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Scende in campo
il popolo del Palavobis

Il movimento dei girotondi, i partiti, Berlusconi, D’Alema. Dall’indignazione all’organizzazione.
Che cosa è successo, che cosa accadrà ora

di Gianni Barbacetto

Berlusconi questa volta ha fatto davvero un miracolo italiano: ha prodotto la nascita di un nuovo movimento. Mentre i partiti d’opposizione, ancora imbambolati dalla sconfitta elettorale, litigavano tra loro, deboli e indecisi a tutto, i cittadini hanno trasformato l’indignazione per gli attacchi del governo contro la democrazia in nuove forme di organizzazione: i girotondi attorno ai palazzi di Giustizia di Milano e Roma, la grande assemblea del Palavobis, le tante manifestazioni in tutta Italia per ribadire che "la legge è uguale per tutti". È un risveglio, una nuova primavera.

Per capire che cosa
è successo, è necessario ripercorrere le scelte di Berlusconi. Nei primi cento giorni del suo governo ha subito affrontato e fatto approvare una raffica di provvedimenti destinati ad alimentare l’indignazione:
- giugno 2001. Uno dei primi atti del governo è l’abbattimento della tassa di successione per i patrimoni multimiliardari (come quello del presidente del Consiglio);
- luglio 2001. Il Parlamento comincia ad affrontare la riforma che di fatto depenalizza il falso in bilancio, reato per cui Berlusconi è imputato in tre processi a Milano. La legge sarà alfine approvata e i tre processi disinnescati;
- luglio 2001. Al G8 di Genova le forze di polizia, sotto gli occhi del mondo, si comportano in modo inutilmente violento e repressivo;
- settembre 2001. Sono tolte le scorte a molti magistrati antimafia e anche a Ilda Boccassini, colei che ha scoperto gli assassini del giudice Falcone (dunque ad altissimo rischio pedrsonale) e che oggi sostiene l’accusa nel processo "Toghe sporche" contro Berlusconi;
- ottobre 2001. Il Parlamento approva la nuova legge sulle rogatorie, che di fatto impedisce di utilizzare nei processi italiani (tra cui naturalmente quelli contro Berlusconi) i documenti e le prove d’accusa che provengono dall’estero;
- ottobre 2001. Il Parlamento vota, in fretta e furia, la fiducia sul decreto che introduce l’euro in Italia. Dentro, c’è la sorpresa: le norme che favoriscono il rientro dei capitali illegalmente trasferiti all’estero. Un regalo agli evasori fiscali. Un aiuto al riciclaggio del danaro sporco;
- dall’insediamento a palazzo Chigi a oggi, Berlusconi cerca in ogni modo di bloccare il processo "Toghe sporche", dove è accusato di aver comprato sentenze giudiziarie e dove la sentenza potrebbe arrivare entro pochi mesi. Con l’intervento del ministro della Giustizia Roberto Castelli cerca perfino di spostare un giudice del collegio, per far ricominciare dall’inizio il processo. Alla fine chiede la "legittima suspicione", cioè che il processo sia celebrato da capo in un’altra città;
- febbraio 2002. Il Parlamento approva una legge sul conflitto d’interessi che non risolve il conflitto, ma lo annulla;
- febbraio 2002. La maggioranza di governo mette le mani sulla Rai: Berlusconi di fatto controlla Mediaset e Rai, tutte le sei reti televisive nazionali, private e pubbliche.

I partiti del centrosinistra
fanno opposizione in Parlamento, ma sono scollegati dalla pubblica opinione. L’Ulivo è diviso. Le diverse anime della coalizione sono deboli e non mobilitano il Paese. I leader litigano tra loro. Non riescono a spiegare ai cittadini che il livello di guardia della democrazia è stato raggiunto. In questo clima - pessimo - fuori dai partiti scattano dei campanelli d’allarme:
- all’apertura dell’anno giudiziario il procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli denuncia l’attacco alla giustizia e conclude con l’appello: «Resistere, resistere, resistere!»;
- Nanni Moretti, in coda a una manifestazione organizzata da Nando dalla Chiesa (e dal suo comitato di parlamentari "La legge è uguale per tutti") in piazza Navona, lancia un’invettiva contro la debolezza dell’opposizione: «Con questi leader non vinceremo mai!».

