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Repubblica delle Banane

Diario di regime


Andy Warhol, Banane

 

24 ottobre 2002
Bruno Vespa, l'agguato



Bruno Vespa organizza un teleagguato ad Antonio Di Pietro. Lo invita nel suo salotto tv di Porta a porta e lo dà in pasto agli altri ospiti, scelti accuratamente tra i fan più sfegatati di Silvio, primo fra tutti il presidente dei senatori di Forza Italia Renato Schifani da Palermo (a cui è stata assegnata una delle scorte tolte ai magistrati antimafia). Imparata la lezione di Elio Vito, Schifani e i suoi sodali parlano a raffica, interrompono gli interlocutori, attaccano Mani pulite e i magistrati «comunisti», accusati di aver «massacrato» un'intera classe politica usando «prove false». Scaricano, commenta Gian Carlo Caselli, «una quantità industriale di fango e di menzogne». «Vespa ha dimostrato di essere il sottosegretario alla propaganda di Berlusconi», dichiara il senatore Nando dalla Chiesa. Che ricorda il particolare conflitto d'interessi che coinvolge il giornalista: è schieratissimo autore della casa editrice di Berlusconi, che da anni lo paga con sostanziosi anticipi per i suoi libri; nello stesso tempo vorrebbe sembrare l'imparziale gestore del telesalotto di Porta a porta, quello dove Berlusconi arriva con le sue cartine, in campagna elettorale, a spiegare le grandi opere che farà in Italia dopo la vittoria. Il frastornato presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Gennaro, presente in trasmissione, nei giorni seguenti non può far altro che constatare e denunciare l'esistenza di «un piano per delegittimare i magistrati». Infatti, dopo il programma, scattano le anticipazioni del nuovo libro di Vespa, "La scossa", in cui Berlusconi gli dichiara che Mani pulite è stata una guerra civile condotta dalla «sinistra giudiziaria» per uccidere le forze democratiche italiane.

12 novembre
Il senatore va (quasi) in galera

La scena sarebbe buffa, se non fosse drammatica. I carabinieri vanno ad arrestare un signore di Napoli accusato di frode: avrebbe rubato fondi dell'Unione europea. La procura della Repubblica napoletana, dopo mesi di indagini, è convinta di aver raccolto elementi d'accusa che impongono l'arresto. Il giudice li esamina e decide: sì, è necessario proprio arrestare. Il signore accusato di truffa, che si chiama Salvatore Marano, va su tutte le furie: ma come vi permettete? Io il 13 maggio scorso sono stato eletto nelle liste di Berlusconi, io sono un senatore della Repubblica. I carabinieri verificano: è vero. Salutano e se ne vanno. Subito scoppia una scandalo: perché un indagato per truffa si è messo al sicuro facendosi eleggere senatore? Ma no: tale Pasquale Giuliano, responsabile campano giustizia di Forza Italia, s'indigna e protesta perché i magistrati si sono permessi di (quasi) arrestare un senatore!

28 ottobre

Arriva il paciere
Sulla giustizia interviene Francesco Rutelli: «Basta con le risse». I magistrati sono ogni giorno attaccati da Berlusconi e dai suoi uomini, sono accusati di «complotto» contro la democrazia, di aver fatto Mani pulite come una «guerra civile» per azzerare le «forze democratiche e occidentali». Ogni giorno la legalità è offesa, dileggiata, colpita, ferita. Giace a terra in una pozza di sangue, mentre chi l'ha colpita, in Parlamento e alla tv, ridacchia soddisfatto e annuncia pubblicamente che in futuro bisognerà fare di più. E il leader del centrosinistra arriva e dice: «Basta con le risse».
Forse è anche per questo, per questa opposizione debole e confusa, che l'Italia – Paese in cui tutte le reti televisive e gran parte della stampa sono ormai nelle mani di Berlusconi – è arrivata al regimetto delle banane.

26 ottobre

Rientro dei capitali: un regalo alla Fininvest

Il Parlamento vota, in fretta e furia, la fiducia sul decreto sull'introduzione anche in Italia dell'euro. Dentro, c'è la sorpresa: le norme che favoriscono il rientro dei capitali illegalmente trasferiti all'estero. Un aiuto al riciclaggio del danaro sporco. Un regalo agli evasori fiscali. Anzi, un premio: chi ha rispettato le leggi e tenuto i suoi soldi, poniamo 1 miliardo, in Italia, ha pagato 500 milioni di tasse; chi il suo miliardo lo ha nascosto all'estero non solo non ha subito l'inflazione, ma oggi sulla base di questo decreto paga di tasse solo 25 milioni. Perfino il Verde Marco Boato, che ai tempi della Bicamerale non era troppo distante dalle posizioni di Berlusconi sulla Giustizia, oggi dichiara: «Questa operazione è uno scandalo di proporzioni gigantesche, è un'autentica vergogna nazionale, è un'immane offesa allo Stato di diritto». Sorpresa nella sorpresa, la sanatoria non vale soltanto per il passato, ma garantisce anche uno scudo fiscale per i prossimi cinque anni: chi paga (poco) oggi, per il prossimo quinquennio può evadere allegramente il fisco, tanto è sicuro che nessuno lo controllerà. Insomma, vale la pena di inventarsi un rientro di capitali, anche se non li si è mai esportati. Ma perché tanta fretta, perché il governo ha posto addirittura la fiducia? Questa sanatoria potrebbe essere utilizzata anche dalla Fininvest di Berlusconi per riportare a bilancio i soldi del suo comparto estero segreto, quello sotto inchiesta a Milano...

24 ottobre

L'onorevole Carlucci, ancora

Mattina di fuoco per la deputata Gabriella Carlucci, quella che ha ben chiaro il suo programma. A bordo della sua auto, una fiammante Porsche Carrera argento, mentre parla al cellulare si distrae e in via del Tritone tampona un jumbo tram. Invece di fermarsi, scappa a tutta velocità, imboccando una corsia preferenziale vietata alle auto private: ma per di più l'imbocca contromano. Piomba in piazza del Parlamento, cerca posto nel parcheggio riservato, non lo trova, abbandona l'auto in curva e sparisce nell'edificio della Camera. Poi spiega: «Avevo fretta, dovevo arrivare in Aula».

24 ottobre

Lunardi, l'appello
Per uno scontro frontale tra due camion, va a fuoco il tunnel del Gottardo. Il ministro Lunardi, specialista in tunnel, dopo la sciagura dichiara: «Non criminalizziamo i trafori».

21 ottobre

L'assoluzione e l'onore
La Corte di cassazione assolve Silvio Berlusconi dall'accusa di corruzione, per le tangenti pagate alla Guardia di finanza. E Berlusconi chiede con una lettera al Corriere che, dopo tanti attacchi, gli sia restituito l'onore. Ma, intanto, Berlusconi è ancora indagato o imputato in altri processi. Ed è stato condannato a 2 anni e 4 mesi (anche se poi la pena è stata prescritta) per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, passati attraverso la società estera All Iberian. Nel processo per le tangenti alla Guardia di finanza è stato assolto, ma non lo sono stati però i suoi coimputati, il direttore dei servizi fiscali Fininvest Salvatore Sciascia e il suo avvocato Massimo Maria Berruti, né gli uomini della Guardia di finanza coinvolti nella vicenda. Dunque la corruzione c'è stata, le tangenti per addomesticare i controlli fiscali alla Mondadori, a Videotime e a Mediolanum sono state pagate. Se davvero di quelle mazzette non sa niente, Berlusconi è stato ingannato e tradito dai suoi collaboratori. Perché allora non ha cacciato Berruti, ma anzi lo ha fatto diventare deputato?

