Roma) per abuso d'ufficio e rivelazione di segreti
d'ufficio, a proposito dell'inchiesta Tav (Alta velocità);
nel 1999, comunque, la sua posizione è stata archiviata.
Ma Iannini è stata soprattutto uno dei protagonisti
del famoso incontro al bar Tombini di Roma: nel gennaio 1996,
quando la procura di Milano stava indagando sulle toghe sporche
romane (Renato Squillante e soci,
oggi sotto processo per aver venduto e comprato sentenze per
favorire Silvio Berlusconi),
al bar Tombini si trovano, a confabulare della situazione
nel palazzo di giustizia, i magistrati Renato Squillante,
Augusta Iannini, Roberto Napoletano,
insieme all'avvocato
di casa Berlusconi Vittorio Virga.
I quattro scoprono in un portacenere una microspia: i magistrati
di Milano li stavano intercettando, temendo che stessero discutendo
della (e interferendo sulla) delicatissima indagine in corso
sul palazzo di giustizia di Roma e le sue toghe sporche. Ora
uno dei quattro del bar Tombini è al ministero della
Giustizia. Chissà che cosa consiglierà, se si
dovrà discutere, un domani, di iniziative da prendere
nei contronti dei magistrati di Milano...
Mercoledì 20 giugno 2001
SI COMINCIA GIA' A PARLARE DI
AMNISTIA
Gli avvocati di Silvio cominciano già a parlare di
amnistia per Tangentopoli. Ieri ci ha provato Memmo
Contestabile. Berlusconi ha detto che lui di amnistia
non ha parlato: certo, altrimenti perché pagare (e
far eleggere) tanti avvocati? La proposta Contestabile è
indecente: non solo perché sarebbe la pietra tombale
su Tangentopoli, non solo perché sembra fatta su misura
per il suo padrone Silvio, ma anche perché premierebbe
i colletti bianchi politici, funzionari, imprenditori
discriminando i poveri cristi che affollano le carceri
per tanti altri reati anche meno gravi della corruzione. Fra
l'altro: che Tangentopoli non sia finita, ma sia più
in corso che mai, è dimostrato dalle tante indagini
su mazzette e corruzione aperte in questi mesi (qualcuna la
trovate raccontata in questo sito, vedi per esempio la storia
di De
Carolis, o quella di Formigoni!).
Mercoledì 13 giugno 2001
IL GRANDE RITORNO
Sono tornati, questo è chiaro. Ma non hanno neppure
cercato di mascherarlo: hanno messo le stesse persone negli
stessi posti, come nei governi di pentapartito degli anni
Ottanta: Maurizio Sacconi (ex
Psi) è tornato a fare il sottosegretario al Lavoro,
Francesco Nucara (Pri) è
tornato (dopo qualche disavventura giudiziaria) a fare il
sottosegretario ai Lavori pubblici,
Margherita Boniver è tornata
a fare il sottosegretario agli Esteri, Francesco Colucci
(ex Psi) è di nuovo (dimenticati arresti e processi)
questore della Camera. Alcuni hanno fatto carriera e sono
passati dalle seconde e terze file alla prima: Giuseppe
Pisanu (ex sottosegretario democristiano) è
ministro per l'attuazione del programma di governo (che dev'essere
qualcosa di simile alla musiliana Azione Parallela). E poi
c' è Carlo Giovanardi,
c' è il democristiano doc Claudio
Scajola... Il pentapartito degli anni Ottanta, più
i fascisti (Gianfranco Fini, Maurizio
Gasparri, Mirko Tremaglia, Gianni Alemanno...). E i
leghisti, naturalmente... (vedi i ritratti nel Catalogo
dei parlamentari).
