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Il Sistema Formigoni

Dopo l'arresto di Massimo Ponzoni. Il presidentissimo sbaglia solo a scegliere i suoi uomini? O invece è obbligato a mantenere in vita una rete di poteri, ormai sofisticata, ma anche opaca e ingovernabile? Una boriosa macchina da guerra che produce voti, cariche, affari. E che comunica con gli uomini delle cosche


Il Sistema Lombardia è una Tangentopoli più raffinata di quella scoperta vent'anni fa. Roberto Formigoni si trova a esserne il garante massimo, il punto d'equilibrio, il gran cerimoniere, anche al di là del suo diretto coinvolgimento nelle singole vicende. Il Sistemone fa rima con Pirellone, perché è attorno al Presidentissimo che si è organizzata una boriosa macchina da guerra che produce voti, potere, rapporti, cariche, appalti, soldi, affari.

Il Sistemone è più raffinato, ma anche più sporco e ingovernabile. Ci sono ancora le valigette di soldi o le buste gonfie di contanti, le care, vecchie tangenti old style: come la mazzetta da 100 mila euro pagata il 26 settembre da un imprenditore all'ex assessore regionale Franco Nicoli Cristiani. Sono le "big bubble" (così i protagonisti di quella vicenda chiamavano le banconote da 500 euro) che sopravvivono al postmoderno delle transazioni finanziarie, delle consulenze, delle caparre per compravendite immaginarie. Massimo Ponzoni - recordman di preferenze, due volte assessore di Formigoni, arrestato il 17 gennaio - potrebbe tenere un corso sulla mazzetta postmoderna: ora va forte il preliminare immobiliare con caparra a cui non segue il rogito. Metodo usato da Ponzoni, coordinatore Pdl della Brianza, ma anche dal gruppo di Filippo Penati, ex uomo forte del Pd a Milano, ora finito nella commissione d'inchiesta sul San Raffaele.

Ingovernabile, il Sistemone, perché alla bella simmetria dei cassieri di partito della Prima Repubblica si è sostituita una molteplicità di signori delle tessere, vassalli e valvassori dei voti e degli appalti che operano anche in concorrenza tra loro. Così a Milano c'era l'imperdibile Piergianni Prosperini, anche lui ex assessore di Formigoni, arrestato nel dicembre 2009, che si portava a casa dei bei soldi facendosi restituire dalle tv locali una percentuale dei budget della Regione per gli spot turistici. C'era Nicoli Cristiani che vendeva - secondo i magistrati - i permessi per le cave e la possibilità di buttare sotto i manti stradali lombardi montagne di rifiuti pericolosi. E c'era l'ineffabile Ponzoni che - sempre secondo le ipotesi d'accusa - trafficava in permessi urbanistici, piani regolatori, licenze commerciali, appalti per le pulizie negli ospedali.

Ogni volta che un suo uomo viene colto con le mani nel sacco, Formigoni, a dispetto dei colori sgargianti delle sue camicie, fa la faccia scura e dichiara di non avere responsabilità alcuna nelle ruberie di Prosperini, nelle buste gonfie di Nicoli Cristiani, nei maneggi di Ponzoni. Delle responsabilità penali si occuperanno i giudici, ma di quelle politiche dovrebbe farsi carico lui stesso. Ha scelto lui come assessore al Turismo il Prosperini che in tv faceva il telepredicatore contro gli immigrati da rimandare a casa loro "cunt el camel" (con il cammello). Ha scelto lui come assessore all'Ambiente e poi al Commercio il Nicoli Cristiani che si dava da fare per fargli incontrare gli imprenditori da cui riceveva mazzette. Ha scelto lui come assessore all'Ambiente e poi al Commercio il Ponzoni che, almeno secondo il fido ragionier Sergio Pennati, gli faceva regali e gli pagava "noleggi di barche e vacanze esotiche".

E non sono solo scelte storte, inciampi in uomini sbagliati. È un sistema consolidato, inossidabile, immodificabile. Formigoni deve il suo potere e le sue rielezioni plurime alla boriosa macchina da guerra che produce voti anche grazie ai maneggi dei Prosperini, dei Nicoli Cristiani, dei Ponzoni. "Voti comprati", scrive nella sua struggente e furba lettera-testamento ("Nel caso mi capitasse qualcosa...") il ragionier Pennati. Gli investigatori trovano i riscontri nei versamenti del faccendiere Filippo Duzioni: c'è "un importante e continuativo finanziamento di Duzioni sia per il coordinamento provinciale di Monza e Brianza del Pdl, all'epoca retto da Ponzoni per la relativa campagna elettorale per 295 mila euro, sia per la campagna di Ponzoni alle regionali lombarde del 2010 per non meno di 50 mila euro".

Ponzoni ora è un appestato. Il Presidentissimo lo ha scaricato. Gli ex soci nella premiata ditta immobiliare il Pellicano finita in bancarotta - i colleghi assessori formigoniani Massimo Buscemi e Giorgio Pozzi, l'assessora provinciale Rosanna Gariboldi (arrestata nell'ottobre 2009 insieme al formigoniano re delle bonifiche Giuseppe Grossi) - gli hanno chiesto indietro i soldi investiti. Eppure lo festeggiavano come il golden boy della Brianza berlusconiana, quando portava valanghe di voti al partito. Lo vezzeggiavano come un utile scavezzacollo, con quel Porsche Cayenne nero, con quel Q7 Audi, anche Giancarlo Abelli, l'uomo che custodisce i segreti della sanità pubblica e privata lombarda, fiore all'occhiello di Formigoni; e Mariastella Gelmini, ex ministra berlusconiana, ex coordinatrice del partito, nonché moglie di quel Giorgio Patelli ras delle cave lombarde.

Il bel Sistemone del Pirellone sta in piedi anche grazie alle manovre di Abelli, ai rapporti di Gelmini. E alle magie di Piero Daccò, faccendiere targato Cl, proprietario dello yacht su cui Formigoni è stato fotografato in canottiera fucsia. Daccò è stato arrestato a novembre con l'accusa di essere stato il banchiere nero di don Luigi Verzè, capace di far inabissare e sparire all'estero qualcosa di quel fiume carsico di soldi che ha provocato al San Raffaele un buco di un miliardo e mezzo di euro.

Il Sistemone è più sporco della vecchia Tangentopoli anche perché ha tra i protagonisti i boss della 'ndrangheta, che parlano ormai direttamente con i politici formigoniani, forniscono pacchetti di voti e finanziamenti ("Risulta che Natale Marrone, indagato nel 2010 nell'operazione di 'ndrangheta Infinito, nel 2005 è stato finanziatore di Ponzoni, verosimilmente nell'imminenza di consultazioni elettorali, consegnandogli oltre 200 mila euro in contanti"). Non se ne erano accorti, Formigoni e i suoi? Eppure la direttrice della Compagnia delle Opere a Monza, Angela Familiari, racconta di aver salutato così, nel marzo 2010, il neoeletto sindaco di Desio, paese di Ponzoni: "Non so se farti gli auguri o le condoglianze, con un cazzo di Consiglio comunale così cosa governi? La 'ndrangheta?".

(Il Fatto quotidiano, 19 gennaio 2012)

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