Assolombarda, arriva Rocca
A capo di una multinazionale, l'erede della Techint scala le montagne della Patagonia. Ma la sua impresa più ardua è stata l'uscita da Tangentopoli, grazie a Paolo Scaroni
Esce Alberto Meomartini ed entra Gianfelice Rocca. Arriva al vertice di Assolombarda (con le sue 5 mila imprese la più forte associazione territoriale di Confindustria) il numero uno del gruppo Techint. L’anello che unisce il presidente uscente e quello entrante è Paolo Scaroni, il potente amministratore delegato dell’Eni: Meomartini era un uomo di Scaroni, di cui curava le relazioni esterne; e Scaroni era un uomo di Rocca, il più fedele dei suoi manager.
La Techint, con i suoi 25 miliardi di ricavi e 60 mila addetti nel mondo, è una delle poche multinazionali basate in Italia, è tra i leader mondiali dei settori siderurgia, energia e infrastrutture. Il fondatore, Agostino Rocca, fu uno degli uomini che inventò la siderurgia italiana durante il ventennio fascista. Fuggì prima della Liberazione nell’Argentina di Juan Peron, dove divenne Don Agustin e la sua Techint diventò il primo gruppo industriale privato.
Gianfelice, con il fratello Paolo, è la terza generazione della dinastia ed è il proconsole della famiglia che ha realizzato il rientro in patria. Stringe alleanze (azionarie) con le famiglie che contano, Mondadori, Falck, Marzotto, Pirelli. Compra la Dalmine, l’industria siderurgica che trasforma in Tenaris, ma che già era stata guidata durante il fascismo da Agostino Rocca. Sposa una delle eredi di casa Fiocchi, ovvero armi made in Lecco. Nella città della Grigna diviene anche socio onorario dei “Ragni di Lecco”, con cui organizza ardite spedizioni alpinistiche in Patagonia.
Ma la sua impresa più dura non è la scalata del Cerro Torre, bensì l’uscita da Tangentopoli. Nel luglio 1992 la Techint è accusata dai magistrati di Mani pulite di aver pagato tangenti ai partiti per ottenere appalti dall’Enel. Gli fa velo un suo uomo, l’amministratore delegato dell’azienda Paolo Scaroni, che entra in carcere e si assume ogni responsabilità, patteggiando una pena di 1 anno e 4 mesi. Breve esilio a Londra e poi grande rientro. Scaroni nel 2002 viene chiamato da Silvio Berlusconi al vertice dell’Enel: proprio l’azienda pubblica da cui dieci anni prima aveva “comprato” appalti per conto della Techint a suon di tangenti (“Something that in retrospect is somewhat ironic”, si permise di commentare allora il Financial Times).
Ora Scaroni, passato all’Eni, spinge il suo vecchio capo al vertice di Assolombarda. E la spinta ha il sapore della vendetta. Perché l’ad di Eni è stato determinante, nel maggio 2012, per far arrivare Giorgio Squinzi al vertice di Confindustria: Scaroni aveva abbandonato Alberto Bombassei, ma in cambio avrebbe voluto piazzare il suo fido responsabile delle relazioni esterne, Stefano Lucchini, come direttore generale di Confindustra. Squinzi non l’ha esaudito. Ecco allora la vendetta: Rocca piazzato ad Assolombarda, a Milano, diventa molto ingombrante per Squinzi, a Roma; una sorta di presidente-ombra in grado di oscurarlo.
Gianfelice Rocca è anche il fondatore di Humanitas, gruppo della sanità privata che ha come ospedale di riferimento l’Istituto Humanitas di Milano-Rozzano. Come amministratore delegato di Humanitas ha scelto Ivan Colombo, membro dei Memores Domini, gli “adulti consacrati” di Cl: proprio come Roberto Formigoni, all’epoca potentissimo presidente della Regione Lombardia dai cui finanziamenti l’Humanitas dipende.
Rocca siede nei board di Allianz, Brembo, Buzzi Unicem. Ha avuto come amici di famiglia uomini dell’Opus Dei del peso di Gianmario Roveraro ed Ettore Gotti Tedeschi. È membro del comitato esecutivo di Aspen Institute e della Trilateral Commission: non batte Silvio Berlusconi in notorietà, ma di certo in relazioni internazionali. E anche in ricchezza: nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo è, insieme al fratello Paolo, al numero 166, tre posti più avanti del fondatore di Mediaset.
(Il Fatto quotidiano, 9 maggio 2013)
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