Lunedì 11 giugno 2001
IL GOVERNO DELLA VERGOGNA
Giurano i ministri del secondo governo Berlusconi. è
reso noto l'elenco dei sottosegretari. Nomi da far rimpiangere
la cosiddetta Prima Repubblica. Solo qualche esempio, per
cominciare. Ministro dell'Interno è Claudio
Scajola, uno che ha conosciuto le celle del carcere
perché, coinvolto nello scandalo dei casinò,
fu arrestato e rinchiuso per mesi a San Vittore (vedi alla
pagina Catalogo dei parlamentari,
lettera S). Tra i sottosegretari all'Interno, Antonio
D'Alì, uno che ha avuto come fattore il boss
di mafia Matteo Messina Denaro, uno degli attuali capi di
Cosa nostra. E una grande tenuta di famiglia, a Castelvetrano,
dopo essere passata di mano è stata confiscata, perché
ritenuta proprietà di Totò Riina (vedi il
Catalogo dei parlamentari, lettera D). Alla Difesa c'
è il piduista Antonio Martino
(vedi il Catalogo, lettera M)...
Venerdì 1 giugno 2001
GRILLI E LUPI, POVERO PARLAMENTO
Il senatore Luigi Grillo (Forza
Italia) ha appena messo piede a Palazzo Madama e già
riceve un avviso di garanzia e un invito a comparire, spedito
dalla procura di Milano, per una truffa da 100 miliardi. Altri
due parlamentari di Forza Italia, i deputati Maurizio
Lupi e Antonio Verro,
che fanno riferimento a Comunione e liberazione e alla Compagnia
delle opere, ricevono la notizia che la procura di Milano
ha chiesto per loro un rinvio a giudizio per truffa e falso.
La storia è di qualche mese fa: Lupi e Verro, assessori
a Milano, hanno fatto approvare al Comune la concessione della
cascina San Bernardo, che doveva diventare un centro polivalente
con finalità sociali. Invece, con un cambio al volo,
la cascina è stata trasformata in una struttura sanitaria
privata da 20 posti, naturalmente affidata agli amici della
Compagnia delle opere. L'indagine era in corso da tempo,
la richiesta di rinvio a giudizio era prevedibile. Eppure
i due sono stati candidati, sono gli unici due assessori milanesi
approdati in Parlamento: sarà un caso?
Giovedì 31 maggio 2001
LA MADONNA DI CASINI
Apre la Camera dei deputati. Eletto presidente
Pierferdinando Casini, che nel suo discorso d'insediamento
ringrazia la Madonna. Forse dovrebbe
ringraziare Antonio Di Pietro
(del resto, Di Pietro, ai tempi di Mani pulite, non era chiamato
"la Madonna"?): senza l'azione del magistrato che
fece fuori le prime e seconde file dei politici democristiani,
Pierferdi, portaborse di Forlani e uomo di terza fila, non
sarebbe mai arrivato alla terza carica dello Stato.
Giovedì 31 maggio 2001
PRIMO GIORNO, PRIMO ARRESTO
Primo giorno, primo arresto. Appena aperta la Camera, è
arrestato Gianstefano Frigerio,
ex democristiano (come Casini), ex cassiere delle tangenti
della Dc lombarda, tre volte arrestato, con tre condanne definitive
sul groppone. Tutto ciò non gli ha impedito di diventare
consigliere politico di Silvio Berlusconi fin dalla nascita
di Forza Italia, e direttore del centro studi del partito.
Come mai Berlusconi gli ha dato una candidatura sicura, in
Puglia, malgrado fosse un condannato definitivo, in attesa
soltanto che il giudice dell'esecuzione terminasse i conteggi
della pena? Evidentemente Frigerio è uomo ancora potente,
con ancora tante cose da dire o da tacere (ricordate "l'Italia
dei ricatti" di cui parlava Gherardo
Colombo in una sua famosa intervista?).
