Unipol-Fonsai/2
L' ”uomo Consob”
e la riunione misteriosa
di Gianni Barbacetto e Marco Lillo
Una fusione che si deve fare a ogni costo. Una misteriosa riunione a Bologna. I rapporti tra una compagnia d’assicurazioni e la Consob. Sono questi gli ingredienti di una vicenda finanziaria che dovrebbe portare, entro la fine d’ottobre, alla nascita della Grande Unipol, risultato della fusione tra la compagnia delle coop rosse e la Fonsai proveniente dal morente gruppo Ligresti. Con questo matrimonio, fortissimamente voluto da Mediobanca, si dovrebbero unire due debolezze: quella di Fonsai e quella di Unipol, entrambe debitrici di Mediobanca. La prima è uscita devastata dagli anni della gestione dei Ligresti, che pure sono stati nutriti dalla banca di piazzetta Cuccia, tra il 2003 e il2012, con l’incredibile cifra di 1 miliardo e 200 milioni; la seconda ha un debito di almeno 400 milioni con Mediobanca. Consob ha fin dall’inizio benedetto il fidanzamento e ha lavorato alacremente per preparare il matrimonio.
Già nel gennaio 2012, il suo presidente, Giuseppe Vegas, era presente alla riunione presso la sede di Mediobanca in cui si cercavano le condizioni per concedere a Unipol di portarsi a casa Fonsai senza fare l’opa. La presenza in quel contesto del presidente della commissione di controllo sulle società quotate fa venire in mente la Bankitalia di Antonio Fazio che tifava per la Popolare di Lodi all’assalto di Antonveneta, anche se questa volta è mancato il bacio in fronte di Gianpiero Fiorani al Governatore. Tanto che uno dei commissari Consob, Michele Pezzinga, definì allora quell’intervento di Vegas “un’iniziativa del tutto irrituale e non so quanto legittima... Non mi pare opportuno, e non so quanto giovi all’immagine della Consob, indossare i panni che normalmente vestono i consulenti di gruppi privati, suggerendo una riformulazione dell’operazione che al momento nessuno sa se possa incontrare il via libera del collegio”.
Questo speciale ruolo di “consulente” pare sia poi proseguito nei confronti di Unipol. Consob l’ha spinta (non si sa in base a quali determinazioni) a rettificare il valore di alcuni titoli strutturati in portafoglio, con conseguente svalutazione della compagnia di una quarantina di milioni nel dicembre 2012 e di ulteriori 240 milioni nell’aprile 2013.
È del dicembre 2012 anche la misteriosa riunione che avviene a Bologna, nella sede di Unipol. Che ci sia stata è provato dalle carte di un’indagine della procura di Roma sulle infiltrazioni mafiose nel porto di Ostia. A quell’incontro, il 12dicembre, partecipano Dario Romagnoli, avvocato dello Studio Tremonti e consulente di Unipol, ed Emilio Spaziante, ex numero due della Guardia di finanza. Con loro c’è anche un personaggio che resta non identificato: secondo un rapporto di polizia, che prende in considerazione anche alcune intercettazioni telefoniche, è un uomo Consob. Scrive infatti la Squadra mobile di Roma nell’informativa del 24 dicembre scorso al pm Ilaria Calò: “Dalla conversazione di Dario Romagnoli con Giulio Tremonti del 12 dicembre del 2012 si evince che l’uomo col quale si sono visti nella sede dell’Unipol a Bologna l’avvocato Dario Romagnoli e Emilio Spaziante è un soggetto interno alla Consob, il quale ha riferito loro che l’affare è in sospeso a causa di‘faide’ interne a tale organismo e che, in particolare, uno dei due gruppi‘contendenti’ sembra intenzionato a emarginare l’ex viceministro Vegas che, emerge, favorisce l’operazione, portata avanti da Romagnoli, cioè Unipol-Fonsai”.
Dunque, secondo il rapporto, nell’incontro si era parlato della fusione tra le due compagnie assicurative. Dentro la Consob, spiega Tremonti in una telefonata con Romagnoli, è in corso “una faida”: è lo scontro tra Vegas, che la vede di buon occhio, e una parte della sua struttura tecnica, capitanata dal funzionario Marcello Minenna, che ne segnala invece le criticità, visto che Unipol ha in portafoglio titoli strutturali il cui valore reale è di molto inferiore a quello indicato a bilancio. Romagnoli dice a Tremonti: “Vegas non è mai stato negativo rispetto a questa operazione”. Ma in Unipol “sono incazzatissimi”, perché il lavoro di Minenna (avversato dal suo presidente) mette in pericolo l’operazione.
Romagnoli, riferendosi a Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, dice allora a Tremonti: “Io gli ho anche detto se loro, se lui, l’amministratore delegato, riteneva opportuno che magari LEI facesse una telefonata, in modo trasparente, dico nel senso cose ufficiali, trasparenti... e dice che potrebbe essere una cosa utile... insomma”. Tremonti risponde: “Sicuramente... certo... Ok. Io al più tardi, lunedì lo vedo a Repubblica”. E poi: “Se chiamiamo... se magari prima, facciamo una telefonata”.
La “Repubblica” citata nell’intercettazione non è il quotidiano romano, spiega Tremonti al Fatto, ma la sua fondazione “Res Publica”, che in effetti il 10dicembre 2012 ha presentato a Milano una sua ricerca (“Time for growth. Favorire la quotazione in Borsa”), con la presenza di Vegas. “Il mio intervento su Consob era generale e non riguardava solo Unipol”, spiega Tremonti al Fatto. “Non era un intervento a beneficio di Unipol. C’era un funzionario della Consob che voleva introdurre il metodo probabilistico per la contabilizzazione dei derivati. Un metodo che non è usato all’estero e che non condivido, come ho scritto al Corriere della Sera in risposta a un articolo di Milena Gabanelli. Questo metodo avrebbe creato problemi in generale e anche in particolare nel caso Unipol-Fonsai. Per questa ragione sono intervenuto”. Di certo Tremonti aveva molte buone ragioni per interessarsi a Unipol e telefonare a Vegas (suo ex viceministro dell’Economia). Al Fatto risulta che il suo studio ha con la compagnia bolognese un contratto per l’assistenza nel settore fiscale e in più ha fatturato a Unipol, per l’operazione straordinaria di fusione con Fonsai, una somma extra che si aggira sui 250 mila euro.
Anche il generale Emilio Spaziante sembra avesse buone ragioni per essere nella sede della compagnia bolognese a dicembre. I suoi colleghi della Guardia di finanza, dietro garanzia di anonimato, raccontano che Unipol aveva intenzione di proporgli un incarico, poi sfumato forse anche per l’uscita delle notizie sull’indagine. Resta il mistero dell’uomo Consob nella sede Unipol. Chi è? Né la politica, né la magistratura, né la stampa sembrano interessate a saperlo.
(Il Fatto quotidiano, 11 ottobre 2013)
La Bicamerale degli affari ai tempi delle larghe intese >>
Unipol-Fonsai/1
La strana fusione e la rivincita dei furbetti rossi >>
Unipol-Fonsai/3 |
|
|
|