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PERCHE' HA VINTO BERLUSCONI
Il blog di Gianni Barbacetto sulle elezioni 2008

Perché il Caimano ha vinto ancora/1
Gli italiani che votano B sono "cretini"?

Berlusconi, ovvero Barabba. Pigi Battista e la "corporazione dei migliori"ť.
Ma Umberto Eco lo spiega chiaro: chi vince
ha diritto di governare, ma non è detto che abbia ragione

D'accordo, non c'è stato brivido nel ritorno del Caimano. Ma qualche spiegazione dobbiamo pur darcela. Perché ha vinto? I commentatori di destra, dopo le elezioni, hanno provato a dare lezioni di democrazia agli intellettuali di sinistra. Imputando loro di aver dato questa spiegazione: Berlusconi ha vinto perché gli italiani sono «cretini».

Oddio, dopo 15 anni di Berlusconi in politica la tentazione è forte. Ma è chiaro che non è così: reagire alla sconfitta del centrosinistra con un'invettiva contro gli elettori è assolutamente privo di senso e dimostra solo disprezzo per la democrazia. Fu Silvio Berlusconi, nel 2006, a dare dei «coglioni» agli elettori di Romano Prodi (lo stesso Berlusconi che affermò di voler essere giudicato solo dai «suoi pari»). Gli elettori, in democrazia, hanno sempre le loro ragioni, nel senso che le vittorie e le sconfitte hanno sempre motivi e spiegazioni. Ma non è detto che abbiano ragione. Lo ha ricordato Umberto Eco: «Democrazia non significa che la maggioranza ha ragione. Significa che la maggioranza ha il diritto di governare. Democrazia non significa pertanto che la minoranza ha torto. Significa che, mentre rispetta il governo della maggioranza, essa si esprime a voce altra ogni volta che pensa che la maggioranza abbia torto (o addirittura faccia cose contrarie alla legge, alla morale e ai principi stessi della democrazia), e deve farlo sempre e con la massima energia perché questo è il mandato che ha ricevuto dai cittadini. Quando la maggioranza sostiene di aver sempre ragione e la minoranza non osa reagire, allora è in pericolo la democrazia».

Dunque è non solo legittimo, ma anche necessario fare una riflessione sulle culture che in Italia generano le scelte politiche e dunque, in ultima analisi, anche quelle elettorali. Non è senza ragione interrogarsi su quali culture diffuse animino le scelte di una larga fetta di italiani che non fa le file, non paga le tasse, coltiva l'intolleranza e il risentimento (come ha argomentato Barbara Spinelli sulla Stampa), ha una scettica sfiducia nei confronti dello Stato, è politicamente cinica, non rispetta le regole, disprezza la legalità , non coltiva l' educazione civile...

Non è affatto vero, come sostiene Pierluigi Battista sul Corriere, che chiunque rifletta criticamente su quelle culture diffuse disprezzi la maggioranza, non è vero che sia vittima di quello che Luca Ricolfi chiama il "complesso dei migliori"ť, che sia espressione della «corporazione dei colti che da quindici anni sembra consumarsi e intristirsi nella maledizione del suffragio universale, inebriata dalla presunzione della propria superiorità morale». La democrazia è rispetto della sovranità popolare, ma anche libertà di critica; è accettazione delle decisioni della maggioranza, ma ancor più difesa delle minoranze e delle loro ragioni.

È vero che la casta politica del centrosinistra vive ormai in un mondo tutto suo, lontanissimo dal mondo reale dei cittadini e separato dai loro stessi elettori. È vero che se Berlusconi vince è anche perché non c'è a sinsitra un'alternativa credibile. Ma Battista non ce l'ha con l'élite politica del centrosinistra (che spesso difende), bensì ce l'ha con gli intellettuali. Secondo Battista, il retroterra teorico della "corporazione dei colti" sarebbe da rintracciare nelle tesi sviluppate da Gustavo Zagrebelski in un suo saggio del 1995 ( Il «Crucifige!» e la democrazia, Einaudi). In quel saggio Zagrebelski racconta invece il processo a Gesù come paradigma della democrazia: della democrazia che non può essere assolutistica e dogmatica, ma deve essere plurale e critica. Nel racconto evangelico, Ponzio Pilato si appella alla maggioranza, che tra Gesù e Barabba sceglie Barabba e manda a morte Gesù. Il saggio mette in scena la nascita del populismo: quel giudizio di popolo è il crollo del dogma dell'infallibilità della volontà popolare, m ostra il trionfo di una concezione dogmatica (e tendenzialmente totalitaria) della democrazia, che muore se non si nutre di critica.