18 ottobre
Lunardi, le strade, i tunnel
I conflitti d'interesse sono come le ciliege: uno tira l'altro. Quello del presidente del Consiglio, noto in tutta Europa, tira il conflitto del ministro delle Infrastrutture, Pietro Lunardi: il ministro è infatti titolare di un'impresa di progettazione, la Rocksoil, che lavora per il ministero. E il conflitto di Lunardi ora tira quello dell'appena nominato commissario dell'Anas, Vincenzo Pozzi: Pozzi ha concesso alla Rocksoil di Lunardi appalti per miliardi. L'Anas, l'ente nazionale per le strade, gestisce ogni anno lavori per circa 3-4 mila miliardi. Dopo le dimissioni del suo presidente, Giuseppe D'Angiolino, Lunardi la riporta sotto il diretto controllo del suo ministero, per affrontare la stagione di grandi opere promessa da Silvio Berlusconi. Arriva Pozzi, fino a ieri amministratore delegato della Rav (Raccordo autostradale Valle d'Aosta). Ebbene, Pozzi ha affidato alla Rocksoil di Lunardi l'incarico di progettare il raccordo autostradale valdostano e le gallerie della Rav: consulenze per almeno 7 miliardi. Siamo così di fronte a un conflitto d'interessi circolare: Pozzi dà incarichi professionali miliardari al Lunardi-progettista, Lunardi-progettista diventa ministro, il Lunardi-ministro nomina Pozzi presidente dell'Anas.

17 ottobre
Taormina bifronte
L'ultima (dopo rogatorie, falso in bilancio, rientro dei capitali, taglio delle scorte...) riguarda l'avvocato-sottosegretario all'Interno Carlo Taormina. Con l'assegnazione delle deleghe di governo, gli sono state affidate le competenze in materia di lotta a racket e usura, e di sostegno alle vittime della criminalità. Così si verificherà la seguente situazione: l'avvocato Taormina, difensore di mafiosi, in quanto sottosegretario deciderà anche come assegnare i fondi alle vittime dei suoi clienti. Un lavoro a ciclo continuo. Non solo: il sottosegretario Taormina si dovrà occupare dei commercianti che subiscono il pizzo, magari lo stesso pizzo estorto da qualcuno dei suoi difesi. Situazione imbarazzante. Tanto che è stata divulgata in modo da non farla capire. Il 15 ottobre un comunicato stampa del ministero dell'Interno ha diffuso la notizia che a Taormina era affidata la delega «alla libertà civile e all'immigrazione». Sulla Gazzetta ufficiale del 17 ottobre, però, ecco spuntare un «altresì»: «Il sottosegretario di Stato Onorevole Carlo Taormina è altresì delegato per le materie relative al coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, e al coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso, di competenza dei rispettivi commissari». Che cosa farà ora Taormina, difensore del boss del contrabbando Francesco Prudentino, quando dovrà occuparsi delle vittime dei contrabbandieri, tra cui magari poliziotti, carabinieri o finanzieri uccisi in Puglia dalle cosche? E che peso ha avuto il sottosegretario-avvocato nella delegittimazione di Tano Grasso e nel suo allontanamento di fatto dall'incarico di commissario antiracket?

16 ottobre 2001
Promosso e punito
Dieci anni fa aveva chiesto di essere trasferito. Negli ultimi anni gli avevano sottoposto numerose offerte, che lui ha sempre rifiutato. Il 16 ottobre un fax di poche righe gli ha comunicato che doveva fare subito le valige. è la curiosa storia di Domenico Salvemini, avvocato generale dello Stato nel distretto giudiziario di Milano, promosso "con effetto immediato" a capo dell'Avvocatura generale di Brescia. Uno scatto apprezzabile, senonché lo stimato giurista milanese non aveva mai chiesto di essere allontanato da Milano. Le perplessità su questa vicenda nascono dal fatto che Salvemini è "parte civile pubblica" - cioè rappresenta gli interessi dello Stato - in processi delicati, quelli del filone "toghe sporche" che vedono implicati fra gli altri Silvio Berlusconi e Cesare Previti: il caso Sme (nato dalle rivelazioni di Stefania Ariosto) e il Lodo Mondadori (l'arbitrato che consentì a Berlusconi di impadronirsi della casa editrice). Processi complessi, che costeranno molta fatica al successore di Salvemini, probabilmente costretto a studiarsi da zero migliaia di carte. Secondo problema: in seguito a una sentenza di Cassazione del 2000, l'avvocatura dello Stato dipende dalla presidenza del Consiglio. Cioè da Berlusconi: che - per chi volesse ancora tenere il conto dei conflitti di interesse che lo riguardano - veste allo stesso tempo i panni di imputato e controllore della parte civile pubblica. Il caso è stato sollevato alla Camera dai Ds Luciano Violante e Anna Finocchiaro. Il ministro dei rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi (Ccd), ha risposto il 18 ottobre. Secondo Giovanardi, "il presidente del Consiglio non c'entra assolutamente nulla", la promozione è avvenuta seguendo l'iter di legge e non ci sarà "alcuna conseguenza sui processi in atto a Milano". Il ministro ha anche assicurato che Salvemini potrà affiancare il suo sostituto nei processi aperti e che non ci sarà alcun ritardo. Procedura regolare, dunque: proposta dell'Avvocato generale dello stato, decreto del capo dello Stato, controfirma del presidente del Consiglio, parere favorevole di un organo di autogoverno simile al Csm. Resta solo una domanda: perché nessuno si è occupato di interpellare l'interessato, rispolverando una domanda di trasferimento (a Milano) vecchia di dieci anni? (mp)

15 ottobre
L'Italia contro l'Occidente
Il settimanale statunitense Business Week scrive: «Dopo gli attacchi dell'11 settembre contro gli Usa, Stati e governi in America ed Europa si sono precipitati a dare nuovo impulso alla cooperazione internazionale nel campo delle inchieste penali, a condividere informazioni sui conti correnti usati dalle reti terroristiche e a rendere più severe le leggi contro il riciclaggio e gli altri reati finanziari. Eppure, con grande costernazione delle sue autorità giudiziarie, c'è un Paese che sta marciando in direzione opposta: l'Italia. E a guidare la carica è niente di meno che il suo presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il 3 ottobre il governo di Berlusconi ha approvato una legge che renderà più difficile per i magistrati italiani investigare su flussi finanziari internazionali sospetti. Un altro provvedimento, approvato il mese scorso, depenalizzerà parzialmente il falso in bilancio, abbreviando i termini per la prescrizione, e riducendo sensibilmente le pene per i colpevoli. (...) Non è un segreto che la legge beneficerà anche e in maniera diretta Berlusconi, provocando il deragliamento dei processi avviati contro di lui per frode fiscale, falso in bilancio e corruzione».

10 ottobre

Le bugie hanno le gambe corte
Viaggio di Berlusconi a Bruxelles. Uno degli obiettivi: far dimenticare la brutta figura di Berlino. Berlusconi incontra i membri della Commissione europea e il suo presidente Romano Prodi. Poi confida ai giornalisti: «Ho fatto un'esposizione sommaria della Finanziaria e ho trovato un'ottima accoglienza sia di Prodi che di Solbes». è una notizia, visto che il giudizio dell'Europa sul budget italiano sarà il punto cruciale di un confronto aspro e sotterraneo sul Patto di Stabilità. Peccato che i giornalisti facciano qualche verifica. Prodi: «Non ne abbiamo parlato affatto». Solbes, responsabile delle politiche economiche dell'Unione: «Non ho espresso alcun giudizio sulla Finanziaria italiana, che valuterò insieme al programma di stabilità». A fine giornata, Berlusconi è costretto a correggersi: «Io ho illustrato l'azione di governo, Prodi e Solbes mi hanno ascoltato in silenzio». Non era rimasto in silenzio invece Neil Kinnock, vicepresidente inglese della Commissione, che aveva rivolto a Berlusconi una raffica di domande sulla sua concezione dei rapporti con l'Islam e sul suo conflitto d'interessi. Alla conferenza stampa finale, poi, il clima è perfino peggiore. La stampa straniera, a differenza di quella italiana, a Berlusconi rivolge domande: «Perché volete fare un monumento a Mussolini a Salò?». «Ci dice che cosa pensa veramente dell'Islam?». «Ha sentito le voci che circolano a Bruxelles secondo le quali si dovrebbe dimettere perché indegno di guidare un grande Paese?». «Presidente Prodi, ha spiegato a Berlusconi che le sue dichiarazioni sono state un danno all'Europa?». «è vero che un solo aeroporto italiano ha il radar di terra in funzione?». Berlusconi si difende: «Sull'Islam mi attribuite frasi mai dette. Riferitevi ai miei discorsi, non alle favole». «Sulle rogatorie si è messo in moto un club delle menzogne, non è vero che la legge favorirà pedofili e mafiosi». La conferenza stampa finisce tra brusii di disapprovazione e perfino un fischio.

