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Rissa nel Grande Oriente:
«Piduista sarà lei!»

Furibonda campagna elettorale 2009 per eleggere il Gran Maestro. Feroci accuse all'uscente Gustavo Raffi. Che dice: «Non mi perdonano di aver fatto dimenticare la P2 e di aver dato trasparenza alla massoneria italiana». Gli avversari replicano: «Ma è lui che ha recuperato e promosso i piduisti»

di Gianni Barbacetto

Fratelli coltelli, altro che fraternitè. I massoni del Grande Oriente d'Italia si stanno azzuffando. Senza esclusione di colpi. I fendenti più terribili li sta prendendo il Venerabile Gran Maestro Gustavo Raffi, 65 anni, avvocato di Ravenna, che si è per la terza volta candidato a guidare la più grande comunione massonica italiana, sede storica a Palazzo Giustiniani, splendida sede di rappresentanza a villa il Vascello di Roma. Molti "fratelli" non hanno gradito: sono partite critiche, proteste, polemiche. Alcuni attacchi sono sferrati a viso aperto, nella più tumultuosa campagna elettorale massonica mai vista in Italia. Altri sono colpi bassi, insinuazioni, scritti anonimi, come quelli diffusi dal sito www.no-raffi.org o da www.grandeoriente-libero.com , con base in Malesia ma italianissimo: qui il Gran Maestro Raffi è chiamato Raffinger, Gustavus I, il Papa Re. Ed è ritratto (somma ingiuria per un laicissimo massone) vestito da pontefice benedicente.

Viene accusato di essersi impadronito dell'«Istituzione» (così i "fratelli" chiamano la massoneria). Di essersi incollato alla poltrona di Gran Maestro, che occupa dal 1999. Di aver cambiato le regole per farsi eleggere per un terzo mandato. Di essersi raddoppiato l'emolumento annuo, portandolo a 130 mila euro. Di avere approfittato delle carte di credito del Grande Oriente. Di aver favorito suo fratello (non massonico, ma di sangue) affidando all'agenzia turistica di famiglia, la Tamarindo, l'organizzazione di viaggi e soggiorni a Rimini per i partecipanti all'annuale Gran Loggia, la riunione del parlamento massonico.

«Attacchi vergognosi. Calunnie», ribatte Raffi, che annuncia querele. «L'indennità per il Gran Maestro era di 185 milioni di lire l'anno quando io sono arrivato ed è stata portata a 250 non da me, non dalla mia Giunta, ma dalla Gran Loggia. E l'agenzia Tamarindo offriva un servizio a chi lo voleva, non era un obbligo per nessuno. La verità è che noi possiamo esibire un bilancio assolutamente positivo: la massoneria italiana in questi dieci anni è cresciuta e si è rafforzata. I Fratelli erano 13 mila nel 1999, ora sono 20 mila, distribuiti in 711 logge. E l'età media si è abbassata, in controtendenza rispetto a tanti Paesi del mondo in cui la massoneria invecchia: nel Grande Oriente d'Italia la media è di 53 anni, e i nuovi iscritti sono per lo più quarantenni».

Raffi esibisce fiero i suoi successi: «Abbiamo avuto nuovi riconoscimenti da 33 Paesi, abbiamo riallacciato le relazioni con la massoneria svizzera, belga e francese. Abbiamo offerto un supporto determinante alle massonerie rinate nei Paesi dell'Est. Abbiamo aumentato le sedi massoniche di proprietà, e senza oneri per gli associati. Abbiamo realizzato una grande opera di moralizzazione interna con la riforma elettorale: ora non ci sono più grandi elettori, ma un Maestro, un voto. Quando si cambiano le regole elettorali, la situazione si azzera: per questo io posso candidarmi nuovamente. E poi abbiamo aperto gli archivi agli storici, svecchiato la comunicazione. L'annuale Gran Loggia non la celebriamo in segreto, ma durante una grande manifestazione pubblica che teniamo a Rimini. Come la massoneria degli Stati Uniti, che ha organizzato a New York un grande concerto pubblico di beneficenza con Diana Ross. Noi abbiamo fatto diventare la massoneria una casa di vetro, puntando sulla trasparenza e sulla ferma condanna per ciò che ha rappresentato in passato il piduismo e oggi la commistione tra affari e politica. È proprio questo che i miei avversari non mi perdonano». Raffi s'incupisce per un attimo: «Vede, io non volevo ricandidarmi. Ma sono cominciati a circolare scritti anonimi e calunnie, sono stati aperti strani siti malesi che usurpano il nome del Grande Oriente... Allora ho dovuto ricandidarmi, per proteggere la massoneria e il lavoro comune fatto da tanti, insieme a me, in questi anni».

Il grande antagonista di Raffi in questa durissima competizione elettorale, l'unico che può sperare di batterlo, è il professor Natale Di Luca, 59 anni, medico legale e docente alla Sapienza. «Niente interviste: nel Grande Oriente può parlare solo il Gran Maestro. Se lo facessi, potrei essere messo sotto accusa e perfino espulso. Licio Gelli, in fondo, fu cacciato non per altro, ma perché si fece intervistare da Maurizio Costanzo sul Corriere ...». Comunque, pur senza un'intervista ufficiale, è possibile almeno captare le ragioni dello sfidante e dei suoi sostenitori. «Il fulcro della massoneria è la Loggia, dove il Libero Muratore cresce nel lavoro iniziatico. Tutto il resto, il rapporto con il mondo esterno, non è essenziale. Anzi, l'interferenza dei lavori del Tempio con la "società civile" è una profanazione».