Intanto, l’indignazione si fa organizzazione:

- gruppi di cittadini (tra cui Daria Colombo e Silvia Bonucci) organizzano un "girotondo per la democrazia" attorno al palazzo di Giustizia di Milano e poi di Roma. È un grande successo, che viene dopo le piccole mobilitazioni a Milano del gruppo delle Girandole e a Roma delle Sciarpe gialle;
- un gruppo di professori, tra cui Paul Ginsborg e Francesco Pardi, organizzano a Firenze una manifestazione sui temi della giustizia; vi accorrono 15 mila persone;
- questo sito lancia l’idea di una "giornata della legalità" e Paolo Flores d’Arcais, insieme a Nando dalla Chiesa e a tanti gruppi e gruppetti di cittadini, dà appuntamento per il 23 febbraio al Palavobis di Milano, simbolo un tulipano arancione: arrivano in 40 mila;
- gli appuntamenti si moltiplicano: manifestazioni, girotondi attorno alle sedi Rai; ma anche incontri, dibattiti, presentazioni di libri diventano occasioni per manifestare l’indignazione contro gli attacchi alla democrazia e il desiderio che «la legge sia uguale per tutti».

È un movimento
estremista, violento, antipolitico - come hanno subito detto Berlusconi e i suoi amici (che addirittura lo hanno messo in collegamento con la piccola bomba esplosa contro il muro del Viminale)? No. È fatto di cittadini che trovano nuove forme di organizzazione, pacifiche e gioiose. Che non rifiutano la politica, ma la fanno nella sua forma più pura, quella della partecipazione diretta e creativa. Che non rifiutano i partiti, ma criticano la loro assenza su temi cruciali (la giustizia uguale per tutti, il conflitto d’interessi, l’occupazione dell’informazione, l’attacco alla magistratura...) in un momento in cui Berlusconi è arrivato pericolosamente al confine tra la democrazia e il regime.
Non c’è alcuna tentazione alla violenza, nelle migliaia di facce del Palavobis e dei girotondi. C’è una richiesta di democrazia, di rispetto per le istituzioni: beni che dovrebbero essere al di sopra delle parti, orizzonte comune di destra e sinistra, e che invece nell’anomalia italiana sono calpestati da questa strana destra, al servizio degli interessi privati di Berlusconi, e spesso dimenticati da una sinistra ammalata, indebolita dallo "spirito della Bicamerale", da anni di contrattazioni e cedimenti a Berlusconi.

È questo che il movimento,
seppur in modo ancora confuso, chiede alle organizzazioni politiche. La destra sia destra democratica, non coalizione al servizio di un uomo che attacca proprio i principi della destra: la legge, l’ordine, il mercato. La sinistra chiuda con il suo recente passato di contrattazione con Berlusconi su termini su cui non si può trattare - perché ne va della democrazia.
Le prime reazioni non sono incoraggianti. Piero Fassino, segretario del Ds, il giorno dopo il Palavobis dichiara: «La linea non si cambia. Io non abbandono la scelta riformista». Ma non è quello che gli chiede il popolo del Palavobis, i cittadini dei girotondi: popolo mite, moderato e riformista; intransigente, però, sui valori della democrazia. Sì, si può essere moderati e riformisti in politica, ma al tempo stesso intransigenti sulle radici della nostra convivenza civile e chiedere quindi rigore sulla giustizia, sul conflitto d’interessi, sulla pluralità dell’informazione, sull’occupazione delle istituzioni...
«Io non ero al Palavobis perché ero a Reggio Calabria per un’iniziativa su un tema non meno rilevante della giustizia, che è il Mezzogiorno», ha spiegato Fassino. Mostrando così di pensare che «la giustizia» è un tema fra gli altri, al pari del Mezzogiorno, della scuola, della salute, dell’agricoltura, degli italiani all’estero... Ma il popolo del Palavobis e dei girotondi si mobilita perché ha capito che oggi è scattata un’emergenza democratica, fatta di leggi-fai-da-te, giustizia su misura, delegittimazione dei magistrati, uso di parte di tutta la tv... Quel tema che chiamiamo «giustizia» è in realtà alla radice del patto democratico e condiziona tutti gli altri «temi». Se si perde sulla «giustizia», si rischia di uscire dai confini della democrazia. Ed è chiaro che poi si perderà su tutto, la scuola, la sanità pubblica, i diritti dei lavoratori...