7 ottobre
Bush attacca, Silvio è snobbato all'estero
Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush attacca l'Afghanistan senza avvisare di persona il premier italiano, come aveva fatto invece con gli altri alleati europei, né ha messo l'Italia in prima fila nei ringraziamenti. Riceve Berlusconi a Washington solo dopo una lunga attesa. In Europa, a Berlusconi non va meglio. La troika europea Francia, Germania, Inghilterra riunisce prima dell'incontro di tutti i Paesi dell'Unione, escludendo l'Italia. Prima ancora, l'Italia di Berlusconi aveva dovuto subire altre umiliazioni internazionali: il presidente della Camera francese si era rifiutato di incontrare il collega italiano Marcello Pera; il ministro degli Esteri belga aveva dato zero in condotta al nostro governo; alcuni governi avevano criticato il comportamento e gli abusi delle polizie italiane al G8 di Genova; la magistratura svizzera si era indignata per le accuse di mandare «carte false» in risposta alle rogatorie dei magistrati italiani; molti giornali stranieri, anche decisamente conservatori, criticano duramente le scelte dell'esecutivo italiano.

3 ottobre
Rogatorie, colpo di spugna/2
Il Parlamento approva, tra scontri verbali e anche fisici, la nuova legge che regola le rogatorie, cioè le richieste di assistenza giudiziaria all'estero. Il centrodestra eredita la riforma lasciata incompiuta dall'Ulivo e a suon di emendamenti stravolge e snatura l'ottimo accordo di collaborazione siglato tra Italia e Svizzera. Invece di rendere più facili e veloci gli scambi, li rende più difficili. Ora sarà praticamente impossibile l'impiego nei processi italiani di documenti che provengono dall'estero. Saranno infatti inutilizzabili, anche nei processi già in corso, in primo grado, in appello e in Cassazione, tutti i documenti che non siano arrivati per via ufficiale e con tutti i timbri al posto giusto. Inutilizzabili tutte le fonti di prova raccolte all'estero con criteri diversi da quelli delle leggi italiane. Si risolveranno così le sorti processuali di Berlusconi e di alcuni suoi amici: saranno carta straccia i documenti bancari raccolti in Svizzera che provano i passaggi di denaro dalla Fininvest a Previti e da Previti ai giudici romani, per comprare alcune sentenze. E saranno carta straccia i documenti determinanti in altri 7 mila processi, tra cui 1.278 per corruzione, 810 per mafia, 1.045 per droga, 398 per riciclaggio, 279 per traffico d'armi, 36 per pedofilia. A Milano sono stati arrestati alcuni arabi con l'accusa di far parte della galassia islamista di Bin Laden: anche per loro le prove d'accusa raccolte all'estero saranno carta straccia. Il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi firma la legge.

26 settembre
La crociata di Silvio
Viaggio di Berlusconi a Berlino. Incontra il cancelliere tedesco Gerhard Schoeder e il leader russo Vladimir Putin, anch'egli in visita in Germania. Si lascia andare a qualche dichiarazione sull'Islam e sullo «scontro di civiltà» che sarebbe iniziato. «Noi dobbiamo essere consapevoli della superiorità della nostra civiltà, che ha dato luogo al benessere e al rispetto dei diritti umani e religiosi. Cosa che non c'è nei Paesi dell'Islam». E poi: «Bobbiamo evitare di mettere le due civiltà, quella islamica e qualla nostra, sullo stesso piano. La libertà non è patrimonio della civiltà islamica». E ancora: «La nostra civiltà deve estendere a chi è rimasto indietro di almeno 1.400 anni nella storia i benefici e le conquiste che l'Occidente conosce». Ne nasce un caso internazionale: protestano i Paesi arabi, si indignano gli alleati occidentali. Una gaffe mondiale, una figuraccia planetaria. Berlusconi si rifiuta comunque di rettificare, sostiene di essere vittima di una congiura: «Hanno frainteso le mie parole». Perfino Bush in ogni suo discorso ribadisce che la guerra non è contro l'Islam, ma contro i terroristi. Berlusconi invece, mal consigliato da don Gianni Baget Bozzo, si lancia in controproducenti crociate ideologiche, senza neppure rendersi conto che attaccare tutto l'Islam significa spingere verso Bin Laden tutto il mondo islamico.

18 settembre
Tagli alle scorte
Il ministero dell'Interno decide di ridurre gli agenti di polizia impegnati nei servizi di scorta. Decisione in sé è corretta: è giusto utilizzare meglio possibile le forze di polizia. Peccato che venga usata per punire alcuni magistrati, far loro sentire che sono lasciati soli, dare un segnale all'esterno che il vento è cambiato. Così la scorta è tolta ai magistrati della procura di Palermo che in Sicilia contrastano Cosa nostra e che hanno indagato anche su Marcello Dell'Utri e Giulio Andreotti. A Milano è tolta a Ilda Boccassini, la magistrata che in Sicilia ha scoperto gli assassini di Giovanni Falcone e che a Milano rappresenta l'accusa contro Silvio Berlusconi e Cesare Previti in alcuni delicati processi. Il procuratore generale della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli per protesta rinuncia anch'egli alla scorta e dichiara: «Sembra indiscutibile che certe decisioni assunte debbano collocarsi nel quadro di un'ostilità contro i magistrati che continuano il lavoro di Mani pulite e che tengono alta nei confronti di tutti, senza timori e senza guardare in faccia nessuno, la bandiera della legalità».

11 settembre
L'attacco
Oggi è cambiato non solo lo skyline di Manhattan, è cambiato il mondo e la nostra storia. Una federazione di terroristi riuniti attorno a Osama Bin Laden ha attaccato New York e Washington. Ma l'attacco è alla democrazia. Alla democrazia americana, alla nostra fragile democrazia italiana. Anche in Italia sono attivi gruppi del network islamista e un rapporto del Tesoro statunitense dirà che Milano è per Bin Laden il maggior centro europeo. Peccato che il Cavalier Silvio Banana non perda occasione per dire la cosa sbagliata e per fare la cosa dannosa. Da oggi in poi, mentre l'attenzione dei cittadini è (giustamente) concentrata sulla guerra che inizia, in Italia il governo e la sua maggioranza parlamentare cominciano una girandola di dichiarazioni agghiaccianti e di decisioni cattive: dopo la depenalizzazione del falso in bilancio, arrivano la legge che azzera le rogatorie internazionali, la sospensione delle scorte ai magistrati a rischio, la legge-premio agli esportatori di capitali... Aveva promesso meno tasse e pensioni più alte, invece Berlusconi nei primi cento giorni del suo governo risolve i problemi giudiziari suoi e dei suoi amici. Del resto, ogni guerra ha i suoi pescecani, i suoi profittatori, chi si arricchisce con il contrabbando o la borsa nera. Nell'Italia delle Banane le cose sono appena un po' più raffinate.

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Con la scusa della guerra, in Italia...


L'attenzione dell'opinione pubblica è tutta rivolta, naturalmente e giustamente, alla guerra. Intanto, in Italia, passano cose indegne:

- come la relazione di maggioranza sul G8 di Genova, che dice che non è successo niente (ma allora perché il governo ha già cacciato tre superpoliziotti?)

