Campioni dItalia
Flavio Briatore
Vita da Formula 1. Una storia italiana
2. Che playboy, il «Tribüla»
Giovanotto, a Cuneo lo ricordano già smanioso di fare strada. Frequenta
il Country club, allora luogo dincontro della Cuneo bene. È
un po playboy, un po gigolò. Ma il nomignolo che
gli sibilano alle spalle, quando passa sotto i portici di corso Nizza,
è «Tribüla»: si dice di uno che fa fatica, che
si arrabatta. Ma il «Tribüla» ha fretta di arrivare.
Diventa lassistente, il factotum, il faccendiere di un finanziere
locale, Attilio Dutto, che tra laltro aveva rilevato
la Paramatti vernici (ex azienda di Michele Sindona). Ma alle 8
di un mattino fine anni Settanta, Dutto salta in aria insieme alla sua
auto: gran finale libanese per un piccolo uomo daffari cuneese.
La verità su quel botto del 1979 non si è mai saputa; in
compenso sono fiorite leggende di provincia, secondo cui a far saltare
in aria il finanziere era stato il clan dei Marsigliesi... Di certo cè
solo che il «Tribüla», dopo quel botto, sparisce da Cuneo.
Ricompare a Milano. Casa in piazza Tricolore, molta ricchezza esibita,
cattivo gusto profuso a piene mani. Occupazione incerta. Frequenta agenti
di cambio e remisiers, bazzica la Borsa, si dà arie da finanziere.
Riesce a convincere il conte Achille Caproni (erede della famiglia
che aveva fondato la Caproni Aeroplani) a rilevare la Paramatti. Diventa
consulente della Cgi, Compagnia generale industriale, la holding dei conti
Caproni. Risultati disastrosi: la Paramatti naufraga nel crac; la Cgi
viene spolpata, il pacchetto azionario venduto allEfim (cioè
allo Stato), le società del gruppo subiscono fallimenti a catena,
gli operai sono messi in cassa integrazione, banche e creditori sono lasciati
con un buco di 14 miliardi. Per un certo periodo, però, Briatore
si presenta in pubblico come discografico, gira per feste e salotti con
Iva Zanicchi al seguito. Il «Tribüla» continua faticosamente
a inseguire il grande colpo, a sognare il grande affare. Intanto però
trova una compagnia da Amici miei con cui tira scherzi birboni ai polli
di turno. Cè un finto marchese, Cesare Azzaro, che
si ritiene il miglior giocatore di carte del mondo. Cè un
conte vero, Achille Caproni di Taliedo, rampollo della famiglia che ha
fatto volare gli aerei italiani. Cè un avvocato dal nome
altisonante. Adelio Ponce de Leon. E uomini dello spettacolo e
della tv, Pupo (al secolo Enzo Ghinazzi), Loredana Berté,
Emilio Fede, al tempo - erano i primi anni Ottanta - al vertice della
sua carriera in Rai, vicedirettore del Tg1 e conduttore del programma
Test. Lambiente è una sorta di laboratorio dell«edonismo
reaganiano»: soldi, affari, gioco, belle donne. Luoghi dincontro,
case e bische clandestine a Milano e Bergamo, le ville del conte Caproni
a Vizzola Ticino e a Venegono, hotel e casinò in Jugoslavia e in
Kenya.
(2.continua)
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