I partiti del centrosinistra hanno capito le richieste del nuovo movimento? Certo hanno cambiato stile: opposizione più intransigente, toni più decisi, maggiore unità. Tutto il popolo della sinistra - meglio: tutta l’opposizione a Berlusconi e al suo regime, che non è fatta soltanto da cittadini di sinistra - è uscito dalla depressione da sconfitta, ha elaborato il lutto e ha ripreso l’orgoglio di manifestare per valori che sa universali. Senza Moretti, senza i girotondi, senza Palavobis, non ci sarebbe stata l’opposizione fiera fatta nelle ultime settimane in Parlamento, non ci sarebbe stata la grande manifestazione dell’Ulivo a Roma.
Ma ora l’errore che i gruppi dirigenti del centrosinistra possono commettere è quello di ritenere di aver ripreso il controllo del movimento e dunque di continuare la stessa politica, solo con toni un poco più duri. Continuare, insomma, sulla strada della Bicamerale, del dalemismo (chiamiamo così, tanto per intenderci, la disponibilità a trattare su valori che non vanno gettati nel mercato della politica, perché sono fondanti la democrazia). Sarebbe la fine del movimento e la sconfitta della democrazia. Massimo D’Alema, davanti ai professori di Firenze, si è difeso così: «Non è che noi non abbiamo combattuto, è che una vasta parte del Paese non sente il conflitto d’interessi come un problema». Risposta deludente in bocca a un politico, il cui compito è non dare per scontato lo stato presente di cose e lavorare per cambiarlo. Il giorno dopo il Palavobis, il sondaggio di Renato Mannheimer pubblicato sul Corriere della sera dava il conflitto d’interessi al primo posto nella classifica delle questioni più sentite dagli italiani, più della della diminuzione delle tasse, più della lotta alla criminalità. Dunque gli "impolitici" del Palavobis insegnano agli uomini dei partiti che i temi si affermano nel Paese facendo "politica": magari con un girotondo, una sciarpa gialla, un tulipano arancione.

3 marzo 2002

 

 

Crisi dei girotondi?

Dopo i girotondi del 13 aprile per la scuola, alcuni commentatori (e anche alcuni rappresentanti del movimento) hanno dichiarato: la partecipazione dei cittadini è calata, il movimento è in crisi. È vero? Ma le manifestazioni sono andate bene: sono state organizzate in molte città d'Italia e sono riuscite, con una partecipazione di migliaia di persone. Certo, è calato l'eco mediatico (i girotondi sono sono più una novità). Sono aumentati i nemici del movimento (lo temono fuori e dentro il centrosinistra...). E dopo i clamorosi successi di Palavobis e girotondi su giustizia e Rai è evidente che la partecipazione può calare.

Ma attenzione: non si può confondere la crisi di un movimento con la crisi di uno strumento, di un modo d'espressione. L'assoluta genialità dello strumento girotondo (brave, ragazze!) è consistita nell'inventare un modo di manifestare nuovo, semplice, gioioso, che subito i media hanno ripreso e valorizzato. È evidente però che non si può andare avanti a fare girotondi in eterno. Qualunque formula, anche la più nuova, anche la più mediatica, si logora, si consuma.

Ma il movimento nato dall'indignazione nei confronti dei passi verso il regime compiuti da Berlusconi c'è e resta. È forte. È la parte migliore del Paese, quella che sente il pericolo che incombe sulla nostra democrazia. Ciò che invece è più debole è la risposta organizzata: i gruppi devono moltiplicarsi nel Paese, coordinarsi e sapersi dare un'attività che risponda alla voglia di reagire dei cittadini.

Se è crisi, è crisi di strumenti, non di idee. Andiamo avanti, ciascuno nel nostro campo, nella nostra città, coordiniamoci, puntiamo su nuovi modi d'espressione, impegnamoci nell'organizzazione dei referendum. I gruppi del movimento devono darsi una attività continuativa (organizzando incontri, dibattiti, eventi...) e non spuntare solo una volta ogni tanto, per il girotondo di rito. Dobbiamo diventare punto di riferimento continuativo dei cittadini che hanno a cuore la democrazia nel nostro Paese.