- come la buffa legge sul conflitto d'interessi (che non risolve nulla)

- come la riduzione delle scorte, misura in sé giusta, ma usata per punire magistrati scomodi, far loro sentire che sono lasciati soli. Così la scorta è stata tolta a Ilda Boccassini, magistrata che ha scoperto gli assassini di Giovanni Falcone e che ha indagato su Silvio Berlusconi e Cesare Previti. Ha dichiarato a questo proposito il procuratore generale della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli:

«Sembra indiscutibile che certe decisioni assunte debbano collocarsi nel quadro di un'ostilità contro i magistrati che continuano il lavoro di Mani pulite e che tengono alta nei confronti di tutti, senza timori e senza quardare in faccia nessuno, la bandiera della legalità».

- Con la scusa della guerra, Berlusconi potrà non mantenere le promesse elettorali (meno tasse per tutti, pensioni più giuste...) e varare una Legge finanziaria di guerra (da 34 mila miliardi). Con molti soldi dati ai militari e ai servizi segreti, che molto probabilmente saranno tutti centralizzati sotto il controllo diretto del presidente del Consiglio.

Ci sono due riforme in discussione in Parlamento che sono particolarmente significative del clima che stiamo vivendo in Italia: la riforma del falso in bilancio e la riforma delle rogatorie giudiziarie internazionali. Significative perché sono riforme che vanno controcorrente rispetto alle richieste degli Stati Uniti e dell'Europa dopo l'attacco dell'11 settembre. Sono riforme che rendono più difficile combattere il terrorismo internazionale in Italia.

Per battere i terroristi, bisogna prosciugare i loro conti. Ora lo dice Bush, ma lo sa, e non da ora, anche Bernard Bertossa, il procuratore generale di Ginevra che conosce bene i meccanismi del riciclaggio internazionale del denaro sporco (ha condotto, tra l'altro, l'indagine sul Russiagate). Intervistato da Radio France Info su come combattere i flussi finanziari che alimentano il terrorismo, Bertossa ha risposto di essere pessimista:

«Stento a vedere il signor Berlusconi o la famiglia reale dell'Arabia Saudita trasformarsi di colpo in nemici del denaro sporco. Lei capisce che cosa voglio dire. Se oggi un giudice francese o svizzero cerca di sapere se bin Laden è titolare di un conto in una banca di Riad, non avrà risposta. Su questo piano resto piuttosto pessimista»
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Bisognerebbe proseguire il ragionamento anche sull'altro nome fatto, come esempio, da Bertossa: se un giudice italiano o spagnolo volesse cercare di capire chi si muove dietro l'intreccio di una complicata serie di società off-shore, non troverà grande aiuto dal governo italiano, che sta anzi varando norme per rendere ancora più difficile risalire ai reali operatori, dunque più difficile anche la caccia al denaro sporco. Le nuove norme in discussione in Parlamento sul falso in bilancio rendono le società meno controllabili, meno trasparenti. Tutte le società: anche quelle fatte con soldi mafiosi, anche quelle in cui scorrono i soldi dei terroristi. Le nuove norme sulle rogatorie internazionali, anch'esse in discussione in Parlamento, rendono praticamente impossibile usare nei processi italiani informazioni che provengono dall'estero. In tutti i processi: non solo quelli che coinvolgono il signor Berlusconi e i suoi amici, ma anche quelli relativi a trafficanti di droga internazionali, o terroristi di bin Laden.
è l'ennesimo conflitto d'interessi di Berlusconi: per salvare se stesso, rende più difficile la lotta alla mafia e al terrorismo. Adesso, sotto la pressione delle richieste americane ed europee, dovrà arrabattarsi per trovare una soluzione: potrebbe essere una doppia velocità, leggi morbide per sé, più dure per i terroristi. Ma la legge non doveva essere uguale per tutti?

I Paesi europei, sotto la pressione americana, varano il mandato di cattura europeo, che permette di arrestare in qualsiasi Paese del continente un terrorista ricercato. L'Italia intanto lavora in direzione esattamente opposta: le nuove norme sulle rogatorie, una volta definitive, renderebbero più difficile la collaborazione tra le magistrature dei diversi Paesi e potrebbero addirittura azzerare anche gran parte dei processi in corso istruiti con rogatorie: perché molti scambi di atti sono avvenuti via fax o con contatti diretti tra i giudici, quindi secondo le nuove regole non sono validi.
Il procuratore generale della Repubblica a Milano, Francesco Saverio Borrelli, il 21 settembre si è recato al Quirinale. Nessuna indiscrezione è trapelata sul suo incontro con il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, ma sembra che l'argomento trattato sia stato proprio le riforme che stanno togliendo strumenti di lavoro ai magistrati, dal falso in bilancio alle rogatorie.
Il successore di Borrelli, il procuratore della Repubblica Gerardo D'Ambrosio, benché messo sotto inchiesta disciplinare dal ministro della Giustizia Roberto Castelli, il giorno dopo quell'incontro al Quirinale ha dichiarato:

«Non posso tacere: io servo lo Stato e in gioco c' è l'interesse di tutti. Soprattutto oggi, con l'emergenza terrorismo, non è possibile mettere a rischio la collaborazione internazionale per tutelare interessi particolari. Allora dico che per il bene del Paese sarebbe meglio decidere che durante l'espletamento del mandato parlamentare i procedimenti relativi a parlamentari siano sospesi».

Il Csm (Consiglio superiore della magistratura) ha approvato un parere fortemente negativo sul disegno di legge di ratifica della convenzione italo svizzera sulle rogatorie:

«Il testo approvato dal Senato il 3 agosto 2001 aggiunge disposizioni confliggenti con quelle contenute nell'accordo italo svizzero del 1998, con i principi del diritto internazionale generale e con altri fondamentali principi del nostro ordinamento, destinati ad avere significative ricadute sui processi in corso».


Secondo il magistrato Armando Spataro, membro del Csm:

«il Senato ha approvato il testo (disegno di legge Dell'Utri, Jannuzzi, Guzzanti e altri) il 3 agosto e la Camera ci riuscirà entro settembre: proprio come si addice a leggi di questo tipo. Non possiamo dimenticare, comunque, che la mancata approvazione della legge di ratifica durante la vecchia legislatura è, secondo me, tutta da addebitare alla vecchia maggioranza di governo e alla logica di compromesso e del "do ut des" che l'ha guidata nelle scelte legislative in tema di giustizia. Specie negi ultimi due anni. Paghiamo e pagheremo anche questo. Ci sono pochi commenti da fare, c' è molta frustrazione nell'animo e nella testa».

Un poker
contro la legalità


1. Rogatorie.
La nuova legge che Berlusconi vorrebbe rende inutilizzabili i documenti processuali che provengono dall'estero, mette in pericolo molti processi in corso, è utile ad alcuni imputati eccellenti amici di Berlusconi, ma rende più difficile il contrasto alla mafia e al terrorismo internazionale.

2. Falso in bilancio.

La nuova legge che Berlusconi vorrebbe rende più difficile indagare sul falso in bilancio e condannare i responsabili. Salva Berlusconi e qualche suo amico da alcune condanne, ma rende più difficile il contrasto alla mafia e al terrorismo internazionale.

3. Conflitto d'interessi.
La nuova legge che Berlusconi vorrebbe non risolve affatto il conflitto d'interessi di Berlusconi, poiché non separa le sue proprietà dalla sua persona; non prevede alcuna sanzione e non prevede alcun blocco dei provvedimenti del governo che favorissero le società del premier.

4. Scorte.

Con l'obiettivo (giusto) di utilizzare meglio le forze di polizia, il ministero dell'Interno ha tolto la scorta ad alcuni magistrati (come Ilda Boccassini) che hanno condotto importanti e pericolose indagini antimafia e hanno indagato su Silvio Berlusconi e alcuni suoi amici. Come ha dichiarato il procuratore generale Francesco Saverio Borrelli: «Sembra indiscutibile che certe decisioni assunte debbano collocarsi nel quadro di un'ostilità contro i magistrati che continuano il lavoro di Mani pulite e che tengono alta nei confronti di tutti, senza timori e senza guardare in faccia nessuno, la bandiera della legalità».