Raffi, al contrario, è percepito come il Gran Maestro del rinnovamento, dell'apertura, delle pubbliche relazioni, della massoneria che si apre alla società "profana" e diventa trasparente. Una massoneria, addirittura, «con il cuore che batte a sinistra», come Raffi ha dichiarato (e poi smentito) durante lo scontro elettorale tra Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. Ecco dunque la reazione di chi vuol "raddrizzare" le cose, tornando alla tradizione, alla riservatezza, all'esoterismo. Riportando la barra a destra. Tornando magari al piduismo? «Ma finiamola. Raffi evoca a vanvera i fantasmi della P2», rispondono gli ambienti dell'avversario. «La butta in politica per dire: vedete, sono necessario alla patria, dovete tornare a votarmi. È un espediente. Ma è proprio lui a essere poco trasparente. È lui, che ora si vanta di essere aperto e di sinistra, a essere entrato nel Partito repubblicano proveniente dall'organizzazione Nuova Repubblica del presidenzialista Randolfo Pacciardi, quello che nel 1974 doveva fare il presidente del Consiglio nel governo golpista di Edgardo Sogno. Il suo avversario, Di Luca, dipinto come l'alfiere della svolta a destra, viene invece dalla Federazione dei giovani socialisti, era della corrente di sinistra di Riccardo Lombardi e nel 1968 era a Valle Giulia. Ma ora basta con la politica: il cuore dei massoni non batte né a destra né a sinistra».

Di Luca però, accusano i sostenitori di Raffi, ha un buco nel suo curriculum massonico: nel 1982 è entrato "in sonno", è uscito dal Grande Oriente e ha fatto carriera addirittura in una Obbedienza concorrente, la Gran Loggia Generale d'Italia. «Certo», rispondono i seguaci del medico legale, «quella scissione consumata tra il 1982 e l'83 non è una macchia, ma un titolo d'onore: è la fuoriuscita di un gruppo anti P2. Credevamo fossero vecchie questioni ormai sepolte, per questo non ne abbiamo fatto cenno nel curriculum. Invece tutto viene usato strumentalmente e rovesciato nel suo contrario...».

«La P2 sta al Grande Oriente come le Brigate Rosse stanno al Partito comunista», dice Raffi. Gli rispondono gli avversari: «Balle. La P2 è stata organica al Grande Oriente fino al suo scioglimento coatto per effetto della legge Spadolini nel 1982. Per questo i veri nemici della P2 se ne andarono. E oggi è Raffi che, nei fatti, ha riabilitato i piduisti: per esempio premiando con la nomina a Gran Maestro Onorario Luigi Sessa, che fu Ispettore di Loggia della P2, con il compito di garantire la "regolarità" della loggia di Gelli».

In uno scambio d'accuse senza fine, Raffi non perdona agli avversari di sferrare colpi bassi e seminare, via web, calunnie anonime: «I miei contendenti tacciono di fronte a questo fenomeno criminale: così ne diventano complici». I fan di Di Luca rispondono: «Non sappiamo chi sia l'autore del sito grandeoriente-libero, ma certamente è un genio! Ha solo qualche caduta in italiano, visto che scrive regolarmente "và", voce del verbo andare, con l'accento».
Chi vincerà, dopo questa tempesta? La parola ora passa alla urne. Primo turno il 1 marzo, eventuale ballottaggio il 22, giorno esoterico dell'equinozio di primavera.


Il diavolo e l'acquasanta.

I quattro candidati in gara

I candidati che si confrontano in queste rissosissime elezioni massoniche 2009 sono quattro. C'è il Gran Maestro uscente, Gustavo Raffi , con la sua lista "Presenza e Tradizione". C'è il suo grande antagonista, il medico legale Natale Di Luca , 59 anni, docente alla Sapienza, con la lista "Uniti nella Regolarità". Poi c'è Giorgio Losano , 63 anni, massone piemontese, che ha messo in campo la lista "Tradizione e Futuro". E infine Antonio Catanese , 79 anni, lombardo, già Gran Tesoriere della giunta Raffi e, secondo gli avversari dell'attuale Gran Maestro, protagonista di una lista di disturbo. Catanese fa parte di una dinastia con una storia lunga e complessa: l'azienda di famiglia, la Cogep, fu coinvolta negli anni Settanta nello scandalo dei petroli e un suo esponente fu condannato nel 1982 per contrabbando internazionale; oggi la Cogep è coinvolta nello scandalo Oil for food per le assegnazioni del petrolio di Saddam Hussein ottenute per intercessione del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. I Catanese sono una famiglia dalle molteplici relazioni: alcuni di loro sono tra i fondatori della Compagnia delle Opere, l'associazione di imprese promossa da uomini di Comunione e Liberazione, ma il vecchio Antonio è un alto papavero della massoneria. Il diavolo e l'acqua santa.

(da Il Venerdì di Republica, 27 febbraio 2009)

In alto Licio Gelli. Sotto: i P2
Gustavo Selva
Vito Napoli
Massimo De Carolis
Publio Fiori
Roberto Gervaso
Antonio Martino
Vittorio Emanuele
Roberto Calvi
Silvio Berlusconi
Luigi Bisignani
Maurizio Costanzo

 

 

 
 
 

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