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Se
telefonando...
Cè un contatto diretto,
nel 1994, tra Silvio Berlusconi
e un uomo al lavoro per costruire il «partito di Cosa
nostra».
È emerso al processo palermitano per mafia contro DellUtri
di Gianni Barbacetto
Cè stato un contatto
telefonico diretto, nel 1994, agli albori di Forza
Italia, tra Silvio Berlusconi e un uomo allora impegnato
a costruire «il partito di Cosa nostra». Lo
ha raccontato un consulente della procura di Palermo, Gioacchino
Genchi, in una delle udienze del processo in corso nella
città siciliana con imputato Marcello DellUtri,
accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. A
telefonare ad Arcore, al numero riservato di Berlusconi,
alle ore 18.43 del 4 febbraio 1994, è il principe
Domenico Napoleone Orsini.
Esponente dellaristocrazia nera romana, massone,
Orsini è in contatto con il capo della P2 Licio Gelli,
che va anche a incontrare a villa Wanda, ad Arezzo. Dopo
una gioventù nellestrema destra neofascista,
nei primi anni Novanta Orsini si scopre leghista. Nel novembre
1993 accoglie Umberto Bossi che scende nella Roma ladrona
per incontrare i suoi sostenitori nella capitale: si riuniscono
nella villa di Trastevere di Gaia Suspisio per una cena
e brindisi con Veuve Cliquot, costo politico centomila lire,
a cui partecipano, tra gli altri, il giornalista Fabrizio
Del Noce, la vedova del fondatore del Tempo Maria Angiolillo
e Maria Pia DellUtri, moglie di Marcello. Mentre viene
servita la crostata di frutta, Bossi si avventura in un
comizio di tre quarti dora, che si conclude solo quando
la brigata si trasferisce al Piper, storica discoteca romana.Orsini
si impegna nella Lega Italia federale, articolazione romana
della Lega nord. Ma, forte dei contatti con Gelli, lavora
per un progetto più ampio: riunire tutti i movimenti
«separatisti», tutte le «leghe»
nate in quei mesi nel Sud del Paese. Sono per lo più
uomini della massoneria a fondare in molte regioni del Sud,
dalla Calabria alla Lucania, dalla Puglia alla Sicilia,
piccoli gruppi che si ispirano alla Lega di Bossi. I partiti
storici, Dc in testa, sono allo sbando, anche per effetto
delle inchieste di Mani pulite. Molti lavorano sotto traccia
per riempire quel vuoto politico, mentre le stragi del 92,
in cui muoiono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e del93,
a Firenze, Roma e Milano, destabilizzano il Paese.
Il principe Orsini è tra i più attivi in quei
mesi: contatta i notabili che hanno fondato le «leghe
del Sud», li riunisce, si offre come loro candidato
unico alle elezioni, proponendo la costituzione di ununica,
grande «Lega meridionale», in rapporti ambivalenti
con la Lega di Bossi: contrapposizione polemica, dichiarata
riscossa del Sud contro il Nord, ma sostanziale alleanza
e convergenza dintenti, nel comune progetto di spezzare
e frantumare lItalia. Nello stesso periodo, qualcun
altro era molto attivo negli stessi ambienti. Lo racconta
Tullio Cannella, uomo molto vicino al capo militare di Cosa
nostra, Leoluca Bagarella, impegnato nelle stragi: «Sin
dal 1990-91 cera un interesse di Cosa nostra a creare
movimenti separatisti; erano sorti in tutto il Sud movimenti
con varie denominazioni, ma tutti con ispirazioni e finalità
separatiste. Questi movimenti avevano una contrapposizione
di facciata con la Lega nord, ma nella sostanza
ne condividevano gli obiettivi. Successivamente, sorgono
a Catania il movimento Sicilia libera e in altri luoghi
del Sud movimenti analoghi. Tutte queste iniziative nascevano
dalla volontà di Cosa nostra di punire i politici
una volta amici, preparando il terreno a movimenti
politici che prevedessero il coinvolgimento diretto di uomini
della criminalità organizzata o, meglio, legati alla
criminalità, ma presentabili».
È la mafia che si fa partito: dopo aver constatato
linutilizzabilità della Democrazia cristiana,
che aveva lasciato diventare definitive le condanne al maxiprocesso
di Palermo, Totò Riina e i suoi cercano figure «presentabili»
per varare in proprio una nuova forza politica.
«Nellottobre 1993»,
continua Cannella, «su incarico di Bagarella
costituii a Palermo il movimento Sicilia libera»,
che apre una sede in via Nicolò Gallo e ha tra i
suoi animatori, oltre allo stesso Cannella, anche Vincenzo
La Bua. A Catania era nata la Lega Sicilia libera, controllata
da Nando Platania e Nino Strano. Programma: la separazione
dallItalia della Sicilia, che doveva diventare «la
Singapore del Mediterraneo», con conseguente possibilità
di varare leggi più favorevoli a Cosa nostra, bloccare
i «pentiti», annullare larticolo 41 bis
dellordinamento carcerario che aveva introdotto il
carcere duro per i mafiosi, formare in Sicilia una autonoma
Corte di cassazione...