Che cosa ne pensate? Segue dibattito, come direbbe Nanni Moretti...

sloweb@societacivile.it

 

Lo sciopero dei consumatori
della pasta Cunegonda

Proposta: non compriamo più i prodotti che fanno pubblicità sulle reti di Berlusconi. Rispondiamo a un governo-azienda con il solo linguaggio che capisce: danneggiamo economicamente l'azienda

di Umberto Eco

In linea di principio non è anticostituzionale che lo schieramento che ha ottenuto la maggioranza in parlamento proceda all'occupazione di enti e agenzie varie, Rai compresa. E' quello che si chiama "spoils system", usato anche in altri paesi. E' vero che i vincitori potrebbero dare prova di fair play tenendo conto di una minoranza che conta quasi la metà degli elettori, ma non si può chiedere buona educazione e sensibilità democratica a chi ha deciso di usare in modo spregiudicato una forza elettorale ottenuta legalmente. D'altra parte abbiamo avuto per anni una radiotelevisione interamente controllata dalla Democrazia cristiana, dove si misuravano addirittura i centimetri di pelle femminile esposti e non si assumevano redattori comunisti o socialisti, e il paese se l'è cavata benissimo, anzi, una televisione cosiddetta di regime ha prodotto la generazione più contestataria del secolo. L'unico inconveniente è che il capo del governo possiede le altre televisioni private, e lo "spoils system" conduce a un monopolio quasi totale dell'informazione (mentre se Bush mette dei repubblicani in tutti i gangli del potere, rimane una fetta consistente di giornali, televisioni, radio indipendenti a controllare il suo operato).

Un incoveniente aggiunto è che il padrone di tutte queste reti
ha una nozione (come dire?) abbastanza autoritaria del proprio ruolo padronale, come è stato dimostrato dall'invito che ha appena rivolto ai suoi direttori designati affinché liquidassero alcuni giornalisti che non gli vanno a genio. Questo è il fatto nuovo, nuovo rispetto agli usi degli altri paesi democratici e delle costituzioni scritte quando fenomeni del genere erano imprevedibili. Questo fatto nuovo, certamente scandaloso, richiede una risposta nuova da parte dell'elettorato non consenziente. Si è visto che i girotondi e le manifestazioni di piazza per questo servono poco: ovvero, servono a rinsaldare il senso d'identità di una opposizione smarrita, ma dopo (se questa identità è reale) si deve andare oltre anche perché, detto in termini tecnici, il governo dei girotondi se ne sbatte, ed essi non convincono l'elettorato governativo a cambiare idea.

Quale mezzo di protesta efficace rimane dunque
a quella metà degli italiani che non si sentono rappresentati dal nuovo sistema televisivo? Questi italiani sono tanti, alcuni milioni hanno già manifestato il loro dissenso, ma altri ancora sarebbero pronti a manifestarlo, se vedessero un modo veramente efficace. Rifiutarsi di guardare la televisione e di ascoltare la radio? Sacrificio troppo forte, anche perché, anzitutto, è legittimo che voglia guardarmi alla sera un bel film, e di solito non mi chiedo quali siano le idee del padrone di una sala cinematografica, e in secondo luogo è utile conoscere le opinioni e il modo di dare le notizie del partito al governo (se pure ci fosse una trasmissione sulla Resistenza gestita solo da Feltri, Er Pecora e Gasparri, ho diritto e desiderio di sapere cosa pensano e dicono queste persone). Infine, anche se fosse possibile, rifiutarsi di guardare tutte le televisioni sarebbe un poco come castrarsi per far dispetto alla consorte, perché si sceglierebbe, per opporsi alla maggioranza, di entrare a far parte di una minoranza totalmente all'oscuro di tutto.

Di quale forza effettiva può disporre l'Italia che non accetta il monopolio televisivo?
Di una potente forza economica. Basterebbe che tutti coloro che non accettano il monopolio decidessero di penalizzare Mediaset rifiutandosi di comperare tutte le merci pubblicizzate su quelle reti. E' difficile? No, basta tenere un foglietto vicino al telecomando e annotarsi le merci pubblicizzate. Si raccomandano i filetti di pesce Aldebaran? Ebbene al supermercato si compreranno solo i filetti di pesce Andromeda. Si pubblicizza la medicina Bub all'acido acetilsalicilico? Dal farmacista si compera un preparato generico che contiene egualmente acido acetilsalicilico e che costa meno. Le merci a disposizione sono tante e non costerebbe nessun sacrificio, solo un poco di attenzione, per acquistare il detersivo Meraviglioso e la pasta Radegonda (non pubblicizzati su Mediaset) invece del detersivo Stupefacente e della pasta Cunegonda. Credo che se la decisione fosse mantenuta anche solo da alcuni milioni di italiani, nel giro di pochi mesi le ditte produttrici si accorgerebbero di un calo nelle vendite, e si comporterebbero di conseguenza. Non si può avere niente per niente, un poco di sforzo è necessario, se non siete d'accordo col monopolio dell'informazione dimostratelo attivamente. Allestite banchetti per le strade per raccogliere le firme di chi s'impegna, non a scendere in piazza una volta sola ma a non mangiare più pasta Cunegonda. E chissà che sforzo! Si può fare benissimo, basta avere voglia di dimostrare in modo assolutamente legale il proprio dissenso, e penalizzare chi altrimenti non ci darebbe ascolto.

