Il Cerchio Magico di Formigoni
Alberto Perego, Marco Mazarino De Petro, Antonio Simone, Piero Daccò... Sono gli uomini degli affari riservati del "Celeste", i suoi cavalieri del Sacro Graal. Stanno cadendo a uno a uno sotto i colpi delle inchieste giudiziarie
Roberto Formigoni perde un altro dei suoi cavalieri del Sacro Graal: Antonio Simone, arrestato venerdì 13 aprile 2012 per aver contribuito a far sparire all'estero 56 milioni di euro della Fondazione Maugeri, sanità e riabilitazione (una cifra enorme, otto volte i fondi neri, finora accertati, usciti dalle casse del San Raffaele di don Luigi Verzè). Prima era toccato, proprio per i 7 milioni soffiati alla Torre di Babele di don Verzè, a Pierangelo Daccò, coinvolto (secondo l'ipotesi d'accusa) anche nei giochi di prestigio finanziari della Fondazione Maugeri.
Anche questa volta Formigoni ha ripetuto la sua formula magica, come dopo ogni arresto di suoi ex assessori (Piergianni Prosperini, Franco Nicoli Cristiani, Massimo Ponzoni) o del coinvolgimento in indagini giudiziarie di uomini a lui vicini (Alberto Perego, Marco Mazarino De Petro, Giuseppe Grossi, Giancarlo Abelli...): sono fatti loro, non coinvolgono il mio governo regionale, non c'è neppure un atto della mia giunta che sia sotto inchiesta.
Ha fatto spallucce anche ieri, Formigoni, dicendo della Fondazione Maugeri: "È una realtà privata e in Lombardia ci sono 880 mila aziende private, non compete al presidente di Regione Lombardia farsene carico. Ogni imprenditore è responsabile della conduzione della propria azienda". A proposito di Simone, poi, ha detto: "Non ne so assolutamente nulla. Mi dispiace per i fondi distratti, ma non ne sono minimamente informato".
Ingeneroso, il presidente della Lombardia. Antonio Simone è un pezzo della sua storia, carne della sua carne. I due erano come gemelli, nella Milano da bere degli anni Ottanta. Lavoravano nello stesso ufficio, dentro la sede del Movimento popolare, braccio secolare di Comunione e liberazione nel mondo della politica, di fatto forte corrente della Dc. Simone del Movimento popolare era il fondatore e alle elezioni faceva il pieno dei voti ciellini, sotto il simbolo dello scudo crociato. Quei voti lo avevano portato su poltrone pesanti, quelle di assessore regionale alla sanità e all'urbanistica. Era uscito di scena dopo Mani pulite, quando il suo Movimento popolare era stato travolto dalle indagini in tutta Italia. La palla passa a Formigoni, che diventa presidente della Regione. Dal 1995 a oggi.
Ma è un'uscita di scena apparente: Simone resta un uomo di riferimento del sistema formigoniano. Si mette a lavorare al fianco di Daccò. Sono i due degli affari riservati, dei conti all'estero. Invisibili. Il cerchio più interno del sistema.
Appena un poco più in vista, altri due cavalieri del Graal formigoniano: Marco De Petro e Alberto Perego. Questo poker d'assi manovra, negli anni, un tesoro immenso. Milioni di euro. Sono soldi che partono dal San Raffaele, dalla Fondazione Maugeri, da altri importanti gruppi della sanità privata (l'Espresso vi aggiunge anche l'Ordine dei Fatebenefratelli) e passano attraverso le mani e le società estere di Daccò-Simone. De Petro e Perego manovrano invece denari che arrivano da Finmeccanica, Alenia, Agusta, Cogep petroli (come documenta la vecchia inchiesta Oil for food).
Un poker di professionisti bravissimi, evidentemente, se vengono scelti proprio loro tra mille, per affari così delicati. Diversissimi tra loro, i quattro cavalieri del Santo Graal hanno in comune una sola cosa: il rapporto fortissimo con Formigoni.
Quel Formigoni che può legittimamente decidere politiche che premiano le fondazioni private che lavorano nella sanità (dei 176 milioni di euro arrivati alle cliniche private in tre anni, più di 80 sono andati a San Raffaele e Maugeri). Quel Formigoni che, grazie ai suoi rapporti internazionali, può per esempio indicare la Cogep come destinataria delle forniture petrolifere irachene.
E allora può il Presidentissimo dire che non c'entra nulla con tutto ciò? Può non assumersi le responsabilità (politiche, non giudiziarie) di quello che accade nei cerchi concentrici occupati dai suoi fedelissimi e silenziosissimi cavalieri?
Cominciano a chiederselo anche dentro il suo movimento. Non ci sono solo i moniti del gran capo di Cl, Julián Carrón, e del cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Ormai c'è tutta una parte di Comunione e liberazione che chiede pulizia e vorrebbe far entrare in funzione le scope maroniane contro il Cerchio Magico che ha al centro, immobile, Roberto Formigoni.
(Il Fatto quotidiano, 14 aprile 2012) |
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