I
fondatori di «cosa nuova»
Agli uomini di Cosa nostra
non sfugge fin dallinizio che questo progetto è
ambizioso e di difficile realizzazione. Per questo si lasciano
aperta unaltra possibilità: cercare rapporti
e offrire sostegno a nuove forze politiche nazionali che
stanno nascendo sulle rovine del vecchio sistema dei partiti.
«Le due strategie già coesistevano»,
racconta Cannella, «e lo stesso Bagarella sapeva della
prossima discesa in campo di Silvio Berlusconi».
È Forza Italia, dunque, la carta di riserva
di Cosa nostra. I suoi uomini sono informati in anticipo,
attraverso canali privilegiati, dei programmi di Forza Italia.
Li conoscono addirittura prima che il nome Forza Italia
sia lanciato da Berlusconi sul mercato della politica. Prosegue
infatti Cannella: «Bagarella, tuttavia, non intendeva
rinunciare al programma separatista, perché non voleva
ripetere lerrore di suo cognato (Riina,
ndr), cioè dare troppa fiducia ai politici, e voleva,
quindi, conservarsi la carta di un movimento politico in
cui Cosa nostra fosse presente in prima persona. Inoltre,
va detto che vi era unampia convergenza tra i progetti,
per come si andavano delineando, del nuovo movimento politico
capeggiato da Berlusconi e quelli dei movimenti separatisti.
Si pensi Si pensi al progetto di fare della Sicilia un porto
franco, che era un impegno dei movimenti separatisti e un
impegno dei siciliani aderenti a Forza Italia. Si pensi
ancora che, allinizio del 1994, da esponenti della
Lega nord (Tempesta, Marchioni e il principe Orsini), con
i quali avevo avuto diretti contatti, ero stato notiziato
dellesistenza di trattative fra Bossi e Berlusconi
per un apparentamento elettorale e per un futuro accordo
di governo che prevedeva, fra laltro, il federalismo
tra gli obiettivi primari da perseguire. Marchioni mi aveva
riferito che un parlamentare della Lega nord, questore del
Senato, aveva confermato che il futuro movimento, che avrebbe
poi preso il nome di Forza Italia, aveva sposato in pieno
la tesi federalista».
Giovanni Marchioni, un imprenditore vicino alla Lega
Italia federale, larticolazione romana della Lega
nord, ha confermato che i promotori delle «leghe del
Sud» si sono riuniti a Lamezia Terme. Erano presenti,
tra gli altri, La Bua e Strano per Sicilia libera, oltre
ai rappresentanti di Calabria libera, Lucania libera e Campania
libera. In questa occasione il principe Orsini si propone
come candidato unico del futuro raggruppamento di tutte
quelle organizzazioni. Orsini conferma tutto ai magistrati
palermitani e ammette «di avere chiaramente intuito
il tipo di interessi che Sicilia libera intendeva tutelare»,
scrivono i magistrati di Palermo, «specialmente dopo
che Cannella gli disse esplicitamente che occorreva
tenere un discorso allUcciardone per poi perorare
la causa del noto 41 bis dellordinamento penitenziario».
Già verso la fine del 1993, comunque, un boss
di Cosa nostra impegnato in prima persona nella strategia
delle stragi avverte Cannella che quella del movimento separatista
non è lunica via: «Nel corso di un incontro
con Filippo Graviano, questi, facendo riferimento al movimento
Sicilia libera di cui ero notoriamente promotore, mi disse
testualmente: Ti sei messo in politica, ma perché
non lasci stare, visto che cè chi si cura i
politici... Ci sono io che ho rapporti ad alti livelli e
ben presto verranno risolti i problemi che ci danno i pentiti».
Graviano e, nellombra, Bernardo Provenzano, nei mesi
seguenti constatano che la strada separatista non è
percorribile. È in questo clima che si intrecciano
rapporti frenetici tra esponenti delle «leghe»
e uomini di Forza Italia.
Gioacchino Genchi è un poliziotto esperto
in analisi dei traffici telefonici. Da tempo è in
aspettativa dalla Polizia e dal suo ufficio di Palermo pieno
di computer svolge il ruolo di consulente per diverse procure
italiane. Per quella di Palermo ha analizzato, con i suoi
programmi e i suoi data base, i flussi telefonici dei protagonisti
della stagione di Sicilia libera. Scoprendo nei tabulati
della Telecom e degli altri gestori telefonici una serie
di contatti insospettabili.