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Perché il Caimano ha vinto ancora/2
Ancora Berlusconi? Ma è un'ossessione!

Perché Berlusconi è Barabba. E perché in Italia il suo competitor non è Gesù.
Ovvero la propaganda, la debolezza dell'opinione pubblica,
ma anche la qualità della classe dirigente

L'Italia di Berlusconi è poi tanto diversa dalla piazza a cui si rivolse Ponzio Pilato? Tra Gesù e Barabba, l'Italia sceglie Barabba. Oddio: veramente in ballottaggio Gesù non c'è, e questo aiuta. I competitor di Berlusconi sono così deboli, così poco affascinanti, così poco credibili, così deludenti quando sono al governo...

Comunque: Silvio è Barabba? E soprattutto: questo paragone non dimostra l'ossessione nei confronti di Berlusconi? Ragazzi, intendiamoci: non è colpa nostra se Berlusconi esiste, e continua a presentarsi alle elezioni. Se ne vada, e lo dimenticheremo immediatamente. Se ne parliamo, se ne scriviamo è perché lui occupa la scena. Far finta di niente, o non pronunciarne il nome (come ha tentato di fare qualcuno in campagna elettorale) è semplicemente un transfert da struzzo (ripetiamo: struzzo, non stronzo). Non si può accusare chi non ha cibo di essere ossessionato dalla fame. Dunnque, di Berlusconi continueremo a parlare, continueremo a scrivere.

Problema: c'è una parte notevole degli italiani che non considera un problema la storia giudiziaria di Berlusconi. Attenzione: il problema non è la sua condanna in tribunale. Questa non c'è stata, perché la prescrizione lo ha salvato sette volte; e perché (secondo quanto risulta dal processo Mills, interrotto dall'approvazione del lodo Alfano) alcune assoluzioni sono state guadagnate pagando un testimone affinché non dicesse la verità . Ma non è su questo che vorremmo accanirci. In un paese eticamente sensibile tutto ciò (le sentenze, il piano giudiziario) sarebbe semplicemente superfluo. L'essenziale sarebbe altro: i fatti, i comportamenti, prima delle sentenze, a prescindere dalle sentenze. àˆ un fatto che che alcuni suoi collaboratori (Berruti, Previti...) sono stati condannati: per aver ammorbidito con tangenti le verifiche fiscali nelle aziende di Berlusconi, per aver comprato sentenze che davano a Berlusconi la Mondadori... Questo sarebbe sufficiente a un'opinione pubblica eticamente sensibile per considerare Berlusconi moralmente responsabile dei reati commessi dai suoi collaboratori. Hanno fatto di testa loro? E allora perché non sono stati cacciati, ma sono stati anzi premiati da Berlusconi con comodi posti in politica?

Evidentemente l'opinione pubblica in Italia non è eticamente sensibile. Spiegazione 1: è la nostra storia, la nostra eredità di paese senza rivoluzione borghese, senza rivoluzione protestante. Spiegazione 2: da 15 anni siamo mediaticamente bombardati dalla propaganda berlusconiana, che ha convinto una parte della pubblica opinione che Silvio Berlusconi è vittima di una persecuzione politico-giudiziaria; sembra strano che qualcuno possa crederci, ma è così. Spiegazione 3 (di solito dimenticata): in Italia abbiamo classi dirigenti di cattiva qualità . Sono le élite (politiche, imprenditoriali, culturali...) a mediare le informazioni e i convincimenti tra i vertici del potere e la pubblica opinione. Nel nostro paese sono, evidentemente, in gran parte deboli, serve, corrotte, vendute, perché fanno finta di non stupirsi di ciò che pure vedono, di credere a ciò che pure sanno incredibile. Sono, come sempre nella storia italiana, mosche cocchiere che credono di guidare il mostro. Più modestamente, si ritagliano il proprio tornaconto in ogni situazione, sempre a disposizione di chi vince, evitando la fatica di andare controcorrente.

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Perché il Caimano ha vinto ancora/3
Ma Berlusconi ha vinto davvero?

Macché terremoto elettorale. L'elettorato italiano è stabile, premiate la capacità di fare alleanze e di mobilitare i propri elettori (ovvero: l'antiberlusconismo porta voti)

La vittoria di Berlusconi nel 2008 non è affatto uno tsunami elettorale. Non c'è stato alcun terremoto. L'elettorato ha dimostrato una grande stabilità . I bacini di voto (centrosinistra da una parte, centrodestra dall'altra) sono stati stabili e abbastanza incomunicabili.