A un governo-azienda non si risponde con le bandiere
e con le idee, ma puntando sul suo punto debole, i soldi. Che se poi il governo-azienda si mostrasse sensibile a questa protesta, anche i suoi elettori si accorgerebbero che è appunto un governo-azienda, che sopravvive solo se il suo capo continua a far soldi. Questa forma di protesta sarebbe assolutamente legale. E' illegale incendiare un McDonald, ma in una rubrica di arte culinaria si può benissimo invitare i lettori a non mangiare i Big Mac e a preferire, che so, i Burger's King, così come li si avverte che il tale ristorante non è all'altezza dei suoi prezzi. Un critico cinematografico ha il diritto di raccomandare ai propri lettori di non andare a vedere un film che egli giudica orribile. Qualcuno a cui ho parlato di questa idea mi ha detto: "Ti accuseranno di luddismo, di minare il mercato, di danneggiare aziende." Per nulla. Io non consiglio di non comperare più filetti di pesce, bensì di non comperare quelli che fanno pubblicità sulle reti Mediaset. Il mercato della pasta continuerebbe a fiorire come prima, salvo che invece che cinque chili di pasta Radegonda e cinque chili di pasta Cunegonda si venderebbero sette chili di pasta Radegonda e tre di pasta Cunegonda.

Se la pasta Cunegonda non avverte un calo di vendite
, può continuare a fare pubblicità sulle reti Mediaset, altrimenti può farla sulle reti Rai (e spero che Baldassarre mi ringrazi). E' luddismo distruggere le macchine, non incitare a usare, tanto per dire, auto diesel invece che auto a benzina. Da più di vent'anni io non uso più l'automobile in città e invito tutti a fare altrettanto per non incrementare l'inquinamento e contribuisco però all'incremento dei mezzi pubblici. Ricordo che negli anni sessanta si era diffusa la voce che una certa marca di benzina finanziava un movimento politico da cui alcuni di noi dissentivano, e in autostrada semplicemente evitavamo di fermarci ai punti di rifornimento di quella marca e facevamo il pieno dieci chilometri prima o venti chilometri dopo. Non per questo (e neanche se lo avessero fatto tutti) è diminuita la libera circolazione automobilistica. Era forse luddismo e attentato alle industrie e ai commerci avvertire che non bisognava più acquistare prodotti spray che potevano contribuire al buco nell'ozono? La gente ha cominciato a manifestare sensibilità in proposito e le aziende produttrici si sono adeguate. Tutti continueremmo a essere ottimi consumatori, tranne che saremmo consumatori selettivi; il che è indice di maturità e motore di sviluppo economico. A nuove forme di governo, nuove forme di risposta politica. Questa sì che sarebbe opposizione. Vediamo quanti italiani si sentono di farla. Altrimenti la smettano di lamentarsi, e si tengano il monopolio dell'informazione.

(Repubblica, 20 aprile 2002)

Newsletter di Cunegonda
n.1, 30 aprile 2002



http://web.cheapnet.it/cunegonda
http://www.cunegondaitalia.too.it/
http://www.cunegondaroma.too.it/


"La gente ha cominciato a manifestare sensibilità in proposito e le aziende produttrici si sono adeguate. Tutti continueremmo a essere ottimi consumatori, tranne che saremmo consumatori selettivi; il che è indice di maturità e motore di sviluppo economico. A nuove forme di governo, nuove forme di risposta politica. Questa sì che sarebbe opposizione. Vediamo quanti italiani si sentono di farla. Altrimenti la smettano di lamentarsi, e si tengano il monopolio dell'informazione."

Cara amica, caro amico, Così Umberto Eco concludeva il suo articolo Lo sciopero dei consumatori della pasta Cunegonda, apparso su Repubblica del 20 aprile 2002, all'indomani delle dichiarazioni del capo del Governo su possibili epurazioni di alcuni giornalisti televisivi. Oggi nasce il Movimento di Cunegonda, espressione di una mobilitazione civile a carattere nazionale che si pone l'obiettivo di realizzare su vasta scala un esperimento di consumo critico.