Quel
4 febbraio 1994
Il giorno chiave è il 4 febbraio 1994. Il
principe Orsini alle 10.50 telefona a Stefano Tempesta,
esponente leghista vicino a Sicilia libera. Nel primo pomeriggio,
alle 15.55, raggiunge al telefono Cannella, linviato
di Bagarella nella politica. Subito dopo, alle 16.14, chiama
la sede di Sicilia libera a Palermo. Alle 18.43 chiama Arcore:
il numero è quello riservato a cui risponde Silvio
Berlusconi. Immediatamente dopo chiama Marcello DellUtri.
Alle 19.01 telefona di nuovo a Tempesta, che raggiunge ancora
alle 19.20. Nei giorni successivi i contatti di Orsini continuano.
Il 7 febbraio 1994, alle 17.34, chiama Sicilia libera. Il
giorno dopo parla due volte con DellUtri. Il 10 febbraio
alle 13.26 telefona a Cesare Previti. Il 14 febbraio contatta
ancora DellUtri e, alle 16.04, Vittorio Sgarbi.
Lanalisi al computer dei tabulati di migliaia
di telefonate, naturalmente, non può far conoscere
i contenuti dei contatti. Ma rivela i rapporti, le connessioni.
Un deputato regionale siciliano dellUdc, Salvatore
Cintola, per esempio, nel periodo tra il 9 ottobre 1993
e il 10 febbraio 1994 chiama 96 volte il cellulare di Tullio
Cannella, luomo di Sicilia libera. In quei mesi cruciali
a cavallo tra il 93 e il 94 sono molti i contatti
tra la sede di Sicilia libera e i numeri della Lega nord,
a Roma, a Verona, a Belluno. Poi, quando lopzione
«leghista» tramonta, crescono i rapporti telefonici
con uomini di Forza Italia. Gianfranco Micciché,
Gaspare Giudice, Pippo Fallica, Salvatore La Porta. E Giovanni
Lalia, che di Forza Italia siciliana è uno dei fondatori.
È lui che dà vita al club forzista di Misilmeri,
che anima il gruppo che si riunisce allHotel San Paolo
di Palermo, formalmente posseduto dal costruttore Gianni
Ienna, ma considerato dagli investigatori proprietà
dei Graviano e per questo confiscato. È sempre lui,
Lalia, che cede il suo cellulare a mafiosi di Misilmeri,
il giro di Giovanni Tubato (poi ucciso) e Stefano Benigno
(cugino di Lalia, in seguito condannato per le stragi del
93).
Le analisi dei traffici telefonici mettono in risalto
anche gli intensi rapporti tra Marcello DellUtri e
un gruppo di imprenditori siciliani attivi a Milano nel
settore delle pulizie, capitanati da Natale Sartori e Antonino
Currò, arrestati poi nel 1998 a Milano. Il gruppo
di Sartori e Currò era a sua volta in strettissimi
rapporti con il mafioso Vittorio Mangano, un tempo «stalliere»
nella villa di Berlusconi ad Arcore. Un capomafia del peso
di Giovanni Brusca ha testimoniato a Palermo che il tramite
tra Berlusconi e Cosa nostra, a Milano, sarebbe proprio
«un imprenditore nel settore delle pulizie».
Chissà, si sono chiesti gli investigatori del caso
Sartori-Currò, se ha a che fare con i nostri eroi.
Ma per ora quellimprenditore ammesso che esista
è rimasto senza volto e senza nome.
Restano soltanto i fili sottili dei rapporti intrecciati,
nel momento forse più drammatico della storia italiana
del dopoguerra, tra gli uomini di Cosa nostra, i promotori
delle leghe, i fondatori di Forza Italia. Che questi contatti
ci siano stati è ormai certo. Che cosa si siano detti,
quali trattative, quali eventuali promesse si siano fatti
non è invece ancora dato di sapere con certezza.
Il momento fondativo della cosiddetta Seconda Repubblica
resta avvolto nel mistero.
Diario, 21 marzo 2003
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Nanni
Moretti
Ora che ci siamo ritrovati non perdiamoci di vista
Nanni Moretti
Con questi politici non vinceremo mai
Il regalo di Berlusconi
a Bin Laden
Business Week
(del 22 ottobre 2001) scrive: dopo l'11 settembre, c'è
un Paese che marcia in direzione opposta all'Occidente: è
l'Italia del Cavaliere
Storia
del Signor Savoia
Biografia non autorizzata di un erede al trono d'Italia,
piduista e manager di affari oscuri, che mentre tutti ritornano,
vorrebbe tornare anche lui
Milano
da bere,
atto secondo
Un altro politico di Forza Italia arrestato. Mille indagati
per vicende di corruzione. Le tante indagini sulla Regione
del "governatore" Roberto Formigoni. Tangentopoli
non è mai finita
Piccole
bombe crescono
Una galassia nera dietro l'attentato al Manifesto.
E ora, anche l'ultradestra comincia la campagna elettorale.
Stringendo contatti con uomini della Lega, di An, di Forza
Italia...
Rinasce
«Società civile»
Questa volta nel web,
ecco di nuovo i ragazzacci di Società civile.
Riprende vita, via internet, uno storico mensile milanese
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