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22 agosto 2001

Convivere con la mafia

Pietro Lunardi, ministro delle Infrastrutture, dichiara alla Versiliana: «Mafia e Camorra ci sono sempre state e sempre ci saranno. Purtroppo ci sono e dovremo convivere con questa realtà. Questo problema non ci deve impedire di fare le infrastrutture. Noi andiamo avanti a fare le opere che dobbiamo fare, e questi problemi di Camorra, che ci saranno, per carità, ognuno se li risolverà come vuole». Protesta Pina Grassi, la vedova di Libero Grassi, un imprenditore palermitano che non voleva «convivere con la mafia» e per questo è stato ucciso. In tv, Enzo Biagi chiede a Lunardi di precisare le sue dichiarazioni. Il ministro, che per strade e tunnel ha una vera ossessione, risponde: «Siamo costretti a convivere con la mafia come con altre realtà, per esempio i 7 mila morti sulle strade». Cosa nostra come la nebbia in Val Padana.

10 agosto 2001
L'Economist e le banane italiane
«La scorsa settimana la Camera italiana ha approvato una legge che riguarda il falso in bilancio. è una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una Repubblica delle Banane». The Economist, 10 agosto 2001
(Vedi il testo integrale dell'articolo dell'Economist)

8 agosto 2001
Conflitto d'interessi, legge truffa

Filtrano le prime indiscrezioni sul disegno di legge che Silvio Berlusconi ha fatto confezionare per risolvere il suo conflitto d'interessi. Niente vendita obbligatoria delle aziende. Niente blind trust per la Fininvest e le imprese del Cavaliere. Invece che imporre scelte al Berlusconi imprenditore, la nuova legge suggerisce qualche limitazione al comportamento del governo. Dal cilindro di palazzo Chigi esce una Authority composta da tre membri, nominati dai presidenti di Camera e Senato. Il suo compito: controllare gli atti del governo (i decreti legge, i decreti ministeriali, i regolamenti, ma non i disegni di legge di iniziativa governativa - come quello sul falso in bilancio) e controllare che non favoriscano le aziende di Berlusconi. In questo caso, l'Authority può aprire un'istruttoria, e alla fine sottoporre i suoi risultati a un voto del Parlamento. In ogni caso, le decisioni del governo non sarebbero bloccate, né dall'Authority, né dal Parlamento. Una presa in giro.

2 agosto 2001
ROGATORIE PIU' DIFFICILI

Mentra la Camera approva la legge-colpo di spugna sul falso in bilancio che salva Berlusconi da alcuni dei suoi processi, al Senato passa, in prima lettura, un accordo italo-svizzero sull'assistenza giudiziaria che renderà più difficili le rogatorie all'estero dei magistrati italiani. In concreto, tanto per cominciare, documenti provenienti dalla Svizzera non potranno essere utilizzati in alcuni processi in cui sono imputati Berlusconi e i suoi amici.

luglio-agosto 2001
CONFLITTO D'INTERESSI: COSI' FAN TUTTI

C' è quello di Berlusconi, anzi, quelli di Berlusconi (conflitti d'interessi economici, per le sue molte aziende che possono essere favorite da atti del governo; conflitto d'interessi mediatico: per le sue molte televisioni e giornali che condizionano l'opinione pubblica; conflitto d'interessi giudiziario: per i molti processi in cui è imputato, su cui può intervenire cambiando le leggi - come ha fatto sul falso in bilancio). Ma i conflitti d'interesse ora si moltiplicano e si diffondono. Pietro Lunardi è ministro delle Infrastrutture, ma anche titolare di un'impresa di progettazione delle grandi opere che il ministero deciderà. Carlo Taormina è sottosegretario all'Interno, ma anche avvocato che difende mafiosi e stragisti, e vorrebbe difendere anche i poliziotti messi sotto accusa (per le violenze di Genova) dal suo ministero. Così fan tutti: molti conflitti, nessun conflitto.


luglio-agosto 2001
IL MANGANELLO DEL GOVERNO BERLUSCONI

Indro Montanelli, qualche giorno prima delle elezioni di maggio, dichiarò: «Berlusconi governerà nell'unico modo che conosce: con il manganello, la menzogna e la corruzione». Noi di Società civile pensammo: esagera; menzogna e corruzione sì, ma il manganello...!
Sbagliavamo noi e aveva ragione lui. Ora Montanelli, uomo vecchio e di destra, è morto e l'opposizione a Berlusconi ha perso una voce che tanti più giovani e di sinistra non sanno e non vogliono far sentire. E il manganello si è, alfine, materializzato: a Genova i pochi violenti sono stati lasciati agire indisturbati, i tantissimi pacifici sono stati attaccati, picchiati, torturati, sequestrati. Per alcuni giorni sono state di fatto sospese le garanzie costituzionali e i diritti dei cittadini. Una situazione cilena. Da Garage Olimpo, ha scritto il senatore Nando dalla Chiesa, presente a Genova. Il "garantismo" di Berlusconi e soci (ieri proclamato in difesa di tangentisti e mafiosi) ora ha lasciato il posto alla sospensione dei diritti, alle violenze commesse in divisa, agli arresti senza garanzia alcuna, ai cittadini sequestrati e trasformati in desaparecidos. Sì, aveva ragione Montanelli: Berlusconi sta governando con la menzogna, la corruzione e il manganello.

A Genova era stata preparata una strategia preventiva: il Sisde (il servizio segreto civile) aveva fornito informazioni sui gruppi violenti e la scelta era quella di compiere fermi prima del G8, per ridurre al minimo l'operatività sul campo dei nuclei più estremisti. Invece sul campo la strategia è cambiata, con la presenza a Genova di Gianfranco Fini: è stata lasciata briglia sciolta ai Black blokers e le polizie (non solo la ps, ma anche carabinieri e guardia di finanza) si sono scatenate contro la maggioranza dei manifestanti, cercando di dimostrare che il Genoa social forum era un'accozzaglia di comunisti violenti. è partita una manovra punitiva, da resa dei conti
. Violentissima, cilena.

La polizia, i carabinieri, che noi di Società civile abbiamo sempre sostenuto perché almeno a partire dagli anni Ottanta sono stati parte del movimento per la legalità, contro la corruzione e la mafia, oggi (sotto il comando dei nuovi padroni della destra italiana) hanno purtroppo mostrato un altro volto: vendicativo, violento, di stile fascista. Sono comportamenti di minoranza, che hanno sorpreso per primi i tanti poliziotti e carabinieri che con abnegazione servono lo Stato e i cittadini. Coloro che saranno riconosciuti colpevoli andranno severamente e rapidamente puniti, per restituire fiducia ai cittadini e onore ai tanti colleghi corretti. A Genova si è spezzata la linea di fiducia tra polizie e cittadini, costruita con anni di lotta alla mafia, alla corruzione, al terrorismo, che sono costati anche morti morti. E ora? è da ricostruire il rapporto tra cittadini e polizie. Sarà possibile solo ancorando di nuovo il lavoro delle polizie alle istituzioni, e non ai partiti.

Sono state chieste le dimissioni del ministro dell'Interno Claudio Scajola. Ma Scajola nei giorni del G8 era sparito, volatilizzato, si era già auto-dimesso: il vero ministro dell'Interno era Gianfranco Fini, piazzato nelle centrali operative di polizia e carabinieri.

Il ministro della Giustizia Roberto Castelli dice: «Io c'ero, a Bolzaneto (la caserma di Genova che è diventata un nostrano Garage Olimpo, ndr), e non ho visto le violenze. Ho visto agenti sereni e civili». Ma dove guardava?


Il ministro degli Esteri Renato Ruggiero dichiara che in Italia le persone non scompaiono. E i dimostranti di Genova di cui non si hanno notizie? «Sono giovani, saranno al mare». La stessa frase che il generale Videla pronunciò, in Argentina, a proposito dei desaparecidos.