C'è stata, questo sì, una semplificazione del sistema politico: gli elettori si sono concentrati sui due partiti maggiori (Pdl e Pd) e sui loro alleati (Lega e Di Pietro), abbandonando le altre forze politiche, a destra (La Destra di Storace) e a sinistra (la Sinistra Arcobaleno). Già l'offerta elettorale aveva semplificato il quadro, eliminando molte sigle (dall'Udeur ai socialisti, fino alla Fiamma tricolore...). àˆ sopravvissuta l'Udc, che si è proposta come centro indipendente e autonomo dai due schieramenti, ha superato la soglia di sbarramento e ha perso solo una parte dei suoi consensi, in direzione del Pdl. Non è riuscita a fare altrettanto la Sinistra cosiddetta "radicale”, che è così scomparsa dal Parlamento.

Il polo di destra. Non c'è stato alcun trionfo di Berlusconi: Forza Italia (ma anche An) ha perso voti, che sono stati conquistati dalla Lega, anche in zone non tradizionalmente leghiste. Alla fine, proprio grazie alla Lega, Berlusconi ha comunque vinto. Non è invece riuscito il tentativo di Storace di sostituire An.

Il polo di sinistra. Il Pd ha attirato una parte dei voti della sinistra "radicale”, ma non ha attirato quelli di centro o di destra. Così è scomparsa dalla scena la Sinistra Arcobaleno, ma il Pd non ha potuto certo battere il Pdl. Di Pietro ha avuto un ottimo risultato: ha preso una parte dei voti dell'Ulivo che non volevano andare con il Pd (con risultati addirittura clamorosi nel centro-sud: 25% in Molise!).

La stabilità elettorale. In Italia c'è una sostanziale stabilità elettorale, dal 1994 a oggi. Il distacco tra centrodestra e centrosinistra è sempre di circa 8 punti. Le alterne vittorie di centrodestra e centrosinistra si spiegano con condizioni congiunturali: 1. con la capacità di fare alleanze (nel 1996 vince il centrosinistra perché la Lega non si allea con Berlusconi; nel 2001 vince il centrodestra anche perché Di Pietro non si allea con Rutelli; nel 2008 vince il centrodestra anche perché la sinistra "radicale” non si allea con Veltroni); 2. con la capacità di chiamare alle urne, di volta in volta, i propri indecisi (nel 2001 Berlusconi ha galvanizzato tutto il suo elettorato e ha vinto; nel 2006 una parte degli elettori berlusconiani, delusa dai cinque anni di governo di Berlusconi, è restata a casa; nel 2008 è rimasta a casa una parte degli elettori di sinistra, delusa dal governo di centrosinistra.

Dunque le elezioni non si vincono – come si dice – conquistando il centro, bensì:
1. costruendo alleanze ampie (con conseguente problema, però, di non riuscire poi a governare insieme, vedi Prodi nel 1996 e anche nel 2006);
2. riuscendo a mobilitare tutto il proprio elettorato (e in questo il cosiddetto "antiberlusconismo"ť serve eccome, malgrado i politici di destra e di sinistra lo neghino: nel 1996 e poi nel 2006 il centrosinistra ha vinto contro Berlusconi; e dopo il movimento dei girotondi, nel 2002, non ha più perso un'elezione, fino al 2006).

La protesta, l'antipolitica. C'è una diffusa disaffezione per la politica, una profonda critica ai partiti. Tutto ciò nel 2008 non si è concretizzato in massicci aumenti di astensionismo (solo +3%), schede bianche, schede nulle (nella norma). Si è però incanalato nel privilegiare, a destra, la Lega e, a sinistra, Di Pietro. Entrambi, in campi opposti, hanno raccolto la protesta contro i partiti, contro la casta di destra e di sinistra.

Agosto 2008

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Prima della vittoria del Caimano
Pacatamente. Da soli e senza nominare B

Aprile 2008, durante la campagna elettorale.
Riflessioni purtroppo poi non smentite dai risultati delle urne

C'è una strana tranquillità, in giro. Quasi un'euforia. Walter Veltroni si è messo in cammino verso le elezioni d'aprile con il suo Partito democratico. E ha riscosso successi, a destra e a sinistra. Pacati consensi. Tranquille approvazioni. Ma c'è qualcosa d'irreale, in quest'aria serena, in questa atmosfera umbra da mulino bianco. Scusateci, ma dobbiamo rompere l'incanto.