Che cosa è il Movimento di Cunegonda? è molto semplice. E' un movimento di persone, di cittadini di tutta Italia che non sono d'accordo che in Italia ci sia una situazione unica al mondo, e cioè che il capo del governo disponga del monopolio dell'informazione televisiva. In termini tecnici si parla di conflitto di interessi. Il Movimento Cunegonda non invita a non acquistare, ma a pensare che ogni nostro acquisto di prodotti reclamizzati sulle reti Mediaset si traduce in un contributo economico a sostegno del monopolio dell'informazione televisiva. La scelta sull’acquisto o meno viene dopo, e dipende solo dalla volontà individuale. L'idea non è nuova, né tantomeno geniale, ma Umberto Eco, con il suo intervento su Repubblica, ha dato visibilità a una forma di opposizione civile finora forse trascurata. L'obiettivo è uno solo: rendere controproducenti le pubblicità trasmesse dalle reti Mediaset: solo allora, forse, Berlusconi si deciderà a scegliere tra le cariche pubbliche e l'amministrazione dei suoi beni personali.

Ogni mese il Movimento produce una lista ristretta di prodotti, che viene pubblicata sul sito ufficiale http://web.cheapnet.it/cunegonda e inviata tramite newsletter. Saremmo felici di averti tra i destinatari della nostra newsletter mensile, nonché visitatore assiduo del nostro sito. Ci vuoi aiutare? In questo momento quello di cui abbiamo più bisogno è di far conoscere l'iniziativa a quante più persone possibile. Privati cittadini Invitiamo tutti coloro che ricevono questa newsletter a inviarla a tutte le persone che potrebbero essere interessate. Nel sito internet http://web.cheapnet.it/cunegonda potete trovare dei volantini pronti da stampare per la distribuzione; lasciare i vostri spunti di discussione e le vostre proposte nel forum; mettervi in contatto con altri aderenti per uno scambio di idee sull'iniziativa; contattattare lo staff di Cunegonda per entrare a far parte di un comitato di comunicazione. Nel sito, inoltre, troverete tutte le informazioni e le iniziative del Movimento. Gruppi organizzati Associazioni, movimenti, partiti, sindacati, gruppi di vario genere sono invitati a leggere la proposta di collaborazione presente nel sito e a dare spazio al Movimento Cunegonda all'interno dei loro siti Internet. Ovviamente la collaborazione sarà ricambiata.

La lista dei prodotti valida fino al 31 maggio 2002


Nel periodo dall'1 al 20 aprile 2002 i prodotti
più pubblicizzati sulle reti Mediaset sono stati:


Reparto acque
Ferrarelle Levissima Panna San Benedetto Rocchetta Uliveto

Reparto formaggi
Galbanino Galbani Vallelata Galbani Vitasnella Danone Yogurt Danone Fruttolo Nestlé LC1 Nestlé

Reparto sottozero
Magnum Algida Findus surgelati


Reparto dolciumi
Alpenliebe Perfetti Vigorsol Perfetti Daygum Protex Perfetti Vivident Kinder Ferrero


Reparto Paste
Buitoni Barilla Risotti Knorr


Reparto oli - alimentari
Bertolli Dadi Knorr


Altro
Omnitel Panorama Banca Mediolanum Euronics Breil orologi Breil Stones Compaq computer Fiat


Ringraziamo Umberto Eco, tutti coloro che ci hanno sostenuto e incoraggiato in questi giorni, e tutti quelli che ci aiuteranno a rendere la nostra cara Italia un po' più libera.
Un saluto cordiale
Movimento di Cunegonda
Per la fine del monopolio dell'informazione televisiva

Nel periodo dall'1 al 20 aprile 2002
i prodotti più pubblicizzati sulle reti Mediaset sono:


1) Omnitel
2) Danone (Ferrarelle, Saiwa oro-ciok, Galbani Galbanino, Galbani Vallelata, Yogurt Danone, Danone Vitasnella)
3) Unilever Alimentare (Algida Magnum, Findus, Knorr, Bertolli)
4) Perfetti (Alpenliebe, Vigorsol, Daygum Protex, Vivident)
5) Editoriale Panorama
6) Nestlè (Acqua Levissima, Acqua Panna, Pasta Buitoni, Fruttolo, LC1)
7) San Benedetto (Acqua San Benedetto, Crodino)
8) Uliveto (Acqua Uliveto, Acqua Rocchetta)
9) Banca Mediolanum
10) Euronics
11) Breil (Orologi Breil, Breil Stones)
12) Ferrero (Estathè, Kinder)
13) Compaq computer
14) Enel
15) Renault


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