Scarsi o nulli i risultati
del G8 (quello degli otto dentro la zona rossa). Due esiti sono però da segnalare. Uno: a Berlusconi è piaciuto molto Putin (sarà per i problemi di corruzione che hanno in comune e per l'immunità giudiziaria che Putin ha subito concesso al suo predecessore Boris Eltsin?). Due: è nato un nuovo asse Italia-Usa, nel senso che Berlusconi ha mostrato di voler sostenere i progetti di Bush (scudo spaziale e non solo). Così indebolisce il fronte europeo, rende in prospettiva l'Unione europea più debole di fronte all'ingombrante alleato d'oltreoceano.


24 luglio 2001
TRAPPOLA BLU

Sapete da dove è nato il buco nei conti dello Stato? Dalla superspesa sanitaria dei "governatori" regionali di destra (prima di tutti Roberto Formigoni). Ma anche dalla trappola Blu. Ricordate l'asta per le licenze dei telefonini Umts? Il governo di centrosinistra contava di guadagnarci almeno 50 mila miliardi. Invece scattò il trappolone: Blu (presidente Giancarlo Elia Valori, tra gli azionisti la Mediaset di Silvio Berlusconi) si ritirò a sorpresa e alla fine l'incasso fu di soli 23 mila miliardi. Ora è aperta un'inchiesta giudiziaria e oggi, 24 luglio, è previsto il primo interrogatorio, quello di Valori.

19 luglio 2001
Falso in bilancio, colpo di spugna/1

Si diceva: andrà al governo e prima o poi farà delle leggi per salvarsi dai processi. Sbagliato: non prima o poi, ma subito. Silvio Berlusconi non aspetta neppure qualche mese, così, per simulare decenza. Le commissioni Finanza e Giustizia della Camera hanno approvato, con l'opposizione del centrosinistra, una riforma del falso in bilancio ( è il reato che gli viene contestato nei tre processi più rischiosi tra quelli che Berlusconi ha in corso): da "reato di pericolo" diventa "reato di danno", se non arreca danno patrimoniale a soci e creditori ha pene ridotte (massimo 1 anno e 6 mesi), se riguarda una società non quotata si procede soltanto per querela di parte, non potranno più essere disposte intercettazioni telefoniche, i termini per la prescrizione sono accorciati, le informazioni omesse o false dovranno essere "rilevanti" (?).
Niccolò Ghedini
, uno degli avvocati di Berlusconi che Silvio ha fatto eleggere deputati, ha fatto passare, in più, una clausola d'oro: sono affidate al governo (cio è a Berlusconi) le norme transitorie per i procedimenti penali in corso (cio è i processi in cui è imputato Berlusconi). Giustizia fai-da-te.

Luglio 2001
LA BANDA DEL BUCO

Ma quant' è il buco nei conti dello Stato? Il ministro dell'economia Giulio Tremonti ogni giorno ne dice una diversa: c' è la versione mini, per i documenti ufficiali; c' è la versione midi, per la stampa (almeno a giorni alterni); e c' è la versione maxi, per la propaganda. Perfino le autorità dell'Unione europea (con plauso del "Financial times") hanno tirato le orecchie al responsabile italiano dell'Economia: ma come, dobbiamo venire a sapere le cifre dei conti italiani dalla tv?

17 luglio 2001
GIURARE IL FALSO PER SILVIO

Condannati due stretti collaboratori di Silvio Berlusconi: Marinella Brambilla, ex segretaria del Berlusconi imprenditore e attuale segretaria del Berlusconi presidente del Consiglio; e Niccolò Querci, ex segretario di Marcello Dell'Utri, poi collaboratore di Berlusconi e oggi vicepresidente di Rti-Mediaset. Sono stati condannati a due anni e mezzo di reclusione (il doppio della pena chiesta dal pubblico ministero) per falsa testimonianza: per aver mentito, sotto giuramento, ai fini di occultare un "grave indizio" della "responsabilità personale" di Berlusconi nel pagamento di tangenti alla Guardia di finanza. Hanno giurato il falso, secondo la sentenza, quando hanno sostenuto che Berlusconi non incontrò Massimo Maria Berruti a Palazzo Chigi, nel 1994, per accordarsi con lui sulle mosse da fare nei confronti dei finanzieri, ex colleghi di Berruti, da convincere a non fare il nome di Berlusconi a proposito delle tangenti Mondadori.

Luglio 2001
AVVOCATI, è CARNEVALE!

Due sentenze fanno reagire il mondo politico. Corrado Carnevale, il giudice ammazzasentenze tanto amico di Andreotti, è condannato a sei anni, in appello, per concorso esterno in associazione mafiosa. I neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni sono condannati all'ergastolo per la strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969, 32 anni fa). Scattano subito i commenti di Gaetano Pecorella (avvocato di Zorzi, deputato di Forza Italia, presidente della commissione Giustizia della Camera): "è una sentenza politica". E di Carlo Taormina (avvocato di Maggi, deputato di Forza Italia, sottosegretario all'Interno): "Con la penna rossa si sta riscrivendo la storia d'Italia".
Per fortuna ci pensa il ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, a tirare le orecchie ai due (che i tanto vituperati leghisti siano alla prova dei fatti la parte migliore della coalizione di destra?): "All'interno del governo dovrà esserci una riflessione approfondita: molte delle persone che fanno queste dichiarazioni sono avvocati, quindi in qualche modo sono coinvolte in queste vicende". Il conflitto d'interessi, nella Repubblica delle Banane, dilaga, si diffonde, diventa un titolo di merito.
Al di là degli strepiti dei due avvocati-politici, restano due fatti (inquietanti): il presidente della prima sezione della suprema Corte di cassazione, che negli anni ha cancellato decine e decine di condanne nei processi di mafia, di stragi ed eversione, è riconosciuto colpevole di essere stato in combutta con Cosa nostra; e la madre di tutte le stragi italiane è addebitata ai neofascisti, ma con una regia di Stato. Bel Paese, l'Italia...

Giovedì 21 giugno 2001
GIUSTIZIA, è ARRIVATA LA SIGNORA VESPA

Ministro, lo sappiamo, è l'ingegner Roberto Castelli, leghista, esperto di acustica (ha un'azienda si occupa, appunto di isolamento acustico). Come sottosegretario ha però a disposizione un tecnico che di giustizia se ne intende, Iole Santelli, che, a scanso d'equivoci, proviene dalla sudio di Cesare Previti. Se non basta, c' è il consiglio di gabinetto, dove è stata chiamata Augusta Iannini, fino a oggi magistrato a Roma. Chi è Iannini? è la moglie di Bruno Vespa, ma questi sono fatti suoi. Sono invece fatti nostri le vicende in cui Iannini è coinvolta. è stata indagata a Perugia (sede competente a giudicare sui magistrati di Roma) per abuso d'ufficio e rivelazione di segreti d'ufficio, a proposito dell'inchiesta Tav (Alta velocità); nel 1999, comunque, la sua posizione è stata archiviata. Ma Iannini è stata soprattutto uno dei protagonisti del famoso incontro al bar Tombini di Roma: nel gennaio 1996, quando la procura di Milano stava indagando sulle toghe sporche romane (Renato Squillante e soci, oggi sotto processo per aver venduto e comprato sentenze per favorire Silvio Berlusconi), al bar Tombini si trovano, a confabulare della situazione nel palazzo di giustizia, i magistrati Renato Squillante, Augusta Iannini, Roberto Napoletano, insieme all'avvocato di casa Berlusconi Vittorio Virga. I quattro scoprono in un portacenere una microspia: i magistrati di Milano li stavano intercettando, temendo che stessero discutendo della (e interferendo sulla) delicatissima indagine in corso sul palazzo di giustizia di Roma e le sue toghe sporche. Ora uno dei quattro del bar Tombini è al ministero della Giustizia. Chissà che cosa consiglierà, se si dovrà discutere, un domani, di iniziative da prendere nei contronti dei magistrati di Milano...