Mercoledì 30 maggio 2001
PERA SOTTO LE PARTI
Eletto il nuovo presidente del Senato. A sorpresa, non è
Domenico Fisichella (che se ne va sbattendo la porta), ma
Marcello Pera, che si stava preparando
per diventare invece ministro della Giustizia. Pera fa il
suo discorso (con una mano in tasca: l'etichetta istituzionale,
o la buona educazione, non sono più di moda) e lo applaude
anche l'opposizione. Ma che cosa c' è da applaudire?
L'affermazione secondo cui sarà un presidente al di
sopra delle parti? Ma Pera ha affermato, per esempio, che
darà alla Rai una guida finalmente competente: è
questo essere sopra le parti? Con quell'affermazione ha già
giudicato (incompetente) il Consiglio d'amministrazione in
carica, si è arrogato un diritto che non è del
presidente del Senato, ma semmai della Commissione bicamerale
di vigilanza.
Lunedì 28 maggio
PREVITI-FININVEST E MANCA-RAI
Udienza interessante (naturalmente i giornali non ne hanno
parlato) al processo toghe sporche-Sme. Il processo è
quello in cui alcuni imputati (tra cui
Silvio Berlusconi e Cesare Previti)
sono accusati di aver comprato le sentenze di alcuni giudici
romani (tra cui Filippo Verde).
è interrogato, come testimone,
Enrico Manca, ex dirigente del Psi ed ex presidente
della Rai. Il pubblico ministero Ilda
Boccassini gli chiede dei suoi rapporti con Previti.
E Manca, a sorpresa, tira fuori una storia inedita: Previti
negli anni Ottanta mi ha costituito e poi gestito un "tesoretto"
in Svizzera. Manca si affretta a spiegare: erano 400 milioni
di mia madre, 800 milioni provenienti dalla vendita di una
casa... «Quando c'era bisogno di soldi in Italia, gli
chiedevo di trasferirmeli e ciò avveniva con il sistema
delle compensazioni». Tutto ciò, fino al marzo
1996, quando Previti è messo sotto inchiesta e il giudice
Renato Squillante viene arrestato. «Allora chiusi
quel conto». Curioso: Previti, l'avvocato della Fininvest,
accende e gestisce un tesoretto a Manca, presidente della
Rai. Come se Previti fosse un banchiere privato, un gestore
di capitali. E proprio nel periodo in cui la Rai abbassa il
livello di competizione, di mercato e di programmazione, con
le reti Fininvest. Curioso, no? (Ps: il giudice Verde fu quello
che emise la sentenza secondo cui Manca, il cui nome era stato
ritrovato negli elenchi della P2, non apparteneva alla P2).
Mercoledì 23 maggio 2001
BERLUSCONI SU FALCONE
Silvio Berlusconi fa pubblicare
sul Foglio un suo articolo su Giovanni
Falcone, nell'anniversario della strage di Capaci.
Un articolo furbo, istituzionale, pieno di elogi per "un
grande italiano", "un magistrato competente e coraggioso".
Non senza qualche sottolineatura: contro le "generalizzazioni
ideologiche" e le "propalazioni a sfondo calunnioso".
è il solito gioco, mettere Falcone contro i Caselli
e i magistrati antimafia di oggi: Falcone (morto) è
buono, i magistrati di oggi (vivi) sono cattivi. Tranne Piero
Grasso, il procuratore che ha preso il posto di Caselli a
Palermo, a cui Berlusconi riconosce il merito di aver "lanciato
un composto allarme" contro la criminalità.
Certo, anche Falcone ha un difetto: fece il maxiprocesso di
Palermo. Ma, scrive Berlusconi, il maxiprocesso fu "una
scelta difficile legata all'emergenza determinata dalle guerre
di mafia": come a dire che oggi, non essendoci guerre
di mafia in corso, un maxiprocesso non sarebbe da fare. Finita
l'"emergenza", è tempo di "composti
allarmi".