1. RICONSEGNARE IL PAESE A B?
Alle caduta del governo Prodi siamo arrivati nel peggiore dei modi, dopo 18 mesi di promesse non mantenute, di programma non realizzato. Niente legge sul conflitto d'interessi. Niente apertura a più soggetti del mercato della tv e della pubblicità. Niente liberazione della Rai dai partiti. Niente cancellazione delle leggi-vergogna. Niente azzeramento della Bossi-Fini sull'immigrazione. In compenso sono stati fatti l'indulto king-size e una riforma pasticciata e insoddisfacente dell'ordinamento giudiziario.
Risultato: il centrosinistra ha perso il consenso del suo popolo, è crollato ai minimi storici. E ora rischia di riconsegnare il Paese a Berlusconi (dopo aver rimesso a posto i conti dello Stato, aumentando la pressione fiscale, ma senza aver eliminato l'anomalia berlusconiana).

2. RESTA L'ANOMALIA ITALIANA
Sì, l'anomalia berlusconiana è intatta. La campagna elettorale si sta facendo nel solito modo, cioè con Berlusconi padrone delle tre televisioni Mediaset e controllore politico di una parte della Rai. Irrisolto il conflitto d'interessi. Permanente il monopolio sul mercato televisivo. Persistente il controllo dei partiti sulla tv pubblica. Mediaset ha ancora tre canali, in barba alla sentenza della Corte costituzionale che dal 1994 (14 anni fa!) stabilisce che nessuno possa avere in Italia più di due canali, e in spregio alle decisioni della Corte europea di Giustizia che ha rilevato l'anomalia italiana nel mercato televisivo. Mediaset continua però ad avere il 40,5 per cento degli ascolti e a raccogliere il 64,2 degli investimenti pubblicitari. Bastano questi numeri a indicare che cosa succede in Italia in fatto di pluralismo e di posizioni dominanti.
E poi: Berlusconi è sempre quello dei processi per tangenti finiti con una doccia di prescrizioni, è quello falsi in bilancio depenalizzati ad personam; è lo stesso che ha per braccio destro Marcello Dell'Utri condannato per false fatture, per mafia, per aver mandato un boss mafioso a fare il recupero crediti...
Ma di questo non si parla più. Sono argomenti considerati "vecchi", poco chic. Veltroni sostiene che non si deve fare campagna "contro". Insomma, basta con la "demonizzazione" dell'avversario. Così l'argomento B. è completamente escluso dalla campagna elettorale (l'unico che lo nomina e ricorda conflitto d'interessi e anomalia tv è Antonio Di Pietro). Eppure B. è ancora sulla scena e potrà diventare di nuovo il padrone dell'Italia.

3. "NON AVEVAMO I NUMERI"
Dicono: non abbiamo potuto farle, le buone leggi promesse su tv e conflitto d'interessi, perché non avevamo i numeri in Parlamento. Ma è vero? I progetti del governo (mai discussi dalle Camere) erano già ampiamente deludenti, non risolvevano davvero il conflitto d'interessi, non rompevano il monopolio Mediaset, non liberavano la Rai dai partiti. Dunque non s'è vista la volontà nemmeno di tentare di risolvere davvero quei problemi.
La Corte costituzionale dal 1994 ha stabilito che Mediaset non può avere più di due reti. La Corte europea di giustizia nel 2008 ha bocciato le proroghe concesse a Retequattro, prima dalla legge Maccanico (centrosinistra), poi dalla Gasparri (centrodestra) e infine dalla Gentiloni (centrosinistra). Ma di questo non si parla e non si deve parlare. Il superamento dell'anomalia italiana non sembra essere nell'agenda della politica.
Se qualcuno solleva il problema, dicono: "Se avessimo tentato di fare le riforme necessarie, il governo sarebbe caduto". Ma questo argomento non vale. Perché il governo "è" caduto. Se fosse caduto nobilmente, tentando di fare una legge coraggiosa, provando almeno a risolvere l'anomalia italiana, il centrosinistra ora potrebbe chiedere orgogliosamente il voto ai cittadini. Invece è caduto ignobilmente, per scelta di Clemente Mastella e per il tradimento di un pugno di senatori perennemente in bilico tra destra e sinistra. Così, ora, il centrosinistra che cosa può mai chiedere ai cittadini?