Mercoledì 20 giugno 2001
SI COMINCIA GIA' A PARLARE DI AMNISTIA
Gli avvocati di Silvio cominciano già a parlare di amnistia per Tangentopoli. Ieri ci ha provato Memmo Contestabile. Berlusconi ha detto che lui di amnistia non ha parlato: certo, altrimenti perché pagare (e far eleggere) tanti avvocati? La proposta Contestabile è indecente: non solo perché sarebbe la pietra tombale su Tangentopoli, non solo perché sembra fatta su misura per il suo padrone Silvio, ma anche perché premierebbe i colletti bianchi – politici, funzionari, imprenditori – discriminando i poveri cristi che affollano le carceri per tanti altri reati anche meno gravi della corruzione. Fra l'altro: che Tangentopoli non sia finita, ma sia più in corso che mai, è dimostrato dalle tante indagini su mazzette e corruzione aperte in questi mesi (qualcuna la trovate raccontata in questo sito, vedi per esempio la storia di De Carolis, o quella di Formigoni!).

Mercoledì 13 giugno 2001
IL GRANDE RITORNO

Sono tornati, questo è chiaro. Ma non hanno neppure cercato di mascherarlo: hanno messo le stesse persone negli stessi posti, come nei governi di pentapartito degli anni Ottanta: Maurizio Sacconi (ex Psi) è tornato a fare il sottosegretario al Lavoro, Francesco Nucara (Pri) è tornato (dopo qualche disavventura giudiziaria) a fare il sottosegretario ai Lavori pubblici, Margherita Boniver è tornata a fare il sottosegretario agli Esteri, Francesco Colucci (ex Psi) è di nuovo (dimenticati arresti e processi) questore della Camera. Alcuni hanno fatto carriera e sono passati dalle seconde e terze file alla prima: Giuseppe Pisanu (ex sottosegretario democristiano) è ministro per l'attuazione del programma di governo (che dev'essere qualcosa di simile alla musiliana Azione Parallela). E poi c' è Carlo Giovanardi, c' è il democristiano doc Claudio Scajola... Il pentapartito degli anni Ottanta, più i fascisti (Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri, Mirko Tremaglia, Gianni Alemanno...). E i leghisti, naturalmente... (vedi i ritratti nel Catalogo dei parlamentari).

Lunedì 11 giugno 2001
IL GOVERNO DELLA VERGOGNA

Giurano i ministri del secondo governo Berlusconi. è reso noto l'elenco dei sottosegretari. Nomi da far rimpiangere la cosiddetta Prima Repubblica. Solo qualche esempio, per cominciare. Ministro dell'Interno è Claudio Scajola, uno che ha conosciuto le celle del carcere perché, coinvolto nello scandalo dei casinò, fu arrestato e rinchiuso per mesi a San Vittore (vedi alla pagina Catalogo dei parlamentari, lettera S). Tra i sottosegretari all'Interno, Antonio D'Alì, uno che ha avuto come fattore il boss di mafia Matteo Messina Denaro, uno degli attuali capi di Cosa nostra. E una grande tenuta di famiglia, a Castelvetrano, dopo essere passata di mano è stata confiscata, perché ritenuta proprietà di Totò Riina (vedi il Catalogo dei parlamentari, lettera D). Alla Difesa c' è il piduista Antonio Martino (vedi il Catalogo, lettera M)...

Venerdì 1 giugno 2001
GRILLI E LUPI, POVERO PARLAMENTO

Il senatore Luigi Grillo (Forza Italia) ha appena messo piede a Palazzo Madama e già riceve un avviso di garanzia e un invito a comparire, spedito dalla procura di Milano, per una truffa da 100 miliardi. Altri due parlamentari di Forza Italia, i deputati Maurizio Lupi e Antonio Verro, che fanno riferimento a Comunione e liberazione e alla Compagnia delle opere, ricevono la notizia che la procura di Milano ha chiesto per loro un rinvio a giudizio per truffa e falso. La storia è di qualche mese fa: Lupi e Verro, assessori a Milano, hanno fatto approvare al Comune la concessione della cascina San Bernardo, che doveva diventare un centro polivalente con finalità sociali. Invece, con un cambio al volo, la cascina è stata trasformata in una struttura sanitaria privata da 20 posti, naturalmente affidata agli amici della Compagnia delle opere. L'indagine era in corso da tempo, la richiesta di rinvio a giudizio era prevedibile. Eppure i due sono stati candidati, sono gli unici due assessori milanesi approdati in Parlamento: sarà un caso?

Giovedì 31 maggio 2001
LA MADONNA DI CASINI

Apre la Camera dei deputati. Eletto presidente Pierferdinando Casini, che nel suo discorso d'insediamento ringrazia la Madonna. Forse dovrebbe ringraziare Antonio Di Pietro (del resto, Di Pietro, ai tempi di Mani pulite, non era chiamato "la Madonna"?): senza l'azione del magistrato che fece fuori le prime e seconde file dei politici democristiani, Pierferdi, portaborse di Forlani e uomo di terza fila, non sarebbe mai arrivato alla terza carica dello Stato.

Giovedì 31 maggio 2001
PRIMO GIORNO, PRIMO ARRESTO

Primo giorno, primo arresto. Appena aperta la Camera, è arrestato Gianstefano Frigerio, ex democristiano (come Casini), ex cassiere delle tangenti della Dc lombarda, tre volte arrestato, con tre condanne definitive sul groppone. Tutto ciò non gli ha impedito di diventare consigliere politico di Silvio Berlusconi fin dalla nascita di Forza Italia, e direttore del centro studi del partito. Come mai Berlusconi gli ha dato una candidatura sicura, in Puglia, malgrado fosse un condannato definitivo, in attesa soltanto che il giudice dell'esecuzione terminasse i conteggi della pena? Evidentemente Frigerio è uomo ancora potente, con ancora tante cose da dire o da tacere (ricordate "l'Italia dei ricatti" di cui parlava Gherardo Colombo in una sua famosa intervista?).

Mercoledì 30 maggio 2001
PERA SOTTO LE PARTI

Eletto il nuovo presidente del Senato. A sorpresa, non è Domenico Fisichella (che se ne va sbattendo la porta), ma Marcello Pera, che si stava preparando per diventare invece ministro della Giustizia. Pera fa il suo discorso (con una mano in tasca: l'etichetta istituzionale, o la buona educazione, non sono più di moda) e lo applaude anche l'opposizione. Ma che cosa c' è da applaudire? L'affermazione secondo cui sarà un presidente al di sopra delle parti? Ma Pera ha affermato, per esempio, che darà alla Rai una guida finalmente competente: è questo essere sopra le parti? Con quell'affermazione ha già giudicato (incompetente) il Consiglio d'amministrazione in carica, si è arrogato un diritto che non è del presidente del Senato, ma semmai della Commissione bicamerale di vigilanza.

Lunedì 28 maggio
PREVITI-FININVEST E MANCA-RAI

Udienza interessante (naturalmente i giornali non ne hanno parlato) al processo toghe sporche-Sme. Il processo è quello in cui alcuni imputati (tra cui Silvio Berlusconi e Cesare Previti) sono accusati di aver comprato le sentenze di alcuni giudici romani (tra cui Filippo Verde). è interrogato, come testimone, Enrico Manca, ex dirigente del Psi ed ex presidente della Rai. Il pubblico ministero Ilda Boccassini gli chiede dei suoi rapporti con Previti. E Manca, a sorpresa, tira fuori una storia inedita: Previti negli anni Ottanta mi ha costituito e poi gestito un "tesoretto" in Svizzera. Manca si affretta a spiegare: erano 400 milioni di mia madre, 800 milioni provenienti dalla vendita di una casa... «Quando c'era bisogno di soldi in Italia, gli chiedevo di trasferirmeli e ciò avveniva con il sistema delle compensazioni». Tutto ciò, fino al marzo 1996, quando Previti è messo sotto inchiesta e il giudice Renato Squillante viene arrestato. «Allora chiusi quel conto». Curioso: Previti, l'avvocato della Fininvest, accende e gestisce un tesoretto a Manca, presidente della Rai. Come se Previti fosse un banchiere privato, un gestore di capitali. E proprio nel periodo in cui la Rai abbassa il livello di competizione, di mercato e di programmazione, con le reti Fininvest. Curioso, no? (Ps: il giudice Verde fu quello che emise la sentenza secondo cui Manca, il cui nome era stato ritrovato negli elenchi della P2, non apparteneva alla P2).

