Nordest, Lega contro PdlLo strano caso del governatore Galan Che fine faranno i coriandoli? È questa la preoccupazione che inchioda il governatore del Veneto, Giancarlo Galan. No, non c'entra il carnevale di Venezia. Semmai la quaresima della crisi. Ne è passato di tempo, da quando la Confindustria di Treviso scrisse in un suo dossier che fabbriche e fabbrichette si erano sparse nelle campagne venete «con il disordine di una manciata di coriandoli». Da allora, la civiltà dei capannoni è lievitata nella terra delle ville palladiane. Certo, un poeta come Andrea Zanzotto ha descritto il risultato di quella crescita come «un labirinto claustrofobico al limite del disagio mentale». Ma era ricchezza disseminata, spesso costruita da ex operai diventati padroncini, in un territorio divenuto, insieme alla vicina Lombardia, l'area più ricca d'Europa. Adesso il meccanismo si è inceppato, la crescita si è fermata, la crisi ha bloccato anche i coriandoli. In più, ci sono altri coriandoli, quelli della politica, che hanno preso a volteggiare nell'aria, aumentando le preoccupazioni di Galan: i coriandoli azzurri di Forza Italia, i coriandoli neri di An, ma soprattutto i coriandoli verdi della Lega. Intendiamoci: il governatore Serenissimo è un'antemarcia, uomo di Silvio Berlusconi prima in azienda (era direttore centrale di Publitalia), poi nel partito (è tra i fondatori di Forza Italia); ma è anche uno che, nel corso degli anni, si è fatto la fama di personaggio indipendente, se non addirittura imprevedibile. Deputato azzurro già nel 1994, l'anno successivo viene eletto nel Consiglio regionale veneto e diventa presidente della Regione. Confermato nel 2000, riconfermato nel 2005. L'anno prossimo, alle regionali, ha tutte le intenzioni di farsi rieleggere per la quarta volta. Solo Roberto Formigoni, il suo collega lombardo, gli insidia il record di presenza ai vertici di una Regione, oltre che quello di gradimento dei cittadini: Galan il Serenissimo è subito alle spalle di Formigoni il Celeste, nella classifica del Sole 24 ore , e secondo i sondaggi piace al 75 per cento dei veneti. Però ci sono i coriandoli: la Lega vuole uomini suoi a governare Lombardia e Veneto. Del resto, il Carroccio aumenta i voti, mentre Forza Italia in Veneto li ha diminuiti. Formigoni nel 2010 potrebbe cedere il passo, magari in cambio di un ministero. Oppure non cedere affatto: ma il Celeste è forte, ha alle spalle un pezzo di partito, l'area ciellina del Pdl. Lui, Formigoni, era sorridente vicino al capo, al congresso che ha sancito la nascita del Pdl. Galan non c'era. Nel momento della foto ricordo, quando Silvio ha chiamato i fedelissimi sul palco della Fiera di Roma, il Serenissimo era già all'aeroporto di Fiumicino, pronto a imbarcarsi per Venezia. Colpa di un fastidiosissimo colpo della strega: non diplomatico, per carità, vero, verissimo. Ma chi ci ha creduto, nella corte di Silvio dove i cortigiani sono attentissimi a captare segni, segnali e financo i battiti di ciglia, per capire chi è il favorito e chi è caduto in disgrazia? Anche perché Galan, alla mirabolante "convenscion" in cui Forza Italia e An sono diventate Popolo della libertà, ha parlato: ma invece di lodare le magnifiche e progressive sorti del nascente partito degli italiani, si è permesso una battuta. Ha detto, da impenitente liberale, più o meno così: se in questo nuovo partito c'è chi, come Carlo Giovanardi, esce dal Parlamento e va in parrocchia, c'è anche chi, come me, preferisce vedere una partita della Nazionale. Perché nel Pdl c'è chi, come me, è liberale, anzi libertario, a volte perfino libertino... Apriti cielo. Alle cronache nazionali, il segnale Galan risulta non pervenuto. Ma al sensibilissimo borsino della corte di Silvio è arrivato, eccome. I meteorologi del Principe hanno recepito il messaggio. L'ennesimo: perché Galan aveva già dato prova di pensare con la propria testa. Qualche esempio? Il 10 agosto 2007, dopo che il leghista boss della Lega a Treviso, Giancarlo Gentilini, aveva dichiarato di voler fare «pulizia etnica dei culattoni», Galan, invece di abbozzare, aveva inviato il suo autorevole portavoce, Franco Miracco, a portare il saluto ufficiale del presidente della Regione Veneto alla manifestazione di protesta dei gay contro Gentilini. Poi nel 2008, in piena campagna per l'elezione del presidente della Provincia autonoma di Trento, Galan in persona era andato a presentare il libro del candidato del centrosinistra, Lorenzo Dellai (Margherita), in lotta (poi vincente) con il candidato locale della Lega. Se si aggiunge l'infatuazione di Galan per il partito "catalano" del Nord, sogno da realizzare insieme ai "sinistri" Massimo Cacciari e Riccardo Illy, la misura è colma. Come può la corte di Silvio tollerare una simile serpe in seno? Certo non la tollera la Lega, che da tempo aspetta l'occasione per disfarsi di Galan. «Ha già fatto tre mandati, è governatore da 15 anni. Adesso basta», dice Toni Da Re, segretario leghista della provincia di Treviso. «Noi rivendichiamo che il prossimo presidente del Veneto sia della Lega. È ora di cambiare. Galan non ci ama? Ma Galan ama solo se stesso». In questo clima, non proprio temperato, Galan si prepara alle elezioni regionali del 2010, dove dovrebbe essere investito per la quarta volta della carica di governatore. Sa che non sarà facile. Tramontato il sogno (o il miraggio) del partito trasversale del Nord, il conflitto in Veneto è ormai tutto interno al centrodestra: da una parte i "moderati" (la gente che votava Forza Italia e An, oppure Margherita e perfino più a sinistra), dall'altra gli "estremisti" della Lega. In Veneto ci sono decine e decine di Comuni in cui, sotto l'indecifrabile sigla delle liste civiche, centrodestra e centrosinistra sono insieme, contro la Lega. Da Caldogno (Vicenza) a Pieve di Soligo (Treviso). «Che cosa c'è di strano?», dichiara Galan. «I riformisti del centrodestra e del centrosinistra sono già uniti, sono dalla stessa parte». E c'è perfino tutta una diplomazia segreta in corso: gli uomini di Galan hanno avuto incontri riservatissimi con il gruppo che, dentro il Pd, fa riferimento a Enrico Letta. Che cosa succederà? Lo sapremo soltanto fra un anno, perché ora tutti hanno occhi solo per le elezioni locali del giugno prossimo. Lì si vedrà se si conferma la crescita della Lega e il calo del Pdl. Lì si vedrà se il gruppo che proviene da An - più strutturato rispetto a Forza Italia - accetterà di soccombere alla Lega. Lì si porranno le basi per la prossima battaglia, quella delle regionali 2010. Le decisioni ultime saranno, come al solito, di Berlusconi e Bossi. Poi Galan il Serenissimo dovrà decidere come affrontare i coriandoli della crisi economica e della politica. E, allora, si giocherà davvero tutto. (Il Venerd́ di Repubblica, 10 aprile 2009) |
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