Domenica 20 maggio 2001
LIBRI, CONFLITTO D'INTERESSI
Salone del Libro di Torino. Ennesimo
caso di conflitto d'interessi: oltre a quello nei campi della
giustizia, delle tv, delle assicurazioni, delle banche, dei
giornali, dell'edilizia eccetera eccetera... c' è anche
l'editoria libraria. Alcuni editori (tra cui Mondadori,
di proprietà di Silvio Berlusconi) sono favorevoli
ai supersconti sui libri, praticati dalla grande distribuzione;
altri editori (soprattutto quelli piccoli) sono contrari,
perché i supersconti favorisconi pochi best-seller,
finiscono per penalizzare invece i libri di catalogo e i piccoli
editori, e uccidono le librerie. Quando si dovrà fare
una legge sul settore, da che parte si schiererà Berlusconi?
Giovedì 17 maggio 2001
IL PROGRAMMA DELLA CARLUCCI
Gabriella Carlucci, deputata appena
eletta a Trani, è intervistata dal Corriere della
sera. L'occhiello dell'articolo promette: «I piani
di Gabriella Carlucci dopo l'elezione con Forza Italia».
Avrà piani legislativi per lo spettacolo? per la cultura?
per lo sport, al quale è tanto affezionata? No. I suoi
piani sono: tornare alla Rai e condurre un nuovo programma
televisivo. Proprio così! Dichiara la onorevole Carlucci:
«Coltivo un sogno. Tornare in Rai, lasciare la Mediaset
comunista dove non paga la bravura ma soltanto essere in linea
con chi comanda» (e cio è Giorgio Gori, Maurizio
Costanzo...). Dunque, Mediaset è comunista, secondo
la onorevole, che, dopo essersi lamentata con l'intervistatore
per le «grandi facilitazioni» che hanno avuto
sulle reti Mediaset le colleghe Alessia Marcuzzi e Cristina
Parodi, rivela che vorrebbe fare in Rai «un programma
di informazione e intrattenimento».
Se tutti gli eletti in Parlamento avessero «piani»
simili, pensate gli scavalcamenti di carriera e le vendette
contro i colleghi che hanno avuto la sfortuna di non essere
stati eletti al Parlamento... Gli elettori di Trani ora sanno
a che cosa è servito il loro voto.
Mercoledì 16 maggio 2001
LA STORIA SECONDO ROCCO
Intervista di Rocco Buttiglione
sulla Stampa. «C' è molto da cambiare
nei programmi scolastici e nei libri di testo. I giovani non
devono studiare la storia universale, ma innanzitutto quella
del loro paese. Inseguendo un astratto cosmopolitismo, si
annoiano. Devono capire la cultura in cui sono nati. Per esempio
il cristianesimo. Roma è piena di chiese. Un ragazzo
che sta a Roma deve decifrare le pietre di Santa Sabina, e
da lì risalire ai precedenti latini, e greci... I programmi
del governo di sinistra avevano un approccio mondialista puntato
tutto sulla storia sociale, che non fa capire quel che è
accaduto prima... La storia va rivisitata. I giovani vanno
aiutati a fare un bilancio critico. Anche sul fascismo. Bisogna
spiegare ai giovani perché i loro nonni sono stati
fascisti, aiutarli a capire come il fascismo e il nazismo
siano sorti nell'ottica della lotta al comunismo. Occorrerà
spiegare che alcuni resistenti hanno inteso combattere una
guerra di classe... E spiegare perché la maggioranza
degli italiani abbia atteso la liberazione senza schierarsi».
Giovedì 10 maggio 2001
ROSSELLA IN CAMPAGNA
Esce, tre giorni prima delle elezioni politiche, il settimanale
Panorama. Editore: Berlusconi.
In copertina: Berlusconi. All'interno, campagna elettorale
per Berlusconi. Panorama, nelle mani di Rossella,
è ridotto a strumento di campagna elettorale per il
target medio-alto, mentre "Una storia italiana",
inviato gratis per posta a tutte le famiglie d'Italia, racconta
l'epopea del nostro Kim Il Sung e copre il target basso.
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