Mercoledì 23 maggio 2001
BERLUSCONI SU FALCONE

Silvio Berlusconi fa pubblicare sul Foglio un suo articolo su Giovanni Falcone, nell'anniversario della strage di Capaci. Un articolo furbo, istituzionale, pieno di elogi per "un grande italiano", "un magistrato competente e coraggioso". Non senza qualche sottolineatura: contro le "generalizzazioni ideologiche" e le "propalazioni a sfondo calunnioso". è il solito gioco, mettere Falcone contro i Caselli e i magistrati antimafia di oggi: Falcone (morto) è buono, i magistrati di oggi (vivi) sono cattivi. Tranne Piero Grasso, il procuratore che ha preso il posto di Caselli a Palermo, a cui Berlusconi riconosce il merito di aver "lanciato un composto allarme" contro la criminalità.
Certo, anche Falcone ha un difetto: fece il maxiprocesso di Palermo. Ma, scrive Berlusconi, il maxiprocesso fu "una scelta difficile legata all'emergenza determinata dalle guerre di mafia": come a dire che oggi, non essendoci guerre di mafia in corso, un maxiprocesso non sarebbe da fare. Finita l'"emergenza", è tempo di "composti allarmi".

Domenica 20 maggio 2001
LIBRI, CONFLITTO D'INTERESSI

Salone del Libro di Torino. Ennesimo caso di conflitto d'interessi: oltre a quello nei campi della giustizia, delle tv, delle assicurazioni, delle banche, dei giornali, dell'edilizia eccetera eccetera... c' è anche l'editoria libraria. Alcuni editori (tra cui Mondadori, di proprietà di Silvio Berlusconi) sono favorevoli ai supersconti sui libri, praticati dalla grande distribuzione; altri editori (soprattutto quelli piccoli) sono contrari, perché i supersconti favorisconi pochi best-seller, finiscono per penalizzare invece i libri di catalogo e i piccoli editori, e uccidono le librerie. Quando si dovrà fare una legge sul settore, da che parte si schiererà Berlusconi?

Giovedì 17 maggio 2001
IL PROGRAMMA DELLA CARLUCCI

Gabriella Carlucci, deputata appena eletta a Trani, è intervistata dal Corriere della sera. L'occhiello dell'articolo promette: «I piani di Gabriella Carlucci dopo l'elezione con Forza Italia». Avrà piani legislativi per lo spettacolo? per la cultura? per lo sport, al quale è tanto affezionata? No. I suoi piani sono: tornare alla Rai e condurre un nuovo programma televisivo. Proprio così! Dichiara la onorevole Carlucci: «Coltivo un sogno. Tornare in Rai, lasciare la Mediaset comunista dove non paga la bravura ma soltanto essere in linea con chi comanda» (e cio è Giorgio Gori, Maurizio Costanzo...). Dunque, Mediaset è comunista, secondo la onorevole, che, dopo essersi lamentata con l'intervistatore per le «grandi facilitazioni» che hanno avuto sulle reti Mediaset le colleghe Alessia Marcuzzi e Cristina Parodi, rivela che vorrebbe fare in Rai «un programma di informazione e intrattenimento».
Se tutti gli eletti in Parlamento avessero «piani» simili, pensate gli scavalcamenti di carriera e le vendette contro i colleghi che hanno avuto la sfortuna di non essere stati eletti al Parlamento... Gli elettori di Trani ora sanno a che cosa è servito il loro voto.

Mercoledì 16 maggio 2001
LA STORIA SECONDO ROCCO

Intervista di Rocco Buttiglione sulla Stampa. «C' è molto da cambiare nei programmi scolastici e nei libri di testo. I giovani non devono studiare la storia universale, ma innanzitutto quella del loro paese. Inseguendo un astratto cosmopolitismo, si annoiano. Devono capire la cultura in cui sono nati. Per esempio il cristianesimo. Roma è piena di chiese. Un ragazzo che sta a Roma deve decifrare le pietre di Santa Sabina, e da lì risalire ai precedenti latini, e greci... I programmi del governo di sinistra avevano un approccio mondialista puntato tutto sulla storia sociale, che non fa capire quel che è accaduto prima... La storia va rivisitata. I giovani vanno aiutati a fare un bilancio critico. Anche sul fascismo. Bisogna spiegare ai giovani perché i loro nonni sono stati fascisti, aiutarli a capire come il fascismo e il nazismo siano sorti nell'ottica della lotta al comunismo. Occorrerà spiegare che alcuni resistenti hanno inteso combattere una guerra di classe... E spiegare perché la maggioranza degli italiani abbia atteso la liberazione senza schierarsi».

Giovedì 10 maggio 2001
ROSSELLA IN CAMPAGNA

Esce, tre giorni prima delle elezioni politiche, il settimanale Panorama. Editore: Berlusconi. In copertina: Berlusconi. All'interno, campagna elettorale per Berlusconi. Panorama, nelle mani di Rossella, è ridotto a strumento di campagna elettorale per il target medio-alto, mentre "Una storia italiana", inviato gratis per posta a tutte le famiglie d'Italia, racconta l'epopea del nostro Kim Il Sung e copre il target basso.

Segnala la tua Banana Story. Invia un messaggio a:
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La sconfitta
Un commento
di Salvatore Bragantini

Una scelta di campo
Riflessioni e valutazioni sui risultati delle elezioni politiche del 13 maggio.

Catalogo dei parlamentari
Deputati e senatori (appena eletti) condannati, riciclati, candeggiati. Storie da non far sapere all'Economist

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Vita, opere e miracoli
di Silvio

Nato davanti a una sede del Pci. Cresciuto all'ombra della Banca Rasini (che Sindona definì «la banca della mafia»). Palazzinaro con «buoni agganci» nell'amministrazione. Poi la tv. I soldi. E la politica.

L'odore dei soldi
Le origini (oscure) di un promettente imprenditore. Società svizzere. Sconosciute casalinghe. Commercialisti e prestanomi. Poi, una bizantina architettura di holding.

Sull'orlo del fallimento
Debiti per 4 mila miliardi. Così la Fininvest ha rischiato il naufragio. Poi, la quotazione in Borsa. Ovvero: come diventare ricchi con i «comunisti» al governo.

La Fininvest ombra
Il sistema di società estere di Berlusconi. Nella Fininvest Group B sono transitati più di mille miliardi neri. Usati per ogni genere di operazioni. Illegali.

L'ipotesi B
La drammatica transizione italiana. Che cosa c'entra Silvio Berlusconi con le stragi del 1992 (Falcome e Borsellino) e con quelle del 1993 a Firenze, Roma e Milano?

Milano, la seconda generazione
La strana storia di due imprenditori nella capitale lombarda. Molto amici di Vittorio Mangano, lo «stalliere». Molto vicini a Marcello Dell'Utri.

Forza mafia
Il partito di Berlusconi e i suoi uomini in Sicilia e il Calabria. Le amicizie pericolose di Forza Italia nelle regioni di Musotto, Miccich è, Giudice, D'Ali, Matacena...

Nessuno mi può giudicare
Il curriculum giudiziario completo del Cavaliere. Da un'inchiesta per riciclaggio del 1983 a oggi. Tutte le indagini, tutti i processi, tutte le sentenze.

Dicono di lui
La stampa internazionale su Silvio Berlusconi.

 
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