Campioni d’Italia

Giancarlo Elia Valori
L’ultimo potere forte


7. Valori, ultimo atto

C’è stato, in verità, qualche magistrato che Valori non l’ha incontrato a cena, ma l’ha convocato per interrogarlo, nel corso di qualche indagine delicata. Domenico Sica ed Ernesto Cudillo sulla P2, Carlo Palermo sui traffici d’armi, Rosario Priore sui suoi rapporti con i Paesi arabi, nel contesto dell’inchiesta sulla strage di Ustica. Invece il pool Mani Pulite, che ha fatto un’ecatombe dei suoi colleghi boiardi, non ha trovato nulla contro di lui. L’unica ombra di Tangentopoli che lo ha sfiorato è un versamento di 150 milioni nel giugno 1991; ne parla, al sostituto procuratore di Milano Francesco Greco, Giuseppe Garofano, allora presidente della Montedison: «Si è trattato di un versamento da me effettuato a favore di Valori Giancarlo Elia, attuale presidente della Sme, che all’epoca aveva prestato consulenze professionali alla Montedison. Il Valori mi chiese di erogare la somma in nero e per contanti, per motivi fiscali». Invece di darli, i soldi, come gli altri boiardi che finanziavano i partiti, questa volta lui li prende. Ma i magistrati di Mani Pulite non trovano ulteriori conferme e del resto il versamento in sé non costituisce reato, a parte la presunta evasione fiscale e la bizzarria, per un manager pubblico, di fornire consulenze a un’industria privata concorrente. Mani Pulite non è riuscita a togliere niente a Valori, Valori invece ha portato via qualcosa a Mani Pulite: Angelo Alfonso, già segretario del procuratore di Milano Francesco Saverio Borrelli, diventato collaboratore del Signor Autostrade. Dopodiché, superata d’un balzo l’era di Tangentopoli, Giancarlo Elia Valori si è presentato all’appuntamento con le privatizzazioni. Non troppo puntuale, magari, con qualche frenata, ma alla fine la sua Sme è andata ai privati. La Cirio-Bertolli-De Rica a una sconosciuta finanziaria nelle mani di uno sconosciuto finanziere, Saverio Lamiranda, che compra e subito rivende il latte a Sergio Cragnotti e l’olio all’Unilever. La plusvalenza realizzata dallo spezzettamento, così, non va nelle casse dello Stato, ma chissà dove. Poi è la volta degli Autogrill, che sono conquistati dalla famiglia Benetton. Passato alle Autostrade, Valori compie il suo capolavoro: prima frena, sostenendo che le autostrade sono troppo importanti perché lo Stato non mantenga un ruolo nel settore, poi si dà da fare per venderle alla cordata capeggiata dai Benetton e da Franco Caltagirone (quello della Vianini costruzioni e del Messaggero), mantenendo salda la poltrona e intatto il suo potere. Ci riesce. Aprendosi al «nuovo che avanza». Intanto le sue relazioni internazionali si sono consolidate. Ha progetti autostradali negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia. In Israele vuole realizzare «l’autostrada della pace». In Corea vuole unire le due capitali, finora nemiche, del Nord e del Sud. Nella sua casa romana continua a ospitare personaggi di caratura internazionale, come quel Joachim Bitterlich, consigliere di Helmut Kohl per la politica internazionale, che vi passò in un momento delicato, quando l’Italia premeva per entrare nell’Euro e la Germania di Kohl frenava. Ora Valori ha cancellato dalla sua bibliografia sul Who’s who il libro su Ceausescu, ha dimenticato le amicizie strette con libici e arabi, e punta tutto sui rapporti con Israele. L’unica donna della sua vita, la madre Emilia, per la quale fa celebrare una grande messa ogni anno, il 15 novembre 1998 ha ottenuto l’onore di avere un albero (un ulivo) piantato nel Giardino dei Giusti, a Gerusalemme, dove sono ricordati i non ebrei che hanno aiutato il popolo ebraico. Motivazione: Emilia Valori durante la Resistenza salvò dalle deportazioni numerose famiglie ebraiche. Durante la cerimonia a Gerusalemme, Shimon Peres in persona ha sottolineato «il grande ruolo che Giancarlo Valori ha svolto nel riconoscimento reciproco tra Israele e la Cina». Grazie alle sue relazioni con i dirigenti cinesi, infatti, Valori ha posto le premesse per il primo viaggio di Peres a Pechino, nel maggio 1993. Dieci anni prima, Valori è stato protagonista di un’azione che gli israeliani non dimenticheranno mai. Così la racconta lui stesso, interrogato a proposito dal giudice Priore: «Nel 1988 mi attivai per la liberazione di tre ostaggi ebrei francesi catturati dagli iraniani in Iran. La richiesta mi pervenne da amici francesi di ambiente governativo che mi dissero trattarsi di un “caso umano”. Mi rivolsi al presidente della Corea del Nord, Kim Il Sung, da me conosciuto nel 1975 allorché per la Rai mi recai in Estremo Oriente per allacciare contatti utili all’apertura di uffici». Il contatto funziona, gli iraniani liberano gli ostaggi, Valori è insignito dal presidente francese François Mitterrand della Legion d’Onore, da esibire sul revers della giacca nelle grandi occasioni, accanto al nastrino di Cavaliere di Gran Croce conferitogli da Cossiga. Con tutti questi onori e con tutta la sua storia, oggi Giancarlo Elia Valori progetta il suo futuro, in un mondo che non è più quello in cui si muoveva Fiore di Loto. Gli piacciono gli onori accademici, ama gli ambienti internazionali, strizza l’occhio alla new economy, forse fa un pensierino alla politica. Comunque non vuole uscire di scena. Sarebbe contrario alla sua religione, quella del Potere. (gb)