4. FETICISMO DELLA SOLITUDINE
Veltroni e la maggior parte dell'informazione italiana raccontano la caduta del governo più o meno così: c'era una coalizione eterogenea e rissosa, con un'ala sinistra che non era d'accordo su nulla, ecco perché non ha retto. Certo, l'ala sinistra ha sfiancato il governo con una continua azione di differenziazione dalle sue scelte. Ma non risulta che a far cadere Prodi sia stata la sinistra comunista, "massimalista" e "radicale". Sono stati Mastella, Dini, Barbato, Fisichella...
Ora, la grande novità del Pd di Veltroni è che "corre da solo". Al feticismo della coalizione si è sostituito il feticismo della solitudine. Così coalizione è diventata oggi sinonimo di confusione, mentre corsa solitaria significa omogeneità. Restano in secondo piano i contenuti: soli o accompagnati, ma per fare che cosa? Ed è omogenea una forza che ha al suo interno D'Alema e Di Pietro, alfieri della laicità e la teodem Binetti?

5. I "NOMINATI" AL PARLAMENTO
Le candidature poi... Niente primarie. Anche in nuovo Pd ha deciso non di far eleggere, ma di "nominare" i suoi parlamentari, scelti con il nuovo manuale Cencelli delle correnti interne. Escluse figure simbolo della buona politica (come Nando dalla Chiesa). Inventate candidature cosmetiche da figurine Panini. Incluso qualche impresentabile (dal Mirello Crisafulli che parla con il boss mafioso al Nuccio Cusumano arrestato per appalti truccati e poi assolto e prescritto, da Luigi Cocilovo indagato per tangenti e poi salvato da un cambio di legge in corsa, fino al buon Enzo Carra condannato per false dichiarazioni ai giudici. Vedi Gli impresentabili).
Poi ci sono le segretarie e i bortaborse. La segretaria del ministro Fioroni, Luciana Pedoto. La figlia dell'ex ministro Cardinale. Il portavoce di Franceschini, Piero Martino. Due portaborse di Veltroni, Walter Verini e Vinicio Peluffo. Il portavoce di Prodi, Silvio Sircana. E la sua addetta stampa, Sandra Zampa. Mutazione genetica del partito: non va più in Parlamento chi ha rapporti con il territorio e la società civile, ma chi tiene i rapporti con tv e giornali.

6. NON C'E' PIU' IL BRIVIDO NEL RITORNO DEL CAIMANO
Veltroni da solo. "Si può fare". Ma c'è qualcuno che crede davvero che il Pd in solitaria, dopo una campagna elettorale in cui la competizione a sinistra indebolirà sia il Pd sia la Sinistra arcobaleno, possa superare la gloriosa macchina da guerra di Berlusconi? Non andrà a finire che il Pd perderà anche in Toscana e in Emilia-Romagna? Che la sconfitta sarà clamorosa e devastante?
Il dilemma posto è: meglio soli o mal accompagnati? Ma una logica non masochista suggerirebbe che è meglio insieme ben accompagnati. Prodi, con il suo andare insieme (per l'Ulivo) ha vinto due volte, ma oggi è considerato un cane morto. Certo, sono state vittorie non durature, ma pur sempre vittorie. Veltroni, con il suo andare solo, forse perderà, eppure piace tanto. Piace a Ferrara e a Dell'Utri, a Polito e Rondolino, piace anche a Berlusconi. Perché quel suo andare solo sottintende l'idea di non demonizzare. Berlusconi è accettato.
C'è stato un momento, qualche mese fa, in cui la Casa delle libertà era macerie, Fini e Casini stavano diventando autonomi. Il primo minacciava perfino di cambiare idea su giustizia e tv (le uniche due cose che a Berlusconi interessano davvero). E Veltroni cosa ha fatto? Invece di inserirsi in quel solco e tentare un accordo per fare, insieme a Fini e Casini, una legge elettorale (e magari anche una legge su tv e conflitto d'interessi), ha aperto un tavolo con Berlusconi, lo ha rilegittimato. Come ai tempi della prima Bicamerale, quella di D'Alema, anche questa Bicameralina di Veltroni era destinata al naufragio. Il Cav è diventato Caw, ma è durato poco: appena ottenuto il suo risultato, B ha rovesciato il tavolo e preteso le elezioni.
Ma non bisogna demonizzare il diavolo, per carità. Digeriamo tutto, ormai, non c'è più brivido nel ritorno del Caimano. Accettato il suo monopolio televisivo, metabolizzati il conflitto d'interessi, le sue tangenti a politici e finanzieri, i suoi stallieri mafiosi. Rialzati, Italia.

Aprile 2008

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